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Assumo la direzione del Quotidiano del Sud, a un anno dal suo trentesimo compleanno. Guardo indietro nel tempo e vedo il percorso di una testata che ha raccontato, con onore e libertà, la storia recente di Calabria e Basilicata. Penso a chi mi ha preceduto su questa poltrona e vedo giornalisti del livello di Pantaleone Sergi, Ennio Simeone, Matteo Cosenza e Rocco Valenti: gente che ha saputo tenere dritta la barra del timone e che ha costruito uno strumento d’informazione solido, riconosciuto e ben radicato in queste terre.

Vedo anche i problemi di questi tempi difficili per l’informazione e il giornalismo, ma credo che uno spazio per crescere ci sia e provo a immaginare un percorso per il Qds nelle sue versioni cartacea, digitale e digitale del cartaceo. Lo riassumo in tre parole: “Parleremo di voi”. Perché oggi un giornale non è più solo uno strumento d’informazione che dà le notizie scritte e impaginate meglio che si può e spera in un popolo di lettori abituato all’acquisto quotidiano di una testata. Questa abitudine, negli anni, si è quasi persa: la famosa “preghiera del mattino dell’uomo moderno” di cui parlava Hegel, la recitano in pochi. L’informazione ci arriva (e spesso ci travolge) attraverso mille canali che, ormai, confluiscono nei telefonini, nei tablet e nei computer sui quali riceviamo dosi e overdosi d’informazione.

Insomma, mi chiedo, prendendo in mano questa responsabilità, quale può essere il punto di incontro tra questo quotidiano e la gente di Calabria e Basilicata a cui si rivolge? Perché un cittadino dovrebbe andare in edicola a comprare il Qds nella versione cartacea, aprirne e visitarne il sito, abbonarsi per sfogliare la versione digitale del cartaceo? La risposta, l’unica che mi viene in mente, sta in quelle tre parole. Ci leggerete, se vorrete, perché queste pagine racconteranno le vostre storie, spiegheranno le questioni che ogni giorno i cittadini calabresi e lucani devono affrontare, cercheranno di affrontare con voi i problemi che questi anni difficili ci accumulano davanti.

Qualche esempio? Sanità, lavoro, scuola, infrastrutture sono temi comuni a tutte le regioni del Sud. Un sistema sanitario nato per rendere tutti gli italiani uguali, si è trasformato, a poco a poco, in un meccanismo infernale in cui le regioni del Nord offrono servizi incomparabilmente migliori ai loro cittadini rispetto a quelli che toccano ai cittadini del meridione. Un sistema che costringe le regioni meridionali a spendere miliardi per finanziare i “viaggi per la salute” dei loro cittadini. E l’autonomia differenziata sembra sancire che tutto questo dovrà restare così e, probabilmente, peggiorare.

Il Qds sarà dalla parte di quelli che si muovono e si muoveranno per cambiare le cose, per offrire soluzioni alternative per spezzare i meccanismi dell’ingiustizia. E sarà anche dalla parte di chi questa ingiustizia l’ha subita e la subisce. In questo senso “parlerà di voi”. E in questo modo, il rapporto tra il giornale e i suoi lettori, prova a cambiare: non c’è più l’appuntamento mattutino con la “preghiera dell’uomo moderno” in fondo basata su un rito quasi inconsapevole? Ebbene, cercheremo di costruire una nuova relazione più adulta e basata sul fatto che acquistando il Qds o entrando nel nostro sito, troverete le notizie del giorno che, magari, avete già incrociato su altri media, ma troverete anche il racconto di quello che voi avete fatto per cambiare la situazione, per migliorare un diritto, per riaprire un ospedale.

Questo meccanismo lo replicheremo parlando di Ponte sullo Stretto per quanto riguarda la Calabria o di scorie nucleari per la Basilicata. Sarà un giornale libero e aperto. E con la stessa logica affronteremo i temi del lavoro e dell’economia (Stellantis o porto di Gioia Tauro), racconteremo le storie degli imprenditori che fanno salti tripli nel futuro (come Entopan e Ntt Data), dei giovani che se ne vanno per studiare e, magari, tornano per fare; della “restanza” che non vuol dire andarsi a chiudere in un paesino senza luce e acqua su un monte brullo, ma vedere se quel paesino può essere reso di nuovo abitabile e vivibile secondo standard moderni.

Insomma, parleremo di quello che si muove, di chi fa o vorrebbe fare (e noi potremmo aiutarlo), di chi non si ferma, di chi se n’è andato, lavora e fa fortuna a Roma o in Canada e non importa se non gli va di tornare perché, intanto, un pezzetto di Calabria o Basilicata se lo porta nel cuore. Parleremo anche di chi ha pregiudizi sulle nostre regioni perché in Calabria c’è la ‘ndrangheta e la Basilicata è lì vicina. Non faremo notare, magari, che c’è più ‘ndrangheta a Milano e a Reggio Emilia, ma continueremo a sostenere chi si batte contro la mafia come cultura, come stile di vita, come bullismo di bassissima lega, come paura di chi scrive sul web le condoglianze al boss sanguinario morto in carcere. Staremo dalla parte dei preti a cui bruciano la canonica o sfasciano l’auto per dimostrare chi comanda. E da quella degli imprenditori crotonesi che si ribellano alle estorsioni. Racconteremo le storie di chi è stato ucciso e ancora cerca giustizia e promuoveremo nelle scuole la memoria delle vittime.

Parleremo di politica? Certo, l’abbiamo sempre fatto e in Basilicata fra neanche venti giorni si vota. Ma vorremmo che i partiti provassero a leggere il mondo in modo diverso, forse come lo facevano le grandi forze politiche del passato che raccoglievano persone intorno a temi di cambiamento o di moderazione e, poi, davano loro una bandiera, fosse rossa o scudocrociata, ma sapevano incontrarsi per far camminare la società. Non come lo fanno oggi, partiti che sembrano solo cercare terreni su cui scontrarsi, dividersi e scavare solchi per tenersi i pochi elettori che ancora vanno a votare.

E parleremo delle vostre squadre di calcio, di pallavolo e di basket, dei ragazzi e delle ragazze calabresi e lucani che andranno alle Olimpiadi e cercheremo di capire la musica, le parole e il rapping che ci propongono i nostri giovani. Cercheremo di portare anche quelle sul giornale e ci metteremo in caccia di ragazzi e ragazze che vogliano commentare il mondo sul Qds con le loro parole diverse da queste che scrive un vecchio direttore come me.

E’ un onore assumere da oggi la direzione del Quotidiano del Sud per provare a fare tutte queste cose e anche altre. Grazie all’editore che mi ha affidato questo incarico, ai colleghi della redazione e al Cdr che lo ha approvato in assemblea. Grazie a Rocco Valenti che lavorerà insieme a me come condirettore dell’edizione della Calabria e a Roberto Marino che, con lo stesso grado, resta alla testa dell’edizione della Basilicata. Grazie a Roberto Napoletano che, da Roma, continua a guidare L’Altra Voce dell’Italia che è molto di più del fascicolo nazionale del Qds e ci consegna ogni giorno una qualità unica e un pensiero mai banale.
Grazie se ci comprerete e anche se non lo farete, ma provate, se avete un attimo, ad ascoltare il suono di questa voce.

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