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Il tribunale di Catanzaro

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VIBO VALENTIA – La Dda aveva chiesto oltre due secoli di carcere. Il gup ne ha invece inflitti poco più di 115. Ma ciò non vuol dire che il castello accusatorio sia venuto meno Ha retto visto che le principali contestazioni non sono state scalfite. E così, si è concluso davanti al giudice di Catanzaro uno dei filoni processuali scaturiti dall’operazione “Rimpiazzo” contro il gruppo dei piscopisani.

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La sentenza è stata pronunciata dal gup Paola Ciriaco nei confronti dei 21 imputati che hanno optato per il rito abbreviato (che consente uno sconto di pena fino ad un terzo): Giovanni Battaglia (9 anni di reclusione); Nazzareno Felice (8 anni e 4 mesi), Nazzareno Fiorillo (11 anni di carcere); Michele Fiorillo cl.’87 (3 anni); Rosario Fiorillo (19 anni e 4 mesi); Sacha Fortuna (17 anni e 4 mesi); Giovanni Giardina (6 anni e 26mila euro di multa); Francesco La Bella (8 anni e 8 mesi); Mario Loiacono (6 anni e 8 mesi); Luigi Maccarone (2 anni e 1.600 euro di multa); Saverio Merlo (4 anni e 8 mesi); Giuseppe Merlo (4 anni e 8 mesi); Raffaele Moscato – collaboratore di giustizia – (8 anni e 8 mesi col riconoscimento delle attenuanti per la collaborazione); Gaetano Rubino (6 anni e 4 mesi e 30mila euro di multa); Michele Suppa (2 anni).

Il gup ha poi applicato la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici con tempistica variabile a quasi tutti gli imputati e la libertà vigilata per due anni a carico di Battaglia, Felice, Nazzareno e Rosario Fiorillo, Fortuna, La Bella, i due Merlo e Moscato e revocato il reddito di cittadinanza nei confronti degli stessi, con in più Michele Suppa.

Assoluzione piena, invece, per Marco Fiorillo perché il fatto non sussiste, per Michele Fiorillo (cl.’86) per non aver commesso il fatto; per Pasquale Fiorillo per non aver commesso il fatto; Nicola Finelli, perché il fatto non sussiste; Caterina Cutrullà, per non aver commesso il fatto; Vincenzo D’Ascoli, per non aver commesso il fatto; Salvatore Vita, per non aver commesso il fatto; il boss Cosmo Michele Mancuso (assistito dagli avvocati Pietro Antonio Corsaro e Guido Contestabile) per non aver commesso il fatto.

Il giudice ha dichiarato il non doversi procedere per una serie di reati dei quali erano accusati Giuseppe Merlo, Finelli e Loiacono per sopraggiunta prescrizione e infine disposto la confisca di una serie di beni a carico di Nazzareno Fiorillo (tre fabbricati a Ionadi) e di Fortuna (Due appartamenti a Monzuno, nel Bolognese e una Fiat 500).

Gli imputati rispondono a vario titolo di associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento e rapina, aggravati dal metodo mafioso, detenzione e porto illegale di armi ed esplosivi, lesioni pluriaggravate, intestazione fittizia di beni, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale e rivelazione di segreti di ufficio.

Sono 36 invece gli imputati che hanno scelto il rito ordinario del processo “Rimpiazzo”, scaturito dall’omonima operazione del febbraio 2019 condotta dalla Squadra Mobile e coordinata dalla Dda di Catanzaro, il cui processo è in fase di celebrazione davanti al tribunale collegiale di Vibo Valentia.

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