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SERRA SAN BRUNO (VIBO VALENTIA) – Le Iene, la trasmissione di Italia1, è arrivata a Serra San Bruno, nel Vibonese, per occuparsi del “Caso Alaco”, l’invaso artificiale che attualmente rifornisce di acqua potabilizzata 88 comuni delle Province di Catanzaro e Vibo Valentia, per un totale di circa 400 mila abitanti.

L’intento di Giulio Golia, accompagnato dai membri del Comitato civico Pro-Serre, è quello di raccontare il dramma dei cittadini dei comuni serviti dall’invaso artificiale che dormono con l’incubo di non poter bere dell’acqua salubre e di non potersi lavare in tutta tranquillità ormai da anni. In queste ore sono molti i cittadini intervistati sul problema della presunta “non potabilità” dell’acqua che attanaglia Serra San Bruno e il suo comprensorio ormai da diverso tempo cosi come molti sono gi amministratori che vengono sentiti e altrettanti quelli che si sottraggono alle telecamere “inquisitorie” delle Iene. L’inviato si è recato nei bar e in Corso Umberto I per sentire le opinioni della popolazione e per invitarli, provocatoriamente, a bere un po’ di acqua; per poi recarsi in municipio per parlare con i membri dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco, Bruno Rosi.

Ma non è tutto qui. Ad essere preso di mira il problema acqua nella sua interezza, non risparmiando amministratori che “siedono in alto” e andandoli a scovare adagiati sulle loro comode poltrone, fresche d’estate e calde d’inverno.

La vicenda dell’invaso dell’Alaco che si trova Comune di Brognaturo (VV) è balzata agli onori della cronaca il 7 aprile 2013 con l’inchiesta “Acqua sporca” condotta dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia. I magistrati in quell’occasione hanno proceduto alla notifica di avvisi di garanzia per 36 indagati, accusati a vario titolo di avvelenamento colposo di acque, inadempimento di contratti di pubbliche forniture, omissione in atti d’ufficio e interruzione di un servizio di pubblica utilità. Sequestrati inoltre l’invaso dell’Alaco e l’impianto di potabilizzazione in quanto i trattamenti in atto potrebbero, ad avviso degli inquirenti, risultare non idonei. Quanto alla rete di distribuzione dell’acqua, la Procura ha proceduto al dissequestro dei soli impianti che allo stato non risultano utilizzati.

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