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Emilio Sperone

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Giornata della Terra, lo zoologo Sperone sullo stato di salute del territorio: «Plastica anche nei mari calabresi. La troviamo nei pesci»

«LA Repubblica (…) tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni». Poco più di un anno fa la difesa dell’ambiente entrava nella Costituzione italiana, con un richiamo alla responsabilità – di tutti – verso il pianeta che abbiamo ereditato e verso quello che lasceremo a chi verrà dopo di noi.

Se la sfida è quella di consegnarlo così come lo abbiamo trovato, sappiamo già di averla mancata. Possiamo, però, almeno arginare i danni. È anche questo che ci ricorda la Giornata mondiale della Terra, la più grande manifestazione ambientale del pianeta celebrata ogni anno dalle Nazioni Unite il 22 aprile. Tocca a tutti farlo, a cominciare dall’ambiente in cui viviamo. E anche se la Calabria «è ancora in uno stato soddisfacente, in una scala da 1 a 10 possiamo attestarci tra il 7 e l’8», i segnali del trend negativo ci sono tutti. Lo conferma Emilio Sperone, appassionato docente di Zoologia dell’Università della Calabria.

«Io lavoro con gli squali dal 2000. E mi occupo quindi tanto di mare. In laboratorio mi capita di analizzare animali morti, pescati o ritrovati sulla spiaggia: faccio, in sostanza, la loro autopsia – racconta Sperone – Fino a quattro, cinque anni non trovavo mai residui di plastica nel loro stomaco. Ora invece iniziamo a trovarne. Per noi è un fenomeno più recente rispetto ad altri luoghi del mondo, ma è il segno della strada che purtroppo abbiamo imboccato».

PLASTICA ANCHE NEI MARI CALABRESI, MA IL PRIMO PROBLEMA SONO I RIFIUTI

Una strada che rischia di essere senza uscita. «L’inquinamento da rifiuti lascia tracce per secoli. Come fai a rimuovere le microplastiche? Ecco perché non potremo mai consegnare alle future generazioni lo stesso pianeta che abbiamo ricevuto – spiega Sperone – E questo è un tema che impegna tutti, anche la ricerca. Possiamo bonificare il pianeta dalle microplastiche? Oggi non lo sappiamo, ma dobbiamo provare a lavorarci».

Per la Calabria, dice Sperone, il primo problema è l’abbandono dei rifiuti. «Li trovi ovunque, anche in Sila, anche sull’Appennino Paolano. Mi è capitato di fare campionamenti ad alta quota, sul Pollino, e di trovare ruscelli ridotti a discariche abusive. Tutto quello che abbandoniamo in natura, che gettiamo nei fiumi, oltre a contaminare quei siti, prima o dopo arriva a mare. Può impiegarci decenni, ma arriva – continua lo studioso – Ecco perché è importante monitorare il mare: ti dice anche quello che sta accadendo sulla terraferma».

L’impegno insomma riguarda tutti. Le istituzioni, i cittadini, la ricerca. «Investire sui depuratori, spingere sulla raccolta differenziata, monitorare il territorio, i mari, i laghi, i fiumi. Avviare bonifiche immediate quando si rilevano discariche a cielo aperte – dice Sperone – E, naturalmente, non disperdere rifiuti in natura: bisogna aver rispetto dell’ambiente in cui viviamo». Anche perché quell’ambiente, non lo scopriamo adesso, è davvero una risorsa.

«Per la nostra regione è un vero motore di sviluppo economico – ricorda Sperone – Abbiamo paesaggi meravigliosi. Penso alle cascate Maesano in Aspromonte, uno spettacolo mozzafiato. Siamo la regione con più nidi di tartarughe marine di tutto il Mediterraneo. Lungo le nostre coste è ancora possibile avvistare i delfini. Gli animali che popolano la regione sono bellissimi e attrattivi. Quello degli insetti è un micromondo che contempla in Calabria specie rarissime. Abbiamo una ricchezza naturalistica tra le più importanti d’Europa, tanto da essere una delle mete principali scelte da inglesi e tedeschi appassionati di turismo naturalistico».

E forse è il caso di prendere esempio dai giovanissimi, che alle tematiche ambientali mostrano attenzione e sensibilità. «Il dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra ha bandito quest’anno il concorso ‘Naturando’ rivolto agli studenti di tutte le scuole e dell’università. A loro chiedevamo di fotografare o filmare scorci di natura. Abbiamo ricevuto decine di domande: segno dell’interesse dei giovani all’osservazione della nostra. ‘Naturando’ si conclude il 26 maggio con la premiazione – conclude Sperone – Lo consideriamo un modo per coinvolgere il territorio e ricordare che il pianeta è patrimonio di tutti».

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