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AVELLINO- Ci sono anche ventotto irpini, prevalentemente residenti nel Baianese e in Valle Caudina, tra i trecentosettantadue destinatari dell’avviso di chiusura delle indagini preliminari notificato dalla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania per lo scandalo di un vero e proprio “diplomificio” con base operativa nel Cilento.

Quello che avrebbe prodotto un danno stimato alla pubblica amministrazione per oltre 7 milioni e mezzo di euro. L’indagine, condotta dalla Procura, il Procuratore Antonio Ricci e il pm Vincenzo Palumbo, è stata condotta dai carabinieri delle compagnie di Vallo della Lucania e Agropoli, che hanno ricostruito la vicenda.

I trecentosettantadue indagati dovranno rispondere, a vario titolo, di corruzione, falsità materiale in atti pubblici e truffa aggravata ai danni dello Stato.

L’indagine scaturisce dalla segnalazione – a cura di un Ufficio Scolastico Regionale – circa la circostanza assai singolare che alcuni docenti, per l’assunzione in ruolo nel 2018, presentano titoli di studio molto datati ma mai presentati in nessuna procedura concorsuale precedente; a quel punto i militari dell’Arma decidono di approfondire come mai tali titoli non siano stati mai utilizzati per tanti anni da chi li aveva conseguiti e, acquisite centinaia e centinaia di titoli di studio “sospetti” su tutto il territorio nazionale.

Svolgono, tra le altre attività investigative che si sono rese necessarie, una certosina analisi documentale durata ben oltre un anno – che ha visto impegnati incessantemente negli uffici di Via Andrea de Hippolytis i Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria in sinergia con quelli sul territorio di Vallo della Lucania e Agropoli – e scoprono, individuando in oltre 400 “diplomi” firme false, false pergamene e discrasie tra registri e titoli, una vera e propria fabbrica di titoli di studio falsi e non certo gratuiti: tra i 1000 e i 2.500 euro il costo accertato dagli investigatori di ciascuno dei vari titoli di studio falsi rilasciati (diplomi di grado preparatorio, diplomi di specializzazione polivalente, diplomi di qualifica professionale) che hanno addirittura consentito a numerosi indagati, residenti sull’intero territorio nazionale – per – tanto, non solo nel Cilento – la vincita di concorsi in ambito scolastico, con un danno per la pubblica amministrazione che ammonta a ben oltre 7.500.000 euro.

Già nel 2019 c’era stata una vera e propria raffica di perquisizioni scattate su tutto il territorio nazionale e anche in quella occasione in Irpinia, proprio per un giro di certificazioni presunte false. Diplomi falsi, quelli per cui oltre venti persone avevano subito una perquisizione in merito al rilascio rilascio di diplomi di qualifica professionale e titoli abitativi all’insegnamento da parte di due istituti di Castellabate in provincia di Salerno.

Il blitz ha riguardato oltre trecento persone a livello nazionale. In Irpinia coloro che hanno ricevuto la “vi – sita” erano stati cittadini residenti ad Avellino, nel Mandamento Baianese e in Valle Caudina, ma anche nella zona della Baronia e del Vallo di Lauro. Lo scopo delle perquisizioni era quello di rintracciare, probabilmente materiale utile alle indagini quali pergamene dei diplomi ed altro.

.L’inchiesta è condotta della Procura della Repubblica di Vallo della Lucania ora si è chiusa con una mole di contestazioni. Basti pensare che sono contestati agli indagati circa settecentosettantotto capi di imputazione. Ora per loro ci sarà la possibilità di produrre memorie difensive o chiedere di essere ascoltati dalla Procura.

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