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COSENZA – «La criticità nella gestione del ciclo dei rifiuti urbani, caratterizzate da una cronicizzazione dello stato di emergenza, hanno imposto al Governo regionale una nuova visione strategica con la ferma volontà di affrancare la Calabria dal monopolio dei privati».

Così scriveva il 22 maggio scorso il capo di gabinetto della Presidenza della Regione, Luciano Vigna, ai sindaci dei comuni cosentini che ospitano discariche. Anche l’assessore al ramo, Sergio De Caprio, nelle sue prime dichiarazioni ha parlato di un cambio di rotta, di una nuova strategia che a breve (diceva il primo luglio scorso) sarebbe stata discussa con i cittadini e volta non solo a risolvere l’emergenza, ma anche ad evitare che qualcuno, ancora i privati, lucri su questa continua emergenza.

Del resto la stessa presidente della giunta regionale, Jole Santelli, come primo atto relativo al settore aveva detto basta allo strapotere dei privati inviando addirittura alle Procure di Catanzaro e Cosenza la delibera redatta dal dirigente Mimmo Pallaria (sì, sempre lui perchè manca in Regione un dirigente del settore rifiuti) che consentiva di aumentare gli abbancamenti nella discarica di Crotone gestita dal gruppo Vrenna. In realtà è difficile cambiare rotta dalla sera alla mattina e soprattutto con un’emergenza in corso. Così ad oggi gli obiettivi della nuova giunta regionale sembrano lontani dal raggiungersi, anzi. Basta guardare cosa sta succedendo in questi giorni nell’Ato di Cosenza e che è stato cristallizzato dal decreto n°101 del 23 luglio scorso. Il Decreto in realtà riguarda la nomina del commissario ad acta per l’Ato di Cosenza nella persona del funzionario del Dipartimento Ambiente, ing. Francesco Viscomi. Incarico rispetto al quale, lo diciamo subito, non è previsto nessun surplus di retribuzione.

La cosa che però ha attirato la nostra attenzione sono i compiti che vengono affidati dal presidente della Regione all’ingegnere. In sintesi il commissario dovrà sostituirsi all’Ato nella redazione del contratto di servizio con i comuni. Però ha delle precise direttive da seguire. In particolare che nel contratto venga riconosciuto al gestore il costo relativo allo smaltimento nelle discariche indicate dalla Regione; gli venga riconosciuta la possibilità per cui l’accesso all’impianto è garantito solo ai Comuni in regola con i pagamenti delle fatture emesse dal gestore e soprattutto, questa la novità più grande, che sarà espressamente prevista la tariffazione diretta del servizio da parte del gestore Calabra Maceri ai Comuni che fruiscono del servizio di trattamento. Quindi sarà direttamente il privato a fatturare ai comuni, con che tariffe ancora non è chiaro, visto che fra il vecchio contratto di servizio che CalabraMaceri ha sottoscritto con l’Ato e la proposta contrattuale che il privato ha mandato in questi giorni direttamente ai comuni ballano un po’ di soldini. La tariffazione diretta si è resa necessaria dall’incapacità dell’Ato di garantire il pagamento dei Comuni. E qui si apre un bel mistero perchè per quanto riguarda il 2019 su 36 milioni di euro di Tari, l’Ato era riuscita a raccogliere poco meno di 9 milioni.

La domanda da porsi è: ma dove sono andati a finire gli altri soldi dei contribuenti? Di certo non può essere tutto evasione fiscale. I dati in questo senso ci dicono che l’evasione fiscale in Calabria è alta ma non va oltre il 34%. Qui invece siamo quasi all’85%. Visto che questi soldi sono vincolati non possiamo pensare che i sindaci li abbiano usati per fare altro. Sarebbe interessante quindi capire che strade hanno preso. Per il momento proprio su questa circostanza CalabraMaceri ha fatto leva per scardinare il vecchio sistema e sostituirsi di fatto da privato ad un organo pubblico (l’Ato) che ha dimostrato inefficienza e inefficacia. Per la rivoluzione del settore, quindi, c’è ancora da attendere.

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