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CASTROVILLARI – Sul caso Bergamini, il nuovo procuratore capo di Castrovillari è pronto ad andare avanti. Qualunque sia l’esito della decisione del giudice per le indagini preliminare che deve decidere sulla richiesta di archiviazione presentata il 22 dicembre dell’anno scorso dalla stessa procura che nel 2011 riaprì l’inchiesta credendo all’ipotesi dell’omicidio volontario.

Dunque, si può ritenere tutt’altro che chiusa l’indagine – certamente difficile – sulla morte del calciatore di Boccaleone d’Argenta, centrocampista del Cosenza degli anni d’oro, che il 18 novembre 1989 venne trovato privo di vita: sotto le ruote di un camion sulla statale 106 jonica, nei pressi di Roseto Capo Spulico.

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Eugenio Facciolla non è voluto entrare nel merito del lavoro dei colleghi, né si è espresso sul possibile esito della decisione del gip. Ha solo ipotizzato gli scenari che potrebbero scaturirne: il gip potrebbe ritenere ammissibile la richiesta dei pm Giacomantonio-Anastasia ed emettere il definitivo decreto di archiviazione; rigettarla e rinviare gli atti alla procura per le ulteriori indagini (sia con indicazione specifiche sia generiche); oppure – infine – chiedere alla procura di procedere all’imputazione coatta degli indagati, perché le prove sono da considerarsi sufficientemente idonee, e fissare subito l’udienza preliminare per l’ex fidanzata di Denis, Isabella Anna Internò (iscritta nel registro degli indagati per concorso in omicidio volontario) che era con lui quel sabato pomeriggio, e l’ex camionista di Rosarno, Raffaele Pisano (per favoreggiamento) che investì il suo corpo e che nel ’92 fu assolto per non averlo potuto evitare. Nella sua decisione il gip dovrà tenere conto della richiesta da parte dei legali della famiglia Bergamini di ulteriori indagini medico-legali.

«Abbiamo chiesto che si faccia il dibattimento – aveva detto l’avvocato Fabio Anselmo in occasione della presentazione dell’opposizione all’archiviazione – perché gli approfondimenti necessari che sono stati sollecitati dai medici legali devono essere misurati all’interno del processo e valutati al termine dell’istruttoria dibattimentale. Perché è chiaro che Donato Bergamini non si è suicidato».

L’avvocato ferrarese – noto soprattutto per occuparsi di tutti i casi che lui stesso definisce di «mancata giustizia», da Aldrovandi, a Cucchi, a Uva, a Magherini, ha già anticipato di aver ottenuto l’ok dal professor Vittorio Fineschi della Sapienza, per una nuova perizia da effettuarsi attraverso esami innovativi, sia se nominato dalla procura o dal giudice, sia su richiesta dalla stessa parte civile che lo ha contattato. Una nuova tecnica di medicina forense, che necessiterebbe comunque della riesumazione dei resti di Denis, e che potrebbe sciogliere i dubbi su un punto chiave del giallo: stabilire senza ombra di dubbio se era vivo o morto – come sembrano dire le perizie già eseguite – e soprattutto l’ora del decesso.

E con ciò stabilire se l’indagata abbia detto o no la verità, sia nella sua ex veste di testimone oculare del “suicidio” sia in quella di indagata di omicidio. Ed è a questa “istanza” di nuovi elementi probatori che Facciolla vuole dare sfogo. Il procuratore si è detto perciò disponibile a ricevere la parte civile – il papà Domizio, la mamma Maria e la sorella Donata Bergamini – perché «al di là della giustizia siamo anche tenuti a dare la verità a queste persone. Hanno il diritto – ha aggiunto il nuovo procuratore, dando continuità al suo messaggio di “umanità” col quale si è insediato due settimane fa – di sapere almeno come è morto il loro congiunto».

Sull’esito di ogni buona volontà resta comunque l’ingombrante incognita dei 26 anni già trascorsi da qual giorno: sia per la difficoltà che aggiunge nelle investigazioni, sia per la prescrizione dei reati da contestare. E ogni altro giorno trascorso fa pendere la bilancia dal piatto opposto alla verità e alla giustizia.

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