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La provincia di Avellino perde sei posizioni in un anno e passa dal 70esimo al 76esimo posto della classifica sulla qualità della vita. Subito dopo c’è Salerno al 77esimo posto che però ne recupera 6 posti rispetto al 2020 quanto era al 83esimo. Al 79esimo posto Benevento che però sono lo scorso anno era 33esima e infine al 94esimo a Caserta che si piazzava 93esima un anno fa. Napoli è penultima nella classifica generale scandendo di altre tre posizioni. Peggio solo Crotone. E’ quanto emerge dal Rapporto sulla Qualità della Vita in Italia 2021di ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni che mette in file le province italiane. L’indagine è giunta alla 23esima edizione. Si analizza anche la dimensione del disagio sociale e personale nelle 107 province italiane.

Tra i fattori valutati: gli incidenti sul lavoro, il tasso di suicidi, la disoccupazione. La provincia capofila è Matera, che scala 53 posizioni rispetto allo scorso anno, seguita da Agrigento e da Avellino, Salerno e Caserta. Aosta si classifica al primo posto per la sicurezza, scalando undici posizioni rispetto alla passata edizione dell’indagine Fra le posizioni di testa figurano 12 province dell’Italia meridionale e insulare, risultato in linea con quello ottenuto lo scorso anno L’Aquila e Chieti in Abruzzo; Campobasso in Molise; Benevento e Avellino in Campania; Potenza in Basilicata; Enna in Sicilia e tutte le province sarde.

La ripresa parte dai grandi sistemi urbani del Centro- Nord, che si dimostrano più resilienti al Covid e scalano la classifica. La provincia di Bologna che era 27ma lo scorso anno ora è quarta, quella di Milano guadagna ben quaranta posizioni, dalla 45ª alla quinta, Firenze passa dalla 31ma alla sesta, in un ranking che vede al top la provincia di Parma, seguita sul podio da Trento e Bolzano. Le ultime sono tutte del Sud: quest’anno la maglia nera va a Crotone, preceduta da Napoli e Foggia (che era ultima lo scorso anno). A metà classifica Roma, che scivola al 54/mo posto (l’anno scorso era al 50/mo), seguita dalla prima pro – vincia meridionale per qualità della vita, che è Matera. Parma è in testa alla classifica.

«La pandemia non ha colpito in egual modo tutte le zone del Paese, mettendo a nudo aree di vulnerabilità, a sorpresa, anche nel Nord del Paese. Ma, d’altro canto, ha messo in evidenza la capacità di reazione di altre zone e delle Metropoli, in particolare», spiega il coordinatore della ricerca, Alessandro Polli, del dipartimento di Scienze sociali e economiche della Sapienza. E verosimilmente, a suo avviso, «nella fase di uscita dall’emergenza pandemica, sono le grandi aree urbane del Centro- Nord che hanno mostrato la maggiore resilienza».

Il rapporto prende in considerazione nove dimensioni d’analisi (affari e lavoro, ambiente, disagio sociale e personale, istruzione formazione capitale umano, popolazione, reddito e ricchezza, sicurezza, sistema salute e tempo libero). Piazzandosi al top in quattro di queste (affari e lavoro, ambiente, istruzione, reddito) la provincia di Parma si aggiudica la cima della classifica, seguita da Trento, che conferma la seconda posizione dello scorso, seguita sul podio da Bolzano, che lo scorso anno era risultata ottava. Secondo le rilevazioni compiute per il rapporto, la qualità della vita è «buona» o «accettabile» in 63 province su 107, mentre lo scorso anno erano 60 su 107.

Tradotto in termini di popolazione, 22 milioni 255 mila residenti (pari al 37,4% della popolazione italiana) vivono in territori contraddistinti da una qualità della vita scarsa o insufficiente, contro i 25 milioni 649 mila residenti della passata edizione, pari al 42,5% della popolazione. Il rapporto conferma ancora una volta il gap territoriale: «emerge un quadro di profonda frattura tra le province del Centro Nord, dove la qualità della vita migliora, e quelle del Mezzogiorno», dove «continua a mantenersi stabile su livelli insufficienti o addirittura a peggiorare».

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