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Palazzo Campanella

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COSENZA – Il progetto di legge presentato dalla giunta regionale sulla famosa multiutility (la nuova agenzia che dovrebbe gestire rifiuti e idrico in Calabria), ha ottenuto ieri parere favorevole della commissione Ambiente e territorio sia pure, come era ampiamente prevedibile, con i soli voti della maggioranza.

Prevedibile visto che l’opposizione, in una nota congiunta, aveva chiesto al presidente Occhiuto di ritirare la proposta che annulla in un sol colpo le Ato provinciali e l’Aic dopo le proteste dei sindaci per il mancato coinvolgimento nella vicenda su materie che sono di loro competenza. Non a caso l’Anci ha da tempo chiesto un incontro sul tema al Governatore, ma a quanto ne sappiamo senza esito.

Allora in commissione si sono squadernate le due posizioni. La maggioranza ha esaltato la proposta come innovativa e risolutiva dei problemi che da vent’anni affliggono la Calabria nei due settori.

Con un po’ di enfasi il consigliere di Forza Italia, Pasqualina Straface ha detto che «trattasi di una svolta epocale, messa in campo dalla Giunta regionale, vista la necessità di accorpare le funzioni del settore idrico e dei rifiuti in un soggetto unico che comporterà la riduzione dei costi e la semplificazione delle procedure legislative. Gli Ato si sono rivelati inefficaci. Il piano rifiuti del 2016 ha fallito, il nuovo sistema punta alla riduzione delle fonti di inquinamento e va verso il potenziamento del termovalorizzatore di Gioia Tauro».

D’accordo si è detta anche la collega Luciana De Francesco di Fratelli d’Italia secondo la quale «la legge mira ad eliminare le insufficienze organizzative, migliorare qualità, economicità ed efficienza dei servizi, perseguendo l’obiettivo “rifiuti zero”».

Come detto questa impostazione non ha trovato d’accordo i consiglieri d’opposizione. Oltre al vicepresidente della commissione, Mimmo Bevacqua (Pd) alla seduta hanno partecipato anche i capigruppo del M5s, Davide Tavernise, e Amalia Bruni (Misto). Entrambi dicono che questa legge ha un vizio d’origine ovvero la mancata concertazione con i sindaci e sarebbe un modello preso in prestito dall’Emilia Romagna. «La legge ricalca quella dell’Emilia -ha detto la Bruni – che però ha concertato per anni con il territorio. C’è la fretta di risolvere, ma non è la giusta metodologia perché la multiutility ha bisogno di una fase concertativa che è mancata. Non sono gli Ato a non funzionare, ma la loro gestione».

Amarezza ha espresso Tavernise, che sin dal primo consiglio ha sempre detto di essere disposto ad un confronto costruttivo con la maggioranza. «Anche per chi non è incline a forme di strumentalizzazioni è difficile un approccio costruttivo sul metodo individuato – ha detto – La proposta è interamente copiata dalla regione Emilia Romagna, ma vuole essere applicata ad un contesto totalmente diverso. La norma è però diversa da quella emiliana nella parte relativa all’individuazione degli organi di gestione (che nella proposta della giunta ex art. 11 verrebbero nominati direttamente dal presidente, ndr) per cui la Regione diventerebbe organo controllante e controllato». Il consigliere ha poi ricordato che il settore giuridico ha smontato la proposta.

Chi è andato ancora di più nello specifico è stato l’esponente democrat Mimmo Bevacqua che ha esordito facendo alcune considerazioni di carattere più generale «La Giunta regionale dovrebbe riflettere di più e meglio sulle proposte. Sarebbe stata auspicabile, perchè politicamente necessaria, la presenza del Presidente e dell’assessore al ramo (ma è la stessa persona, ndr) per l’approvazione di una legge che dovrebbe essere rivoluzionaria» Bevacqua poi ha lamentato il mancato coinvolgimento dei territori prima di entrare nel merito. Anche su questo i dubbi del Pd sono molteplici. In particolare sarebbero assenti alcuni elementi importanti: i costi derivanti dalla proposta in discussione, quale sia il ruolo della Sorical e che fine faranno i debiti della società.

«Il Settore assistenza giuridica, di fatto, ha smontato l’impalcatura della proposta – ha concluso Bevacqua – Il Pd non approverà mai una norma che manca dei presupposti di base». Ma a cosa fanno riferimento Tavernise e Bevacqua quando dicono che la proposta è stata smontata? Alle osservazioni a firma del dirigente Antonio Cortellaro, fatte pervenire dall’ufficio legislativo del consiglio regionale che ha sollevato diverse perplessità sull’impianto della legge.

La centrale riguarda proprio l’acquisizione di Sorical prevista dall’art. 19 della proposta di legge che dà mandato a Fincalabra di acquisire, al prezzo simbolico di un euro, tutte le azioni detenute dal socio privato. Qui i dubbi riguardano lo stato di salute di Sorical che è in liquidazione volontaria dal 2012 e l’ufficio legislativo rimprovera che nella proposta di legge non vi è traccia, nemmeno nella relazione descrittiva al provvedimento del punto. I timori dell’ufficio legislativo riguardano eventuali rilievi che possono essere mossi dalla Corte dei conti alla luce anche delle norme del codice civile relative al passaggio da una società di diritto privato a un ente di diritto pubblico. Il legislatore chiede infatti due cose: che la scelta venga adeguatamente motivata e che da questa scelta ne conseguiranno risultati migliori dal punto di vista dell’efficienza, efficacia ed economicità della gestione. Tutti questi discorsi sono stati però “stroncati” dal presidente Pietro Raso. «La fretta – ha spiegato – è giustificata dalla necessità di cambiare, una tonnellata di rifiuti costa alla Calabria più di una tonnellata di petrolio». Quindi si è passati ai voti col risultato già detto.

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