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COSENZA – Il sistema sanitario calabrese non presenta un bilancio consolidato da dodici anni, senza contare la mole di contenziosi non riconosciuti. Nei documenti della Corte dei conti spunta ancora una volta il disastro sanitario calabrese, cristallizzato al 2021. Ultima eredità della gestione Spirlì, la stessa che ha tenuto congelati 170,2 milioni di euro di fondi nati per fronteggiare l’emergenza Covid. Il condizionale è d’obbligo, è la premessa stessa della Corte dei conti a stabilirlo. «In assenza del bilancio di esercizio consolidato – scrivono – pertanto, la Sezione ha provveduto a svolgere l’analisi della gestione sanitaria avendo a riferimento i dati inseriti nel conto economico consolidato, IV trimestre 2021 allegato al rendiconto generale, dati che, come è noto, sono in continua evoluzione e, soprattutto, non sono attestati come veritieri da alcun organo che se ne assuma la responsabilità».

Questo mentre aumentano con costanza gli accantonamenti per fondi rischi e oneri nei bilanci di previsione e persistono anomalie assolute come le Asp di Reggio e Cosenza dove non si presentano bilanci consuntivi da anni e non si ha contezza neanche in minima parte dell’ammontare del contenzioso (vedi Reggio Calabria).

L’avanzo di gestione, dunque, è in primo luogo il risultato di una malagestione: l’effetto della pandemia che ha abbassato la produzione e le risorse rimaste non spese. I problemi però sono anche di ordine politico e guarda a questo anno in conclusione. Il problema del bilancio del servizio sanitario regionale e della gestione sanitaria accentrata è soprattutto una questione in mano ad Azienda zero, struttura che ad un anno dalla sua effettiva fondazione non è ancora operativa.

Lo è però la nomina di Profiti. Difficile pensare che il prossimo anno la Corte dei conti cambi registro, perché ad oggi di quei bilanci non c’è traccia mentre la prima fase di ricognizione dei crediti dei fornitori non si chiuderà prima della fine dell’anno. C’è dunque una sorta di continuità nella gestione sanitaria che avrà un peso non indifferente anche il prossimo anno.

«Tale non tollerabile ed illegittima condizione in violazione – si legge nella requisitoria della Procura – dei più elementari principi che vigono in materia di contabilità pubblica può invero trovare moratoria soltanto in considerazione della vigenza di una gestione commissariale plenipotenziaria espressione della necessità di affrontare e superare un’emergenza conseguente alla insipiente e devastante gestione della sanità regionale che giustifica la stessa emergenza. Non si tratta, tuttavia, di una moratoria che ammette un lungo termine». Insomma. «Un risultato sconfortante è emerso dall’analisi della gestione dell’emergenza sanitaria. Nonostante la Regione abbia ricevuto negli anni 2020 e 2021 risorse finanziarie per quasi 252 milioni ad oggi il 67% della somma (pari a 170 milioni) non è stata ancora trasferita agli enti sanitari. La conclusione è evidente: anche nella gestione della pandemia nonostante la presenza di cospicue risorse in cassa il servizio sanitario ha prodotto debito. Tale anomalia, per come chiarito anche dal dipartimento della Salute, scaturisce da un’altra ancora più grave: le spese sostenute dagli enti sanitari per il contrasto del Covid non sono state ancora dai medesimi enti puntualmente rendicontate».

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