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Una delle estorsioni riprese dagli inquirenti

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CUTRO (CROTONE) – Uno pagava da 40 anni. Un altro minacciava di suicidarsi. Ad un altro ancora hanno fatto passare un brutto quarto d’ora interrogandolo per sapere se avesse parlato con gli inquirenti. Uno era “bianco della paura” e quando i “bravi ragazzi” di San Leonardo di Cutro si presentavano nel suo locale, a Catanzaro Lido, non pagavano la cena. Un altro ancora si è visto recapitare cinque richieste estorsive e usurarie dalla stessa cosca.

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Il terrore nella fascia jonica catanzarese lo seminava la cosca stanziata nel borgo periferico di poco più di un migliaio di anime, una frazione di Cutro – che invece è il paese del capocrimine, il boss ergastolano Nicolino Grande Aracri, al vertice di una “provincia” di ‘ndrangheta i cui tentacoli si estendono ben oltre il Crotonese. Parliamo della cosca Mannolo Scerbo Zoffreo Falcone, che è soltanto una delle “famiglie” radicate a San Leonardo di Cutro, alle quali bisogna affiancare quella dei Trapasso il cui feudo è storicamente a Cropani, sempre nel Catanzarese.

Dal quartiere dormitorio, per anni non aggredito dalle forze dell’ordine ma negli ultimi tempi lavorato ai fianchi con maxi retate e maxi processi dai pm Antimafia di Catanzaro, si dipanavano una serie impressionante di attività illecite. Quelle venute alla luce nel marzo scorso con l’operazione Big Bang hanno a che fare col calvario patito da imprenditori e commercianti tra Botricello, Cropani e Sellia Marina. Alcuni hanno avuto il coraggio di denunciare. Il procedimento è ora giunto al giro di boa dell’avviso di conclusione delle indagini. I pm Domenico Guarascio, Paolo Sirleo e Veronica Calcagno lo hanno fatto notificare a 20 persone.

Si tratta di Alfonso Mannolo (82), di Cutro; Pietro Scerbo (74), di Cutro; Mario Scerbo (43), di Cutro, Andrea Martino Sirelli (43), di Sellia Marina; Volodymyr Nemesh (32), ucraino; Mario Falcone (67), di Cutro; Leonardo Falcone (57), di Cutro; Leonardo Curcio (52), di Cutro; Leonardo Trapasso (52), di Cutro; Tommaso Trapasso (43), di Cutro; Salvatore Macrì (53), di Cropani; Antonio Scicchitano (49), di Botricello; Giuseppe Talarico (36), di Catanzaro.
Dante Mannolo (53), di Cutro; Pietruccia Scerbo (46), di Cutro; Marco Falcone (43), di Cutro; Moreno Bertucci (50), di Sellia Marina; Giuseppe Capicotto (47), di Catanzaro; Egidio Zoffreo (49), di Cutro; Giovanni Zoffreo (27), di Botricello; Fabio Mannolo (35), di Crotone.
E’ stata stralciata la posizione dell’ex consigliere regionale Mario Frank Santacroce (50), noto avvocato di Catanzaro, indagato per rivelazione di segreti.

Dalle forniture imposte da Dante Mannolo, oggi pentito, e da suo padre Alfonso, ritenuto il capo indiscusso dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta stanziata nella frazione San Leonardo di Cutro ma con proiezioni nella fascia jonica catanzarese, i carabinieri della Compagnia di Sellia Marina sono partiti per ricostruire un vasto giro di racket e usura. I tassi d’interesse erano vorticosi e potevano lievitare fino al 150% su base annua, e le condotte estorsive erano finalizzate a ottenere il pagamento dei ratei mensili da parte delle vittime.

Sarebbe emersa la sistematica imposizione del “pizzo” nei confronti di imprenditori e commercianti soprattutto in occasione delle principali festività dell’anno. Ed è scattato il sequestro preventivo e per equivalente di due società intestate agli indagati Martino Sirelli e Giuseppe Talarico nonché di somme di denaro, rapporti bancari, finanziari, beni mobili ed immobili per complessivi 260.000 euro.

Gli imprenditori vessati erano soprattutto nella zona tra Sellia Marina, Cropani e Botricello, centri limitrofi alla provincia crotonese, e fondamentale è stata la denuncia di alcune delle vittime oltre alle rivelazioni del collaboratore di giustizia, che dopo aver “collezionato” tre ordinanze di custodia cautelare nel giro di due anni, e in particolare dopo l’arresto nell’operazione Malapianta è stato condannato a 9 anni nel processo che ne è scaturito, si è pentito. L’input alle indagini, già concretizzatesi in 13 misure in carcere, lo ha fornito un duplice episodio intimidatorio risalente alla notte del 13 novembre 2018, quando l’ucraino Volodymyr Nemesh sarebbe stato incaricato dai Mannolo di posizionare una tanica di benzina con accanto uno stoppino in stoffa dinanzi al bar tabacchi di Giuseppe Amelio; analogo l’avvertimento al “Bar 106” di Giuseppe Camastra.

I titolari delle due attività di Sellia Marina si erano opposti a ricevere forniture della ditta di Pietruccia Scerbo, moglie di Dante Mannolo, esercente l’attività di commercio all’ingrosso di caffè.

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