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Lo scambio di stupefacenti nelle immagini degli inquirenti

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REGGIO CALABRIA – I carabinieri del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria, coadiuvati dallo Squadrone Eliportato Cacciatori, dal Nucleo Cinofili di Vibo Valentia e dai Comandi Compagnia di Monza e Villafranca di Verona, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Capo Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 19 persone (17 in carcere e 2 obblighi di presentazione).

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Le misure emesse dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria, Arianna Raffa, su richiesta della competente Direzione Distrettuale Antimafia (Sostituti Procuratori Walter Ignazitto e Diego Capece Minutolo), riguardano due associazioni finalizzate al traffico illecito di sostanza stupefacente o psicotrope, produzione traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti, tentata estorsione, sequestro di persona aggravato, lesioni personali aggravate, ricettazione, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo, detenzione e porto illegale di armi clandestine.

Di seguito i soggetti destinatari: (in carcere)

  • CHILLINO Luigi, nato a Reggio Calabria il 05.08.1985;
  • AZZAZI Anouar, nato a Casablanca (Marocco) il 22.8.1984, detenuto nella casa circondariale di Cosenza;
  • FOTI Andrea, nato a Reggio Calabria 15.5.1981;
  • SELLAK Imaddin, nato a Reggio Calabria il 4.1.1999, detenuto nella casa circondariale di Reggio Calabria;
  • FOTI Gabriele, nato a Reggio Calabria il 2.10.1992, detenuto nella casa circondariale di Reggio Calabria;
  • FOTI Stefano, nato a Reggio Calabria l’1.7.1972;
  • FOTI Demetrio, nato a Reggio Calabria il 3.1.1994;
  • GALLO Vincenzo, nato a Reggio Calabria il 19.1.1989, sottoposto agli arresti domiciliari a Reggio Calabria;
  • GATTO Carmelo, nato a Reggio Calabria il 27.1.1989;
  • IDONE Pasquale, nato a Reggio Calabria il 28.7.1989;
  • FROSINONE Antonino, nato a Reggio Calabria il 26.12.1993;
  • AMRANI Anas, nato ad Isola della Scala (VR) il 28.5.1998;
  • CHILLINO Giuseppe, nato a Reggio Calabria il 19.3.1965;
  • SARICA Antonio, nato a Reggio Calabria il 28.11.1988;
  • PENNICA Andrea, nato a Reggio Calabria l’8.12.1998;
  • MIRISCIOTTI Gianluca, nato a Reggio Calabria il 14.11.1989;
  • LAROCCA Alessandro, nato a Reggio Calabria il 12.6.1993;

Questi invece i destinatari del provvedimento di obbligo quotidiano di presentazione alla polizia giudiziaria:

  • BALATSYR Viktoriya, nata a Kremenchuk (Ucraina) il 15.2.1998;
  • REPACI Sebastiano, nato a Reggio Calabria il 17.12.1986.

L’attività d’indagine, condotta dalla Compagnia di Reggio Calabria da ottobre 2017 a marzo 2020, ha consentito di evidenziare l’esistenza di due distinti gruppi criminali dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti, operanti in maniera non concorrenziale in zone contigue del quartiere Sbarre: il primo, composto da numerosi affiliati e organizzatisi in maniera sistemica nelle piazza di spaccio del popoloso Rione Guarna/Caridi, che, sotto la direzione di Luigi Chillino e Gabriele Foti, si sarebbe dotato di una struttura caratterizzata dalla individuazione di una base operativa con attribuzione di ruoli specifici a ciascuno degli associati; predisposizione di turni ad orari tendenzialmente fissi per presidiare i luoghi di detenzione e spaccio della merce con relativa corresponsione “stipendiale”, regolare tenuta della contabilità, appositamente trascritta, utilizzo di utenze operative, intestate a terzi soggetti e finalizzate alla trasmissione di direttive e indicazioni sull’attività da compiere, anche mediante l’utilizzo di post-it e “pizzini” e adozione di un linguaggio convenzionale per lo scambio di messaggi tra i consociati.

Il secondo gruppo criminale, più limitato dal punto di vista numerico, seppur “connotato da minori mezzi operativi ed impegnata in transazioni di droga di più modesto valore”, sotto la direzione di Antonio Sarica intratteneva rapporti con soggetti di elevata caratura criminale vicini alle famiglie della ‘ndrangheta locale Tegano e Molinetti, operando già a partire dal 2017, in modo sistematico e professionale, nonché ponendo la propria base operativa in una non modesta area compresa tra la zona cittadina del Rione Sbarre e Viale Calabria.

