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COSENZA – Il consiglio direttivo dell’Anci Calabria, ha chiesto al presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto un incontro  con la presenza anche dei presidenti degli Ambiti territoriali  ottimali, una delegazione dell’assemblea dei sindaci  dell’Autorità Idrica Calabria e i rappresentanti degli Ambiti  socio-sanitari territoriali rispetto al disegno di legge  “Organizzazione dei servizi pubblici locali dell’ambiente”.

Si tratta del progetto varato in giunta con la delibera 118 del 21 marzo scorso in cui si dà il via libera alla nascita di una multiutility per l’acqua e i rifiuti. La legge, che adesso attende il vaglio della commissione Ambiente e quella Bilancio per poi approdare in aula, cancella nell’immediato l’Aic e nell’arco di sei mesi anche le Ato provinciali sui rifiuti creando un’unica Ato regionale.

Di fatto, quindi, siamo di fronte una totale inversione di tendenza rispetto all’impostazione precedente che vedeva l’autogoverno dei sindaci su queste materie. La cosa sembra non piacere affatto ai primi cittadini calabresi che chiedono un incontro urgente «riguardo gli effetti che le iniziative della Regione  produrranno sui predetti ambiti gestionali. Infatti, la mancata  interlocuzione e condivisione delle scelte che la Regione si  appresta ad effettuare – si legge nel documento – è stato il tema dominante di tutti gli  interventi. In particolare  è stato evidenziato come il lavoro svolto dai sindaci rispetto  al tema dei rifiuti vede alcuni Ato, come quelli di Catanzaro e  Reggio, molto avanti nel programma da realizzare; altre Ato  presentano criticità, delle quali Ella è stato ampiamente  informato, che riguardano la mancata scelta dei siti per l’Eco  Distretto e per le discariche, scelte che risultano essere in  capo ai commissari regionali nominati da diverso tempo.

Anche  per il settore idrico il lavoro svolto dai sindaci, «conclusosi  con la individuazione del Gestore Pubblico attraverso la  trasformazione della società Cosenza Acque S.p.A. in Acque  Pubbliche della Calabria, viene completamente svilito ed  annullato dal citato Disegno di Legge, lasciando in un  disorientamento generale interi consigli comunali, i quali, con  grandissimo senso di responsabilità e rispetto per le istituzioni, hanno e stanno per deliberare in ordine alla  adesione alla predetta società».

Insomma, al di là delle questioni tecniche, che avranno il tempo di  essere approfondite, dietro questo documento si cela un nodo politico non da poco ovvero un vero e proprio scontro istituzionale fra i sindaci e la Regione, abbastanza inedito alle nostre latitudini. I sindaci lamentano la filosofia di Occhiuto che ben lungi dal seguire l’impostazione del Legislatore sulle funzioni della Regione, che dovrebbero limitarsi alla programmazione e al controllo, ha piuttosto concentrato su di sè moltissimi compiti di gestione. Acqua e rifiuti ma non solo. Anche gli aeroporti con Sacal, la sanità con il progetto di Azienda zero, l’acquisizione delle Terme Luigiane, quella di Sorical ecc. E’ vero che in tanti sostengono che visti i frutti prodotti da cinquant’anni di regionalismo non è detto che sia proprio un male il cambiar rotta. Ma al di là dei sofismi giuridici c’è però un non detto nelle denuncia dei sindaci. Togliere ai Comuni il gettito derivante da acqua e rifiuti significa con ogni probabilità condannarli al disastro economico-finanziario. Certo il sistema di riscossione va decisamente rivisto, ma servirebbe trovare un contemperamento fra le due esigenze.

Per ora i sindaci scrivono che «è necessario che il lavoro prodotto dai sindaci sino ad oggi non sia svilito e mortificato così come rischia di fare il Ddl in oggetto che, in un sol colpo, cancella lo sforzo amministrativo prodotto dalla serietà e dal senso delle Istituzioni ampiamente dimostrato dagli stessi sindaci».

Ma ieri non si è registrato solo il documento dell’Anci. Anche la Conferenza dei Sindaci della Città Metropolitana di Reggio Calabria ha licenziato una nota in cui si scrive che quel disegno di legge «cancella e mortifica 3 anni di sforzi e sacrifici, anche economici, della Città Metropolitana e dei Comuni, che, dopo lo sfacelo causato proprio dalla Regione e dal Commissariamento, hanno finalmente iniziato a gestire in maniera efficiente ed efficace il ciclo dei rifiuti».

«La Città Metropolitana, che ha sempre fatto del confronto con i rappresentanti dei propri territori la bussola del proprio agire amministrativo, rifiuta il metodo adottato dalla giunta regionale di avviare il percorso di spoliazione delle competenze senza il minimo confronto con gli amministratori locali che con mano hanno saggiato il disastro della gestione centralizzata regionale». Il dibattito è aperto e non sappiamo a quali risvolti arriverà.

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