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La senatrice calabrese Bianca Laura Granato

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I lavori della Commissione Affari Costituzionali del Senato sono stati sospesi dopo che è arrivata la segnalazione della presenza in aula della senatrice di Alternativa c’è, Bianca Laura Granato, entrata a Palazzo Madama senza aver esibito il Green pass.

La parlamentare calabrese aveva annunciato questa sua decisione (LEGGI).

«Dopo che è arrivata una comunicazione ufficiale abbiamo appurato che la senatrice era presente ai nostri lavori in violazione della norma e quindi, d’accordo con i Questori, abbiamo comunicato ai membri della Commissione che dovevamo interrompere perché non si può lavorare in presenza di un trasgressore di una regola così fondamentale in aula» ha spiegato Dario Parrini (Pd), presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato.

Salvatore Margiotta (Pd), membro del Consiglio di presidenza del Senato, al termine della riunione che ha esaminato il caso della senatrice, ha evidenziato: «È stato deciso che, in assenza di Green pass o se non viene mostrato il certificato, il senatore non può accedere in nessun luogo, non soltanto in Aula o in Commissione. La decisione è stata unanime».

«La decisone è assunta» aggiunge, spiegando che quindi non si potrà più entrare senza certificato in nessun luogo del Senato.

Granato ha commentato: «Per poter entrare in commissione e illustrare gli emendamenti» al decreto legge che disciplina l’obbligo di green pass «mi si chiede un attestato di obbedienza ad un provvedimento che vado a contestare».

«Sono entrata a palazzo Madama anche senza aver mostrato il certificato -spiega – anche perché è previsto l’invito a non accedere all’Aula senza green pass, non l’obbligo. Tra l’altro ci troviamo in presenza di un provvedimento del governo che viene a dettare una disciplina al Parlamento, praticamente entra in casa nostra. E’ saltato ogni equilibrio tra i poteri, siamo in una dittatura conclamata, nel silenzio della magistratura e della stampa. Sono basita -conclude Granato- ma darò la mia testimonianza sino alla fine».

«Il rischio – ha aggiunto – è che tutti questi atti del governo spazzino via 70 anni democrazia parlamentare».

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