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AVELLINO – Il patron della Sidigas, Gianandrea De Cesare, ha presentato nella giornata di martedì, attraverso il suo legale, l’avvocato Claudio Botti, il ricorso ai giudici del Riesame contro il sequestro di otto milioni di euro firmato dal Gip del Tribunale del capoluogo irpino, Marcello Rotondi.  Proprio il provvedimento emesso dal Gip del Tribunale avellinese aveva applicato, infatti, nei confronti dei beni personali e dei fondi dell’imprenditore napoletano, un sequestro da otto milioni di euro, dopo la richiesta avanzata, nei primi giorni del mese di luglio, dal procuratore aggiunto del capoluogo irpino, Vincenzo D’Onofrio e dal sostituto, Vincenzo Russo. Un provvedimento dal quale sono, comunque, escluse le aziende di De Cesare. Ricordiamo che, proprio a De Cesare, vengono contestati reati tributari di vario genere, oltre all’accusa di auto-riciclaggio.
Ora si attende il Riesame dove, il patron della Sidigas, tenterà di smontare le accuse mosse nei suoi confronti.  La situazione resta, comunque, particolarmente complessa e delicata. Una situazione che coinvolge, direttamente, anche le due società sportive collegate al gruppo Sidigas, l’U.S. Avellino e la Scandone. Se per il calcio la situazione sembrerebbe destinata a sbloccarsi, discorso totalmente diverso sarebbe quello riguardante la Scandone, gravata da diversi debiti ed autoretrocessa in Serie B.

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