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Marcello Manna e Marco Petrini

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Condannati per corruzione il sindaco di Rende Marcello Manna e l’ex presidente della Corte d’Appello di Catanzaro Marco Petrini

COSENZA – La corruzione c’era, ma senza l’aggravante mafiosa. Per il gup del Tribunale di Salerno – che ieri ha condannato, in abbreviato, a due anni e otto mesi di reclusione l’ex presidente della Corte d’Appello di Catanzaro Marco Petrini e il sindaco di Rende Marcello Manna – la corruzione era alla base dell’accordo intercorso tra i due col fine di “aggiustare” la sentenza relativa al processo di Appello a carico di Francesco Patitucci.

Secondo la pubblica accusa, l’assoluzione dell’ex boss della ‘ndrangheta cosentina, all’epoca assistito da Manna e già condannato a 30 anni di reclusione in primo grado per l’omicidio di Luca Bruni avvenuto a Castrolibero il 3 gennaio 2012, sarebbe stata frutto di una sentenza “contaminata in radice dagli eventi corruttivi”. Eventi, questi, che risalgono al 30 maggio 2019. In quella fase a inguaiare l’ex magistrato e il penalista spuntò un filmato della Guardia di Finanza che documentava lo scambio di una busta avvenuta all’interno dell’ufficio di Petrini.

CONDANNATI MARCELLO MANNA E MARCO PETRINI, LE ACCUSE

All’interno della busta, occultata in una cartellina da studio, vi era la somma di 5mila euro in contanti che, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe stato il “regalo” di Manna. In cambio, Petrini avrebbe alterato “la dialettica processuale inquinando, metodologicamente, l’iter decisionale della Corte d’Assise d’Appello da lui presieduta” emettendo una sentenza di assoluzione nei confronti di Patitucci.

Ma i favori sarebbero stati reciproci. Petrini, infatti, avrebbe a sua volta sollecitato Manna a intervenire in favore di un giovane regista di Lamezia Terme, Mario Vitale, cugino della moglie di Petrini, sull’allora presidente della Calabria Film Commission Giuseppe Citrigno per l’attribuzione di un contributo previsto da un bando del gennaio 2019 per il sostegno di produzioni audiovisive e cinematografiche. Contributo che fu erogato dopo la stipula di una convenzione dell’ottobre 2019.

Per i due, difesi rispettivamente dagli avvocati Francesco Calderaro e Nicola Carratelli/Riccardo Olivo, il giudice ha disposto anche l’interdizione dai pubblici uffici. Nella sentenza il gup riconosce tuttavia le attenuanti generiche e ridimensiona la condanna invocata dal pm che ammontava a 8 anni per Petrini e 6 per Manna.

LE DIFESE PREANNUNCIANO APPELLO CONTRO LA SENTENZA DEL GUP

«Vivo stupore e rincrescimento» da parte dei difensori di Marcello Manna. La decisione del gup è – a loro dire – «evidentemente frutto di una considerazione della vicenda protesa verso le tesi accusatorie, peraltro in maniera illogica e contraddittoria perché nei confronti di coloro che dovevano essere concorrenti nel reato, ossia l’avvocato Gullo e lo stesso Patitucci, la Procura di Salerno aveva richiesto ed ottenuto decreto di archiviazione». Carratelli e Olivo preannunciano, ovviamente, appello avverso quello che definiscono «un evidente e grave errore giudiziario».

Nel frattempo, a prendere le redini del Comune di Rende sarà l’assessore alla Cultura Marta Petrusewicz, con una nomina a vicesindaco al fotofinish da parte dello stesso Manna. Il primo cittadino è infatti nuovamente sospeso dalla carica per effetto della legge Severino e, mentre sull’ente incombe lo spettro di un possibile scioglimento per mafia, ad abbandonare la nave, fa sapere, non ci pensa proprio.

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