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L’ex braccio destro di Platini ha origini reggine e punta a diventare il numero uno del calcio mondiale: «Sono orgoglioso delle mie origini, ho ancora casa in Calabria»

PALERMO – Da segretario generale Uefa a numero 1 del calcio mondiale. Questo il salto che Gianni Infantino vuole fare e l’avvocato italo-svizzero è un o dei candidati più forti alla presidenza della Fifa, nelle elezioni in programma venerdì 26. In un’intervista rilasciata a “La Repubblica”, l’ormai ex braccio destro di Michel Platini parla delle sue origini: “Sono orgoglioso delle mie radici e onorato dell’appoggio della Figc. Sono figlio di immigrati: papà di Reggio Calabria, mamma della Valcamonica. Lei aveva un chiosco per la vendita di giornali e cioccolata. Lui lavorava in ferrovia, nei vagoni letto”.

Tanti anni alla Uefa, adesso il possibile grande salto alla Fifa in un ambiente sconvolto da scandali e corruzione. “Il calcio conta troppo per troppe persone al mondo. E’ per loro che dobbiamo rialzarci. La sfida è enorme – ammette Infantino -, ma ho esperienza, visione a 360 gradi e non temo i cambiamenti. Voglio fare la differenza. Nessuno, ad esempio, combatte il calcioscommesse come l’Uefa”.

Si definisce un “riformista, perchè servono riforme, ma anche uomo di azione. L’urgenza è ricostruire fiducia con riforme strutturali e culturali: un nuovo consiglio e un limite al mandato dei dirigenti, presidente incluso”. Per favorire la trasparenza, Infantino chiede la “pubblicazione degli stipendi dei dirigenti, poi si nomina un supervisore e si impone il bando per ogni contratto commerciale”. Da sempre al fianco di Platini, sospeso per 8 anni così come Blatter. “Con lui continuo ad avere un ottimo rapporto. Il nostro fair-play finanziario rimane un successo: le perdite dei club sono diminuite da 1,7 miliardi a 300 milioni di euro in 2 anni. Ora una delle mie proposte chiave per la Fifa è la trasparenza dei flussi di cassa in entrata e in uscita”.

In merito alle critiche sul Fifa legends team, Infantino difende l’iniziativa e dice: “Dimostrerà che il calcio cambia la vita in meglio. I fuoriclasse, in giro per il mondo, racconteranno ai ragazzi le proprie storie personali”. Sul tema tecnologia in campo considera “giusto aprire il dibattito, ma va testato l’impatto sul gioco”. Uno dei suoi cavalli di battaglia è il Mondiale a 40 squadre. “Peggiorerebbe il livello? Al contrario. Permetterebbe a più federazioni di investire più risorse nella formazione e aumenterebbe l’incertezza delle qualificazioni, allargando la partecipazione al 19% delle federazioni”.

C’è chi pensa che finirà con Al Khalifa presidente e Infantino ad. “Nessun accordo tra noi, sono in gara per vincere. Ho riscontri incoraggianti. Non sono il candidato dell’Europa, ma del calcio. Voglio un segretario generale non europeo e una rappresentanza diversificata, competente e qualificata, di tutte le confederazioni continentali”. Al Khalifa obietta sui 5 milioni di dollari alle federazioni più piccole. “Non è affatto una mossa elettorale: più risorse ai paesi meno sviluppati. La missione della Fifa è la crescita del movimento: finanziandolo e trasmettendo conoscenze ed esperienze. Merita un plauso”. L’Eca appoggia Infantino, ma progetta una Superlega invece dei campionati. “La Superlega esiste già: si chiama Champions League. Voglio una democrazia partecipativa. Il calcio ascolta, basta sapergli parlare”.

E lui di lingue ne parla tante. “Conoscere 6 lingue aiuta a dimostrare rispetto e a comunicare con tutti. Ho moglie libanese e 4 figlie. A casa parliamo inglese, francese, italiano e arabo. A Reggio solo italiano – concluide Infantino – lì ho un piccolo appartamento e molti ricordi di mio padre. Conto di tornarci da presidente della Fifa”.

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