La vicenda dalla quale si dipanano le investigazioni è un sequestro di persona a scopo di estorsione, avvenuto nel settembre 2017, nei confronti di due minori, uno dei quali reo di aver commesso ai danni dell’organizzazione il furto di una non irrisoria quantità di sostanza stupefacente, poi dallo stesso rivenduta a Gianluca Mirisciotti. Più dettagliatamente i sequestratori sono stati indentificati in Giuseppe Chillino, Anouar Azzazi, Gabriele ed Andrea Foti, i quali hanno privato i due minorenni della libertà personale, costringendoli a rimanere, per un apprezzabile arco temporale all’interno di una abitazione sita in via Bolzano e anche in una cantina di viale Europa: gli indagati hanno minacciato i due minorenni anche con l’uso di armi, oltre ad averli legati ed imbavagliati con l’intento di costringerli a confessare la sottrazione dello stupefacente ed imporre la restituzione o comunque il pagamento del controvalore.

Le vittime venivano liberate solo grazie all’intervento di Antonio Sarica che si impegnava ad assumere “in proprio” il loro debito, versando la somma in favore dei sequestratori.

Secondo quanto emerso in seno all’attività d’indagine, i soggetti gravitanti intorno alla figura di Chillino si erano organizzati in modo da assicurare, nella zona dello spaccio, un costante controllo del territorio, stabilendo turnazioni a tutela dell’attività di spaccio e secondo le direttive fornite dai capi gruppo mediante un penetrante servizio di “guardiania”.

L’attività d’indagine ha fatto altresì luce sulla contabilità tenuta dal gruppo di spacciatori, essendo emerso che gli stessi fossero soliti annotare le quotidiane transazioni di droga su fogli manoscritti nei quali, sia pure in modo del tutto rudimentale, mantenevano una sorta di bilancio dell’attività, in modo da monitorare i rapporti di dare/avere in capo a ciascun “pusher”. Nella piazza di spaccio – in data 16 aprile 2018 – gli operanti hanno infatti rinvenuto, all’interno di un rudere, diversi biglietti, “post-it” e “pizzini”, riportanti numeri e lettere, con chiari riferimenti alle dosi di sostanza stupefacente cedute e al soggetto che aveva provveduto alla relativa vendita. Il gruppo, per scambiare messaggi e indicazioni sul da farsi con lo scopo di eludere eventuali identificazioni esterne, utilizzava “utenze operative occulte”, in quanto spesso formalmente intestate a cittadini di origine extracomunitaria (non dimoranti nel territorio reggino) ma effettivamente utilizzate, come accertato dagli operanti e che non lasciano margini per l’individuazione dei reali conversanti, riconducibili agli odierni indagati. In particolare, lo schema adottato dagli appartenenti al gruppo era quello di utilizzare le citate utenze per scambiare prevalentemente messaggi di testo dal contenuto più o meno criptico, ove i conversanti, per non essere immediatamente identificati, facevano ricorso ai propri epiteti (“Talpa”, “Avvocato”, “Centro”), e contenenti “comunicazioni di servizio”.

Le indagini hanno consentito di accertare che il gruppo avesse mire espansionistiche che hanno condotto alcuni degli associati a spostarsi sul territorio nazionale ed a svolgere una parte della propria attività di spaccio in altra regione, ossia il Veneto, ove poteva contare del sostegno di alcuni associati e familiari.

Il secondo gruppo criminale riconducibile ad Antonio Sarica, si è caratterizzato per la sistematica e professionale dedizione allo spaccio dei suoi componenti. Costoro hanno operato in un contesto organizzato, caratterizzato dalla presenza di grossisti capaci di garantire costanti forniture di droga (in prevalenza “marijuana”) ed in grado di soddisfare le richieste di una pletora di abituali ed affezionati clienti. Gli affiliati hanno dialogato -per gli approvvigionamenti dello stupefacente- anche con rappresentanti delle locali famiglie di ‘ndrangheta, compiacendosi del riconoscimento loro attribuito da parte delle locali ‘ndrine e muovendosi con agilità nel sottobosco criminale reggino per rifornirsi dello stupefacente da collocare sul mercato.

I principali e più dinamici componenti dell’associazione, oltre allo stesso Antonio Sarica (detto Totò), sono Andrea Pennica (detto “Barone” o “Anderson”) e Gianluca Mirisciotti (detto “Pupo”). Le intercettazioni li descrivono come soggetti che si muovono sinergicamente sul territorio, acquistando sostanza stupefacente (prevalentemente “marijuana”, senza però disdegnare la “cocaina”) da rivendere al dettaglio. Nel corso delle indagini è emerso come i tre si rivolgessero a taluni grossisti di riferimento e si dedicassero successivamente al piccolo spaccio, con modalità collaudate e professionali. Anche con riguardo a questo secondo gruppo criminale è stato delimitato il territorio sul quale lo stesso opera, ricompreso tra la via Sbarre Centrali e Viale Calabria di Reggio Calabria più nel dettaglio all’interno di detta area sono stati individuati alcuni luoghi, convenzionalmente indicati come “il parco”, “il muretto”, “il palo”, che costituiscono il punto di ritrovo o il luogo di occultamento della sostanza stupefacente o delle somme di denaro provento dallo spaccio.

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