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La conferenza stampa della presentazione dell'operazione

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REGGIO CALABRIA – Tutti i componenti del vertice della cosca Bellocco di Rosarno sono stati arrestati nel corso dell’operazione Magma condotta dalla Guardia di finanza con il coordinamento della Dda di Reggio Calabria. Si tratta di 45 persone, delle quali 36 in carcere e nove ai domiciliari. Tra gli arrestati, cinque risultavano percettori del reddito di cittadinanza.

Una cosca, quella dei Bellocco, appartenente al «mandamento tirrenico» e
operante, oltre che nella piana di Gioia Tauro, in Emilia Romagna, in Lazio e in Lombardia. I Bellocco, grazie alla propria forza intimidatrice, per l’accusa, hanno attuato un capillare controllo di ogni aspetto della vita, specie pubblica ed economica, con l’intento di assoggettare economicamente il territorio, progetto realizzato anche attraverso accordi con altre cosche quali quella dei Pesce di Rosarno, dei Gallace ad Anzio e dei Morabito di Africo.

Gli arresti sono giunti a conclusione di un’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Gaetano Calogero Paci e dal pm Francesco Ponzetta, e condotta dal Gico-Goa del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Reggio Calabria, che ha preso le mosse da una precedente operazione, condotta sempre dal Goa denominata «Rio De Janeiro», che portò al sequestro di 385
chilogrammi di cocaina gettato in mare in contenitori impermeabili da marittimi «infedeli» di una nave portacontainer giunta al porto di Gioia Tauro il 19 ottobre 2016. Partendo da quella operazione, i finanzieri sono riusciti a identificare tutti i componenti dell’organizzazione, le cui attività
principali erano quelle dell’approvvigionamento di ingenti quantitativi di droga da far giungere nei porti nazionali, come Gioia Tauro, e internazionali, come Rotterdam (Olanda) e Le Havre (Francia), interfacciandosi, in questi siti, con organizzazioni autonome dotate di batterie di operatori portuali infedeli. Le fonti di approvvigionamento dello stupefacente erano, in particolare, in Argentina e Costarica. Uomini dei Bellocco si sono serviti di alcuni emissari che hanno effettuato diversi viaggi in Sudamerica per visionare la droga e contrattare gli aspetti logistici dell’importazione.

In particolare in Argentina, il clan poteva contare su alcuni “colletti bianchi» ritenuti intranei all’organizzazione e disposti ad agevolare la pianificazione dei traffici illeciti e dell’importazione di ingenti quantitativi di cocaina. Uno di questi, sfruttando le proprie conoscenze, è riuscito ad ottenere informazioni riservate riguardanti l’attività d’indagine avviata dal Tribunale Penale-Economico di Buenos Aires, informando tempestivamente i sodali calabresi e fornendo loro anche copia di alcuni atti di indagine.

Un emissario, inoltre, si sarebbe prodigato per risolvere alcune questioni che hanno interessato la famiglia Morabito di Africo. In particolare è stato coinvolto con alcuni componenti dei Morabito per far arrivare in Uruguay 50 mila euro, finalizzati alla scarcerazione di Rocco Morabito, detto «Tamunga», arrestato nel 2017 a Montevideo dopo 27 anni di latitanza e fuggito dal carcere il 24 giugno scorso con una rocambolesca evasione dai tetti.

Durante le indagini, i finanzieri hanno anche sventato una rapina che alcuni componenti la cosca stavano organizzando in un ufficio postale del Lazio per finanziare l’acquisto di cocaina. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati 400 Kg. di cocaina, 30 Kg. di hashish, 15 Kg. di marijuana, un fucile d’assalto automatico, 3 pistole semiautomatiche, un silenziatore
e munizionamento di vario calibro.

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