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La conferenza stampa a Reggio Calabria col procuratore Bombardieri

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REGGIO CALABRIA – I carabinieri del Ros, con il supporto in fase esecutiva dei comandi provinciali di Ancona, Reggio Calabria, Catanzaro, Brescia, Napoli, Torino, Pesaro, Vibo Valentia e del Gruppo intervento speciale (Gis), hanno eseguito due provvedimenti di fermo emessi dalle Dda di Ancona e Reggio Calabria.

Destinatari dei provvedimenti sono quattro soggetti ritenuti al servizio della cosca Crea di Rizziconi (Reggio Calabria).

L’inchiesta, coordinata dalle Procure antimafia di Ancona e Reggio Calabria, ha fatto luce sull’omicidio di Marcello Bruzzese, fratello del collaboratore di giustizia Girolamo Bruzzese. Una «vendetta trasversale» della cosca di ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro che si è consumata il giorno di Natale del 2018.

Le indagini, protrattesi per quasi tre anni, hanno condotto alla identificazione di Rocco Versace (di 54 anni, considerato l’organizzatore del delitto), Michelangelo Tripodi, 43 anni, e Francesco Candiloro, 42 anni (ritenuti entrambi gli esecutori materiali), permettendo di ricostruire le varie fasi in cui il progetto omicidiario è stato portato a compimento.

Gli uomini del clan hanno agito conoscendo la località protetta dove risiedevano i familiari del pentito Bruzzese. I sicari incappucciati hanno atteso Marcello Bruzzese fuori dalla sua abitazione, nel centro storico di Pesaro, in via Bovio, sparandogli contro un intero caricatore con una pistola automatica calibro 9.

VIDEO – LE DICHIARAZIONI DEL PROCURATORE DI REGGIO CALABRIA BOMBARDIERI

L’annuncio degli arresti è stato dato anche dal procuratore di Ancona, Monica Garulli, in conferenza stampa: «L’indagine è durata tre anni ed è partita dal giorno del delitto – ha spiegato la Garulli – quello del fratello del collaboratore di giustizia Girolamo Biagio Bruzzese, quest’ultimo ex appartenente alla cosca Crea di Rizziconi, da cui si era dissociato dal 2003, e inserito nel programma di protezione. Un omicidio di gravità inaudita – ha aggiunto – che ha scosso la comunità per valenza intimidatoria finalizzata a destabilizzare giustizia e collaboratori e che ha richiesto utilizzo di metodiche non solo tradizionali».

Nel periodo precedente all’omicidio gli indiziati avevano condotto minuziosi e ripetuti sopralluoghi per studiare le abitudini della vittima, servendosi, in queste circostanze, di documenti falsi e di una serie di accorgimenti utili a impedire la propria identificazione. E’ stato anche accertato che gli stessi avevano esteso le attività di sopralluogo e monitoraggio anche ai fratelli di Marcello Bruzzese, residenti in altre località protette, e in tale ottica avevano eseguito anche tentativi di contattare i Bruzzese sul web attraverso account fittizi.

Dalle investigazioni della Procura distrettuale reggina, svolte insieme a quella di Ancona, è emerso che Tripodi è sospettato di appartenere alla ‘ndrangheta ed in particolare alla cosca Crea, quale uomo di fiducia di Domenico Crea, esponente di vertice della cosca.

Il provvedimento restrittivo ha inoltre riguardato Vincenzo Larosa, 49 anni, indagato per essere partecipe della cosca Crea, il quale ha intrattenuto strette relazioni con il capo cosca Teodoro Crea. Dalle indagini è emerso come Tripodi e Larosa stavano pianificando più attentati omicidiari nell’interesse di Domenico Crea (LEGGI), anche come ritorsione per l’emissione della sentenza di condanna emessa il 12 dicembre del 2020 dalla Corte di appello di Reggio Calabria a carico di Teodoro, Giuseppe e Antonio Crea.

E’ emerso, inoltre, il coinvolgimento di Candiloro nella pianificazione di attentati omicidiari. Il vasto compendio probatorio raccolto dalle attività condotte dal Ros, ha permesso di circoscrivere il movente dell’azione omicidiaria nella vendetta trasversale, nell’interesse della cosca Crea, per la collaborazione avviata da Girolamo Biagio Bruzzese nel 2003. Non è stata, infatti, individuata alcuna causale alternativa riconducibile a rapporti personali tra gli esecutori dell’omicidio e la vittima, e inoltre le collaborazioni di Bruzzese non hanno riguardato gli indiziati.

All’omicidio, secondo gli inquirenti, va quindi attribuita una valenza strategica, in quanto necessario a rimarcare la perpetuazione dell’operatività della cosca Crea e della sua capacità di intimidazione, nonché a scoraggiare, nell’ambito della consorteria, ulteriori defezioni collaborative.

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