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Un acceleratore lineare

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COSENZA – La Calabria avrebbe la possibilità non solo di ridurre l’emigrazione sanitaria dovuta a patologie tumorali ma anche abbattere le liste d’attesa. Perché nonostante le eccellenze i tre ospedali principali della Regione, Gom di Reggio Calabria, Pugliese-Ciaccio di Catanzaro e Annunziata di Cosenza sono ancora in attesa di tre acceleratori lineari di ultima generazione in dotazione nelle radioterapie oncologiche.

Le macchine attualmente in servizio sono obsolete e necessitano di sostituzione. Non solo: i nuovi arrivi permetterebbero di aumentare in maniera consistente il numero dei pazienti trattati, gli stessi che al momento invece restano arenati nelle liste d’attesa per poi cercare cure altrove. Il paradosso burocratico arriva da lontano. Si parte alla delibera 32 del Cipe che stanziava quasi dieci milioni di euro per l’acquisto dei tre macchinari. A dire la verità a disposizione c’erano 9 milioni de 400mila euro, con altri 600mila stanziati dalla Regione. Il piano degli interventi prevede 3,4 milioni di euro per Cosenza, 3,5 milioni per Catanzaro e 2,9 milioni circa per Reggio Calabria.

Per le ultime due si tratta di sostituire completamente i macchinari già in uso con uno scopo lapalissiano «rispondere – si legge nel programma operativo regionale – alle sempre più complesse esigenze cliniche in campo radioterapico (migliore efficacia clinica)». Il problema è che sono stati accumulati ritardi enormi sull’arrivo dei macchinari. Dopo il silenzio dei commissari Cotticelli e Longo lo scorso anno il commissario Occhiuto, con il Dca 91, ha stipulato una convenzione con Invitalia come centrale di committenza per l’acquisto dei mezzi. Il problema è che per il prossimo step, vale a dire “Avvio e completamento delle procedure di gara per la progettazione, l’esecuzione dei lavori e la fornitura ed installazione delle apparecchiature”, la struttura commissariale si è data il tempo massimo di maggio 2023, mentre ci vorrà settembre del prossimo anno per l’installazione e il collaudo. Chiaramente la Calabria sta accumulando un ritardo enorme lì dove, con la stessa procedura, altre regioni hanno già ampiamente concluso l’iter, a partire da Sicilia e Campania.

Al momento dunque, su circa 150 pazienti al giorno che necessitano di cure se ne riescono a gestire 50 massimo, i restanti sono costretti nel limbo delle liste d’attesa o, come accade spesso, “dirottati” verso il Policlinico Gemelli di Roma, primo in assoluto per numero di pazienti calabresi accolti stando ai dati Agenas del 2021.  Con i nuovi macchinari si potrebbe raddoppiare la platea di pazienti trattati in Calabria, lì dove quasi il 2,5% delle popolazione al momento combatte contro un tumore. Dal 2017 ad oggi sono stati trattati oltre 10mila pazienti ma si può certamente fare di più. L’altro scoglio, però, è quello del personale.

Un aumento della produzione implicherebbe ulteriori forze necessarie all’interno delle strutture. Nel frattempo, però, l’immobilismo burocratico degli ultimi anni ha generato quello che le strutture nazionali segnalano da tempo. Una progressiva fuga verso altre regioni in cerca di speranza e di cure mentre a queste latitudini ancora si aspettano da cinque anni risposte concrete.

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