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Maria Antonietta Ventura

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Perché un candidato benedetto a Roma da Enrico Letta, Boccia, Giuseppe Conte, Spadafora a 48 ore dal suo primo comizio e con i manifesti stampati per la sua campagna elettorale decide di fare un passo a lato schiantando nel silenzio il centrosinistra nazionale e locale?

Tutto ruota attorno ad una interdittiva della Prefettura di Lecce che abbiamo deciso di rendere pubblica per permettere ai nostri lettori di conoscere i motivi della clamorosa ritirata.

È una materia ostica quella in questione. “L’interdittiva antimafia non va confusa con la comunicazione antimafia, infatti la comunicazione antimafia presenta una natura ricognitiva sull’esistenza di cause di revoca, decadenza o divieto tipizzate.

L’informazione antimafia, invece, è il frutto di una valutazione dell’autorità prefettizia, che si basa su una serie di elementi sintomatici ed esprime un motivato giudizio, in via preventiva, sul pericolo di infiltrazione mafiosa all’interno dell’impresa; in virtù di tale rischio, viene interdetto l’inizio o la prosecuzione di attività con l’amministrazione pubblica o l’ottenimento di sussidi, benefici o sovvenzioni, determinando la revoca di quelli già erogati.

L’interdittiva antimafia è una misura preordinata alla tutela dell’ordine pubblico economico, della libera concorrenza tra le imprese e del buon andamento della Pubblica amministrazione.

A differenza della comunicazione antimafia, l’informazione interdittiva si basa su una valutazione discrezionale, da parte dell’autorità prefettizia, in merito alla sussistenza (o meno) di tentativi di infiltrazione della criminalità. La suddetta valutazione è fondata su «fatti ed episodi i quali, seppure non assurgano al rango di prove o indizi di valenza processuale, nel loro insieme configurino un quadro indiziario univoco e concordante avente valore sintomatico del pericolo di infiltrazioni mafiose nella gestione dell’impresa esaminata» (Tar Toscana 910/2018).”

I contenuti dell’interdittiva avrebbero allarmato i vertici romani nelle ultime ore, quando si è preso contezza dell’inchiesta “Passpartout” condotta da Nicola Gratteri. Pur se di fatti tutti ancora da provare, mediaticamente avere la famiglia della candidata indagata dal pm più famoso d’Italia non era sostenibile.

Per questi motivi pubblichiamo integralmente questo documento (per la visualizzazione a schermo intero clicca sul quadrato in basso a destra).

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