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PISA – Sono tutte e tre del Sud le regioni italiane con il tasso di penetrazione (TP = numero di domini .it presenti ogni 10mila abitanti maggiorenni) più basso del 2021. A renderlo noto è il Registro .it, anagrafe dei domini a targa italiana e organo dell’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr, che anche quest’anno ha tracciato lo stato dell’arte della rete nostrana, conducendo uno studio sulla diffusione del digitale all’interno del Paese.

Dalla rilevazione emerge che, a livello regionale, è la Calabria la regione della penisola con il TP più basso nel periodo da gennaio a ottobre dello scorso anno. Alla quale seguono Sicilia e Basilicata. Trend confermato anche sul piano provinciale, con Enna, Caltanissetta e Crotone a occupare la parte più bassa della classifica.

Meglio il Centro e, soprattutto, il Nord del Paese, con il Trentino Alto-Adige, la Lombardia e la Valle d’Aosta nelle prime tre posizioni della classifica. Andamento simile, anche qui, su base provinciale, con Milano, Bolzano e Firenze in testa alla statistica.

IL DATO NAZIONALE: OLTRE 550MILA NUOVI DOMINI E UNA CRESCITA GENERALE DEL 2,24%

A livello nazionale, quello del next normal si conferma un ottimo anno per il .it, con 550.257 nuovi domini registrati e una crescita generale per la rete nostrana del 2,24%, che arriva a contare, in totale, 3.450.337 nomi .it presenti online al 31 dicembre 2021. Un risultato ottimo soprattutto se rapportato a un biennio monopolizzato dalla crisi sanitaria e dalle evidenti conseguenze su tutto il tessuto sociale e imprenditoriale del Paese.

“In questi anni più che in quelli passati, analizzare questi numeri ci sta restituendo una panoramica piuttosto puntuale e attendibile di quello che avviene in generale in un Paese fortemente provato da due anni di pandemia – commenta Marco Conti, Responsabile del Registro .it e Direttore dell’IIT-Cnr – Se il 2020 è stato l’anno dell’approdo provvidenziale e necessariamente improvvisato alla rete, di chi correva ai ripari per salvare il proprio business dalle chiusure o per avviarne di nuovi, il 2021 è senz’altro l’anno della consapevolezza e della resilienza, in cui nonostante le incertezze e le false partenze, moltissime persone non si sono perse d’animo e hanno continuato a credere nel digitale come strumento di ripresa e rilancio, o anche solo per rivendicare la presenza in rete”.

A supportare questa ipotesi di connessione tra ingaggio della rete e andamento della pandemia c’è un dato, quello di marzo 2021, che collegherebbe idealmente il record mensile di registrazioni (+60.537) al picco della terza ondata di Coronavirus in Italia e al varo del nuovo Dpcm, con relative restrizioni in tutto il Paese.

IL TREND SULLE NUOVE REGISTRAZIONI: NEL 2021 MENO IMPRESE E LIBERI PROFESSIONISTI

A far la conta dei domini registrati tra gennaio e ottobre 2021 mancano all’appello più di 5.300 domini .it di liberi professionisti: il 18,7% in meno rispetto allo stesso periodo del 2020, un dato in linea con i rapporti delle associazioni di categoria, che parlano di circa 40.000 liberi professionisti in meno nel 2020 [fonte: IV Rapporto Osservatorio Confprofessioni, dicembre 2021]. Giù anche le imprese, -6,3% di registrazioni rispetto al 2020. L’unica categoria che fa registrare il segno più è quella attribuibile alle persone fisiche, +12,3% rispetto al 2020 e, in generale, più della metà (53,7%) rispetto al totale delle nuove registrazioni.

“La rete italiana vive una fase di fermento tipica di quei momenti di riorganizzazione dettata da una crisi: per fare un paragone indicativo, con le dovute specifiche di contesto e periodo, abbiamo visto lo stesso movimento negli anni della crisi economica del 2008, con le registrazioni di nuovi .it cresciute di oltre il 70% in un triennio (2008-2011) – continua Conti – ora potremmo essere nuovamente di fronte a una importante scommessa, un’opportunità preziosa i cui ingredienti principali sono, da un lato il profondo cambiamento sull’utilizzo del web e sulla sua stessa percezione in Italia, dall’altro lato le manovre di investimenti miliardari previsti dal PNRR per la cosiddetta Missione Digitalizzazione. Sommando queste considerazioni, il 2022 è il candidato ideale a rappresentare un nuovo inizio anche per l’Italia digitale.”

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