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Un piatto di fileja con la 'nduja (foto Bottega di Calabria)

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«L’enogastronomia calabrese è di grande qualità ma non ancora valorizzata»… ecco un pranzo tipico calabrese secondo la Regione Calabria

Siamo quello che mangiamo. Le tradizioni enogastronomiche sono una componente irrinunciabile nel racconto di un territorio e della sua identità. Ne è convinto anche il nuovo piano per lo sviluppo del turismo sostenibile della Regione che all’enogastronomia dedica un paragrafetto nel capitolo dedicato ai ‘turismi in Calabria e nuovi trend’.

«L’enogastronomia calabrese è di grande qualità ma non ancora valorizzata per le sue potenzialità. Nell’elenco nazionale dei “prodotti agroalimentari tradizionali” sono riconosciti ben 269 prodotti della Calabria e 38 sono invece i prodotti dop e igp» si legge nel piano.

UN MODO DI MANGIARE TIPICO MA “NON TRA I PIÚ TIPICI

«Il modo di mangiare nella regione è molto tipico – si sottolinea – probabilmente non dei più tipici nel contesto nazionale». Segue poi un’analisi sull’importanza del «mangiare quotidiano», quel mangiare «che, in certo senso, il cliente-turista è costretto a subire ma che poi giudica con molta attenzione e intransigenza» e di cui si sarebbe persa di vista l’importanza, travolta dalla «logica degli itinerari enogastronomici».

Insomma, sembra che il senso sia la Calabria ‘autentica’ che si vuol far scoprire al turista è anche quella della cucina tradizionale. Il punto però è che se esistono prodotti tipicamente calabresi, più difficile sembra – paiono dire gli estensori del piano – raggiungere un accordo sui piatti dell’identità calabrese.

«Ci piace ricordare, a titolo di esempio, alcuni prodotti gastronomici che sono tipicamente calabresi e definiscono l’identità della regione: la cipolla rossa di Tropea, il peperoncino calabrese, la liquirizia, la ‘nduja di Spilinga, il cedro di Diamante, la patata della Sila, le clementine di Calabria, il vino Cirò doc – si legge in un passaggio – Tali prodotti calabresi sono reperibili sui mercati nazionali e contribuiscono a definire l’identità della regione e del suo turismo».

«In tale contesto e limitandosi alle regioni meridionali, con l’aiuto di alcuni esperti di enogastronomia, abbiamo provato a individuare un minimo di tre piatti più tipici delle otto regioni del Mezzogiorno scoprendo una grande varietà di opzioni. I piatti della Calabria reggono il confronto con le altre regioni, anche con quelle del Centro-Nord, e sembrano molto forti e caratterizzanti ma non configurano un vero e proprio sistema enogastronomico regionale d’insieme che sarebbe opportuno attivare creare razionalizzando quanto già esiste».

LA REGIONE CALABRIA E IL PRANZO TIPICO CALABRESE

E allora, quale può essere – ci si chiede nel piano – un tipico pranzo calabrese? Ecco l’ipotesi proposta: pasta con la ‘nduja, sarde “a scapece” (fritte, cosparse con un trito di pane, prezzemolo e aglio e coperto da olio e aceto aromatizzato), il morsello catanzarese (quindi «trippa e frattaglie cotte nel vino rosso, pomodoro e peperoncino piccante» serviti in un panino o pitta), i mostaccioli di Soriano. Un menu abbastanza ‘impegnativo’ da proporre così tutto insieme, forse spinto più su alcune tradizioni locali che su altre. L’obiettivo, dice però il piano, è proprio questo: arrivare a una sintesi (di massima) della tavola calabrese.

«Il recepimento di una identità culinaria regionale, pur nelle diverse caratterizzazioni locali, sembra un passaggio decisivo per assumere davvero una maggiore consapevolezza della propria carta di identità regionale, anche in chiave turistica – conclude il paragrafo – Più che con la ricerca di itinerari gastronomici ad hoc, al turista piace verificare, una volta sul posto, la qualità della cucina locale ed è disposto a ritornare più volte per gustare i piatti tipici locali».

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