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L'ospedale di Locri

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LOCRI (REGGIO CALABRIA) – Ore di fila, liti, minacce di denunce e assembramenti per poter ottenere la propria dose di vaccino anti Covid. È il caos che ogni mattina si vive al primo piano dell’ospedale civile di Locri, nel reggino, dove l’organizzazione per la somministrazione dei vaccini risulta non essere efficiente; non è colpa degli operatori sanitari del “reparto”; operatori che quotidianamente sono costretti a destreggiarsi tra il proprio lavoro e il caos dettato dai famosi “amici degli amici” che saltano la fila con varie ed eventuali stratagemmi.

«È dalle 8 che sono qua, mia figlia ancora non ha la prima dose e deve stare ammassata in fila», grida la mamma di una minorenne sul cui volto traspare tutta la costrizione di fare un qualcosa contro la propria volontà. «Lo devo fare, altrimenti non posso salire sull’autobus per andare a scuola», dice la ragazzina. Dietro di lei, vi è un settantenne. «Sono qua per la terza dose», dice, precisando che lui lo fa per tutelarsi «ma qua, tutti vicini, non so quanto mi tutelo».

Nell’ospedale di contrada Verga, infatti, l’area scelta per la somministrazione dei vaccini Covid-19 è in un piccolo corridoio interno accanto alla sala prelievi. Più precisamente, la stanza di un ex ambulatorio – di fronte al Cup – è stata adibita alla somministrazione di vaccini, e là, non molto distante, che uomini, donne e bambini, prenotati e non, sono costretti tutti insieme al freddo, a file lunghe, in quel piccolo spazio tra gli ascensori e alla porta d’ingresso nord della struttura.

Dopo questa prima lunga fila vi è la scrematura tra i prenotati e non, e si accede nella sala d’attesa, divisa da quella dei prelievi con le sedie, dove comunque si trova posto a sedere e anche al caldo, qua si attente insieme a coloro che già hanno ricevuto la dose di vaccino. Visto l’enorme numero di utenti che in questi giorni si sta riversando per la prima dose ma anche per la seconda e la terza del vaccino, anche lo stretto corridoio interno è adibito a sala d’attesa post vaccino.

Infermieri, medici e volontari si danno da fare. Con gentilezza e disponibilità, tentano di dare vita a una precisa organizzazione, col fine di recare meno disagi; ma ogni tentativo di organizzazione si trasforma in caos quando arrivano parenti e amici dei vari dipendenti sanitari. «L’ho visto, è venuto qua, ha visto che c’era la fila poi con un medico in camice bianco è passato dal lato dove si paga il ticket ed ha ricevuto la somministrazione prima di tutti». È questa la lamentela che almeno una volta ogni trenta minuti si sente ripetere in quel freddo corridoio dove anche i bambini adesso fanno la fila.

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