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Un'operazione dei carabinieri

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CROTONE – Operazione dei Carabinieri contro la ‘ndrangheta in Veneto, dove per la prima volta è stata documentata l’operatività di un gruppo criminale mafioso in raccordo con imprenditori locali.

Dalle prime ore di questa mattina, i militari del Ros, supportati dai Comandi provinciali di Verona, Venezia, Vicenza, Treviso, Ancona, Genova e Crotone, hanno eseguito venti perquisizioni e sette provvedimenti cautelari (cinque in carcere e due ai domiciliari) a carico di 15 persone indagate a vario titolo per i reati di estorsione, violenza, minaccia, trasferimento fraudolento di valori, resistenza a pubblico ufficiale, incendio, frode processuale aggravati dall’essere in alcuni casi stati commessi avvalendosi delle modalità mafiose.

Le indagini dirette dalla procura distrettuale antimafia ed antiterrorismo di Venezia si sono indirizzate nei confronti dei componenti della famiglia Multari, legata alla cosca di Nicolino Grande Aracri. Le indagini hanno potuto identificare numerose condotte illecite tra i quali, oltre alle estorsioni in danno di alcuni imprenditori veneti, l’incendio di uno yacht mentre si trovava ormeggiato al porto di Alghero.

Benché Domenico Multari avesse subito una misura di sequestro dei beni era riuscito ad impedire il perfezionamento della procedura di vendita all’asta degli immobili sequestrati attraverso contatti simulati di vendita fatti da prestanome e attraverso minacce e violenze ai danni dei pubblici ufficiali che in più occasioni si erano recati presso la sua abitazione.

L’operazione, evidenziano gli inquirenti, «ha consentito di evidenziare per la prima volta da un punto di vista giudiziario la presenza in Veneto di un gruppo criminale di origine calabrese legato da vincoli familiari radicatosi in Veneto e responsabili di gravi reati commessi con le modalità tipicamente mafiose. Al contempo ha pure consentito di constatare che comuni cittadini, pienamente consapevoli dello spessore criminale di Multari che se ne vantava pubblicamente per ottenere il completo assoggettamento psicologico dei suoi interlocutori, si rivolgevano proprio a lui per risolvere ogni tipo di problematiche economiche e private». 

Il procuratore di Venezia Bruno Cherchi ha spiegato l’introduzione della mafia nel territorio Veneto: «Sull’entrata di questi soggetti nell’ambito economico, questi si presentano come imprenditori ed entrano in contatto con altri imprenditori. Una volta entrati nel sistema lentamente, da amici e da investitori, diventano poi estorsori. Una seconda fattispecie tipica del controllo sociale della ‘ndrangheta è quella secondo cui si presentano come soggetti che sono in grado di intervenire direttamente fuori dalle vie legali». 

Ma la novità è l’utilizzo del sistema tipico della criminalità organizzata, accertato in Veneto: «Gli arrestati provengono dalla cosca Grande Aracri. Che si tratti di ‘ndrangheta non c’è alcun dubbio, c’erano già precedenti atti giudiziari che davano queste informazioni. Quello che abbiamo contestato è il metodo mafioso, cioè le modalità con cui hanno posto in essere le modalità delittuose, che è tipica della criminalità organizzata ‘ndranghetista».

Cherchi ha quindi spiegato chi siano gli arrestati: «I cinque arrestati sono questa famiglia Multari, tre fratelli e due nipoti, più un imprenditore locale che aveva chiesto l’intervento alla famiglia per risolvere un problema che non voleva risolvere per vie legali».

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