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CARI ragazzi spaventati guerrieri, vi abbracciamo tutti, tutti voi che siete compagni di Melissa, di Veronica, e di tutte le altre, stessa musica in testa, stessi sogni, e persino gli stessi jeans, sdruciti come le vostre vite, improvvisamente, da sabato scorso, da quando Brindisi è diventata così vicina, dentro al vostro cuore, nelle vostre piccole storie, e anche la strage di Capaci, che voi non eravate neanche nati, quando si portò via, insieme al suo uomo-magistrato, la donna, era anche lei un magistrato, a cui quella infelice scuola brindisina è intitolata. Vi abbracciamo tutti, ragazzi delle scuole superiori calabresi, come hanno fatto i vostri genitori, stamattina, quando siete usciti di casa, preoccupati come se andaste alla guerra; vi abbracciamo tutti, voi che avete trovato la bandiera ammainata a lutto in cima alla vostra scuola: che sconfitta, per voi e per noi, quella bandiera, e che tristezza quel lutto. Che mondo infame che vi abbiamo preparato, poveri noi e poveri voi, cari ragazzi, così inermi e teneri, e improvvisamente diventati “obbiettivi sensibili”. Di chi, di che cosa, di quale maledetta strategia malata non importa. La guerra è guerra. Obbiettivi sensibili. In pericolo. Da colpire. Da annientare. Da distruggere. Una madre, qualche anno fa, a Gerusalemme. Aveva due bambini e li mandava in due scuole elementari diverse. Se fosse scoppiata una bomba davanti alla scuola di uno dei suoi figli, spiegò, l’altro almeno si sarebbe salvato. E adesso come Gerusalemme è Catanzaro, dove i vostri genitori hanno votato per un sindaco e non sanno se qualcuno ha sporcato quel voto e che cosa vuol dire democrazia e libera scelta e diritto al suffragio pulito. Come Gerusalemme è Lamezia, dove c’è qualcuno che parla con le bombe, ogni giorno, ogni giorno, che le bombe non fanno neanche più rumore. Come Gerusalemme è Gioia Tauro, dove è sparito un ragazzo, che amava una ragazza che era già sposata, sì come succede a quelli della televisione e dei giornali che nelle edicole vanno a ruba, ma in Calabria non si può, in Calabria l’onore è sacro, e quel ragazzo andava giustiziato. Come Gerusalemme è Monasterace, dove un sindaco, che è pure una donna, s’è vista andare in fumo con la sua farmacia, una vita di lavoro, e tutto quello in cui credeva, e adesso ricomincia più povera e più disincantata. Ma ha il coraggio di ricominciare.

Come Gerusalemme è mezza Calabria, quella del pizzo e dell’acido muriatico, dei lavoratori in piazza che non fanno più notizia e di quelli che il lavoro non lo cercano più, dei faccendieri che c’entrano con gli affari della Lega e con quelli di certi comuni calabresi, degli acquedotti che mandano acqua inquinata nelle nostre case e del mare avvelenato dall’incuria, dai liquami e dalla propaganda. 

Quante macerie, cari ragazzi, sulla vostra strada, quanti ladri di diritti e di verità, dietro ogni angolo di strada. Tocca a voi farvi  largo in mezzo alle macerie,  stamattina: entrate con coraggio dentro la vostra scuola, oggi non può essere il giorno della paura. Se siete diventati “obbiettivi sensibili” è perché, cari ragazzi, siete voi che a qualcuno fate paura. Se la Calabria, per prodigio e per miracolo, fermasse la macchina del tempo e saltasse una generazione, quella dei precari e dis/inoccupati, troppo legati ancora alla grigia cordata al potere, quella degli ammanigliati, dei compromessi, dei figli-di-papà, dei nipoti-di-nonni, degli amici-degli-amici, dei clienti-dei-boss, e affidasse ai ragazzi che oggi non hanno ancora vent’anni le sue sorti – sarebbe salva. Vi abbiamo conosciuti, qua e là per la regione, vi abbiamo incontrati dentro le vostre classi, dei licei, dei tecnici, degli industriali: ci avete intimiditi, commossi, sorpresi, fatto sperare. Le lingue già le conoscete e volete conoscere anche la verità; sapete parlare e chiedere ragione, noi non lo sapevamo fare; abitate un mondo più grande assai di quello che abitavano i vostri genitori; vi innamorate della vostra compagna di classe dalla pelle scura, non ne avete paura; non guardate più la televisione, ma il futuro lo guardate in faccia. Vi misurate con i vostri coetanei europei, in filosofia, in fisica, in astronomia, persino in robotica, e li superate, perché i Calabresi “hanno testa” e se hanno anche “gli studi”, sono imbattibili, noi lo sappiamo. L’hanno capito gli Inglesi e pure gli Americani, e incominciano a portarvi via dai vostri licei e a farvi studiare nei loro colleges. Ragazzi di Catanzaro, di Palmi, di Cosenza. Con la valigia in mano. Verso Cambridge, Oxford, Francoforte, New York. Vi conosciamo ad uno ad uno. Sappiamo i vostri nomi e la vostra voglia di libertà. Perciò fate paura, perché avete capito che la mafia potete combatterla in un solo modo: giocandovi i vostri talenti. E che la preparazione e il merito sono l’esatto contrario dell’appartenenza, delle parentele, dei familismi e delle raccomandazioni. Insomma della mafia. Anche Melissa l’aveva capito. Era il tesoro grande del suo papà che fa il piastrellista e della sua mamma che fa le pulizie e che adesso senza di lei non sanno più come fare. Lei era la più brava della classe, e forse era anche la più bella. Poi, per un attimo il cielo si è oscurato e Melissa non c’è più. Era l’apocalisse della ragione, ha lasciato distruzioni, pianti e vite spezzate. Fatevi largo tra le macerie, ragazzi spaventati guerrieri. Con coraggio. Questo è il vostro primo giorno di scuola.

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