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Una mamma che lavora

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In Calabria le donne hanno più difficolta; seppur con lievi miglioramenti i divari di genere sono più marcati


FA più fatica a trovare lavoro, ha sulle spalle buona parte del lavoro di cura e assistenza familiare (perché sulle istituzioni non può contare molto), ha poco spazio in politica e, se vuole fare prevenzione, è meglio che provveda da sè. È l’identikit della donna in Calabria. E non sembri esagerato: pur con lievi miglioramenti, anno dopo anno tutti gli indicatori che fotografano la condizione femminile in regione mostrano che se sei donna e vivi in Calabria (o, in generale al Sud) fatichi di più. Le fragilità del tessuto economico e sociale acuiscono i gap di genere.

LAVORO

Il tasso di occupazione femminile registra un trend di (leggera) crescita, ma è ancora lontano dalla media nazionale e anche sotto il dato del Mezzogiorno. L’Istat – per il terzo trimestre del 2023, ultimo dato disponibile – segnala un tasso di occupazione, tra le donne d’età compresa tra i 15 e i 64 anni – del 32,4% (il dato del 2022 era del 31,8%). A livello nazionale, il tasso di occupazione femminile è del 52,2%, mentre il dato complessivo del Sud si attesta al 35,7.
Significativo poi è il raffronto con l’occupazione maschile. Il tasso, in Calabria, è del 55,7%, a livello nazionale è del 70,9. Come si nota, il gap occupazionale tra uomo e donna è maggiore in Calabria. La differenza è di 23,3 punti percentuali, mentre a livello nazionale è del 18,7. Il risultato è che, spesso, le donne neanche lo cercano più un lavoro: il tasso di inattività sfiora il 61% (media nazionale 42,8%).

Il report del Dipartimento Lavoro regionale: in Calabria divari di genere più evidenti

«Il mercato del lavoro in Calabria assume aspetti contraddittori rispetto a quanto espresso a livello nazionale. A riprova di come la condizione delle donne assuma ulteriori aspetti di problematicità. In Calabria, infatti, non è presente solo la più bassa incidenza di donne occupate rispetto a quanto espresso a livello nazionale, ma anche una più ridotta presenza di donne in cerca di occupazione. Questo è sicuramente sintomo di un maggiore effetto scoraggiamento tra la popolazione femminile» si legge nel report del Dipartimento Lavoro regionale, diffuso ieri. «La strada verso la parità di genere, specialmente in Calabria è ancora lunga. Con gli interventi previsti dal Pr Calabria Fesr Fse+ 21-27 – commenta l’assessore regionale al Lavoro Giovanni Calabrese – si intende promuovere una maggiore partecipazione delle donne nel mercato del lavoro mediante il supporto a iniziative imprenditoriali assicurando parità di condizioni e un migliore equilibrio tra vita professionale e vita privata».

NIDI E WELFARE

D’altra parte, ammesso che aumenti l’offerta di lavoro, le donne calabresi riusciranno a conciliare carriera e maternità? I dati oggi ci dicono che non è compito agevole, vista la carenza di asili nido. Problema tutto italiano, certo, ma che in Calabria si acuisce. In regione l’Istat censisce 13,6 posti ogni 100 bambini d’età 0-2 anni (e i posti pubblici non arrivano a 4): al nord la copertura media è del 31%. Senza contare che il servizio è presente in poco più di un quarto dei Comuni. E il lavoro di cura e assistenza, pensiamo ad esempio agli anziani non autosufficienti, che di norma è perlopiù sulle spalle delle donne? In Calabria pesa di più, perché non si può fare troppo affidamento sulle istituzioni: la regione è ultima per spesa sociale dei suoi Comuni. Appena 54 euro pro capite a a fronte di una media nazionale di 283.

SALUTE

Alzi la mano chi ha ricevuto negli ultimi anni dalle Asp l’invito per sottoporsi allo screening di prevenzione contro i tumori femminili. Nell’ultima riunione del Tavolo Adduce si segnalava che da alcune Asp nel 2021 non era stato inviato alcun invito. Non stupiscono quindi le percentuali di adesioni agli screening, tutte sotto la sufficienza: il 12,29% per pap test, l’8,61% per mammografia.
Per non parlare dei consultori: sulla carta, la Calabria è vicina allo standard fissato per legge, nella realtà ci scontriamo con strutture chiuse o che funzionano poco.

DIVARI DI GENERE IN POLITICA E PA IN CALABRIA

Anche qui la strada verso la parità di genere è ancora lunga. I dati del Viminale dicono che in Calabria le sindache sono appena l’8,2% a fronte di una media nazionale del 15%. Nelle Giunte, le donne sono il 29% (media nazionale 43,5%), mentre le consigliere elette arrivano al 28,3% (media nazionale 33%). Ma anche negli uffici è più facile incontrare uomini: in Calabria le donne rappresentano la metà del personale solo nel 16% dei Comuni, ci dice Openpolis.
EMIGRAZIONE GIOVANILE – A fronte di questi dati, ci stupirebbe scoprire che le giovani donne tendono a partire più degli uomini? È quanto suggeriscono le proiezioni Istat mostrando da qui al 2040 un calo più marcato della popolazione femminile 18-34 rispetto a quella maschile. Già oggi, in quella fascia d’età, le donne sono in numero inferiore agli uomini (mentre a livello generale la componente femminile è maggioritaria): 165mila a fronte di 175mila. Per il futuro l’Istat prevede un ulteriore calo di 35mila giovani donne residenti (e 32mila giovani uomini). Visto l’aumento, peraltro, del tasso di immatricolazione universitaria è facile prevedere che molti dei giovani (e soprattutto delle giovani) che saranno laureati, privando così la regione di capitale umano con competenze avanzate.

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