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Luigi Bonaventura

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CROTONE – «Ci sono incongruenze evidenti nella revoca della protezione ai miei familiari, l’audizione di mia moglie è stata chiara, non c’è stato nessun rifiuto di trasferimento in un’altra località». Parola di Luigi Bonaventura, il collaboratore di giustizia che proprio nei giorni scorsi, deponendo in un processo in corso a Crotone, quello denominato Malapianta, contro la cosca Mannolo di San Leonardo di Cutro, aveva lanciato un appello alla Dda di Catanzaro perché fosse ripristinata ogni tutela per lui, che è senza protezione del 2014, e i suoi familiari, che ne sono sforniti da poco.

Ieri Bonaventura e la moglie, Paola Emmolo, sono stati auditi dalla Commissione parlamentare antimafia (GUARDA IL VIDEO IN FONDO ALL’ARTICOLO). L’audizione di Bonaventura, in particolare, proseguirà la prossima settimana. L’ex reggente della cosca Vrenna Bonaventura Corigliano di Crotone ha avuto soltanto tre minuti di tempo per denunciare il paradosso di cui abbiamo riferito nelle settimane scorse.

«I nostri problemi sono iniziati dopo l’omicidio Bruzzese, non è possibile che ci trattino così, indagate sui Nop Marche e sentite anche i familiari di Bruzzese», ha detto ancora il pentito prima di reiterare l’appello per il ripristino della protezione. Il riferimento è all’uccisione di Marcello Bruzzese, fratello di Girolamo.

Forse a Pesaro giunsero proprio dalla Calabria i killer che freddarono l’uomo originario di Rizziconi, congiunto di un pentito che ha svelato le trame del clan Crea, tra i più potenti della ‘ndrangheta.

«Chiedo di essere interrogato dalla Dda di Catanzaro. Da quasi 15 anni collaboro con la giustizia, ma non ho programma di protezione del 2014. Prima rientravo in quello dei miei familiari come ospite», aveva detto Bonaventura al termine della deposizione nel processo “Malapianta”, quello contro il clan Mannolo di San Leonardo di Cutro e le sue proiezioni in Umbria, e il pm Antimafia Pasquale Mandolfino ne ha «preso atto».

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