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Pippo Callipo

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VIBO VALENTIA – Si aprirà il prossimo 20 settembre, davanti al Tribunale monocratico il processo a carico dell’imprenditore Pippo Callipo, chiamato a difendersi dalla contestazione di omicidio colposo, reato per il quale ieri mattina è stato rinviato a giudizio dal gup Gabriella Lupoli.

Il 72enne amministratore unico della società della “Giacinto Callipo Conserve Alimentari spa” è stato difeso in udienza dall’avvocato Marcello Colloca mentre il collega Sandro D’Agostino ha assistito Moreno Ceravolo, 60enne dipendente dell’azienda per l’inscatolamento del tonno nei confronti del quale è stato pronunciato il non luogo a procedere.

La morte è quella di Antonio Gaglioti, operaio 49enne, anch’egli di Pizzo deceduto all’ospedale “Pugliese” di Catanzaro dopo dieci giorni di coma a causa di un incidente sul lavoro avvenuto il 3 dicembre 2015 in un locale della “Giacinto Callipo Conserve Alimentari spa” (LEGGI LA NOTIZIA DELL’INCIDENTE). Il 6 dicembre scorso per le medesime accuse ha invece patteggiato una condanna a 10 mesi (pena sospesa e non menzione) Ivan Ieracitano, 58 anni, responsabile del servizio prevenzione e sicurezza dell’azienda Callipo, difeso dall’avvocato Vincenzo Gennaro.

L’accusa, nella persona del pm Concettina Iannazzo, che ha coordinato le indagini, mentre oggi in aula era presente il pm Corrado Caputo) contesta “negligenza, imprudenza e imperizia, nonché inosservanza della specifica normativa antinfortunistica” nel reato di omicidio colposo che ha poi portato alla morte di Gaglioti, deceduto mentre stava sostituendo i vetri sopra il capannone dello stabilimento dell’azienda Callipo, precipitando da un’altezza di circa cinque metri, in assenza, secondo i carabinieri e la Procura, delle cinture di sicurezza e di adeguati sistemi di protezione, riportando molteplici e gravissime lesioni.

A carico dell’imprenditore anche la contestazione di non aver fornito alla vittima “i necessari ed idonei dispositivi di protezione individuali”. La difesa di Callipo ha invece sostenuto la totale estraneità del proprio assistito in quanto «l’iniziativa di portare i due operai sul tetto per effettuare un sopralluogo e dei lavori era stata presa da Ieracitano e senza informare il proprietario dello stabilimento (Callipo, ndr) che, pertanto, era all’oscuro di tutto. Una decisione, quella del responsabile del servizio di prevenzione – assunta dunque in maniera del tutto autonoma, mentre l’imprenditore aveva fornito tutti gli strumenti necessari alla sicurezza degli operai in servizio presso lo stabilimento».

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