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COSENZA – Per fortuna l’inflazione alle stelle dà una mano nella contrazione dei consumi e quindi nella produzione di rifiuti, altrimenti i cittadini di Cosenza si sarebbero trovati di fronte a un bel problema. Si perchè ieri l’amministrazione comunale ha diffuso un comunicato nel quale li invita a limitare l’esposizione  del residuo ai soli casi in cui sia strettamente necessario, al fine di tutelare il decoro e l’igiene pubblica.

Il problema è sempre lo stesso e ormai i calabresi lo hanno mandato giù a memoria visto che si ripete identico da anni: la totale assenza di impianti pubblici nella regione. Per questo siamo arrivati all’assurdo di spedire i nostri rifiuti, via mare, a 3000 km da noi. Adesso nemmeno questo possiamo fare perchè il conflitto in corso in Ucraina ha comportato la mancata partenza delle navi. Per questo la società CalabraMaceri che gestisce un impianto ad uso pubblico che accoglie i conferimenti di circa l’80% dei Comuni dell’Ato di Cosenza per non bloccare  il ciclo ha ridotto la quantità di conferimenti per Comune. Quindi se Cosenza conferiva 200 tonnellate a settimana, da oggi ne potrà conferire 120 circa. E così tutti gli altri.

L’impianto che invece raccoglie i rifiuti del restante 20% dell’Ato è la discarica di Rossano che è però in esaurimento e soprattutto non ha sbocchi per gli scarti di lavorazione visto che il sito di Cassano All’Ionio è anch’esso in via di esaurimento. Al momento sul problema sta lavorando alacremente una task force regionale con il sensazionale obiettivo di riaprire la discarica di San Giovanni in Fiore. Una mossa, se riesce, che potrebbe garantire circa due mesi di respiro, poi saremmo nuovamente punto e a capo. Si perchè quello che ancora non si vede è l’infrastrutturazione del settore. Se si considera che per realizzare un termovalorizzatore servono circa tre anni dall’avvio dei lavori, si capisce come in Calabria ci sia bisogno di una discarica di servizio  di almeno mezzo milione di metri cubi, almeno questa è la stima che fanno i tecnici. Il presidente Occhiuto ha detto che presto interverrà sul settore con un nuovo piano regionale dei rifiuti. La sua attenzione, in particolare, è concentrata sul termovalorizzatore di Gioia Tauro che in questo momento riesce a smaltire 130mila tonnellate l’anno.

L’impianto è gestito da Ecologia Oggi di proroga in proroga da anni. Per questo Gioia non gira a pieno regime. Eppure se solo si avviasse la seconda linea, praticamente avremmo risolto per sempre l’emergenza. Al momento però non c’è in corso una gara, non c’è un’idea di revamping. Tutto resta alle mere intenzioni. Infine va valutato se ci sia qualche azienda, con la necessaria esperienza, interessata a gestire Gioia Tauro. La multinazionale francese Veolià ha lasciato circa 15 anni fa. Il punto è che i margini di business sono molto ristretti sia per la scarsa densità abitativa della Calabria sia per il vezzo di molti comuni di non pagare, quasi sempre perchè sono impossibilitati dall’evasione, il servizio. Far partire la gara potrebbe essere un primo modo per avere una risposta.

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