X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

AIELLO DEL SABATO- Legata al letto con due catene strette alle caviglie e ai polsi e lucchetti collegati alla rete, chiusa all’interno della camera al buio per tutto il giorno senza la possibilità di consumare i pasti insieme agli altri familiari e quando ciò avveniva, consentendoglielo solo e sempre in piedi, mangiando una sola volta al giorno a cena, quello che avanzava dal pranzo degli altri . Niente acqua e cibo disponibili fino a quando la porta di quella che era diventata ormai la sua prigione non veniva aperta dalla sua carceriera, sua mamma, che portava via le chiavi per impedire che altri potessero fare accesso. Senza dignità, senza libertà e senza igiene.

Visto che c’era solo un secchio che usava per i bisogni personali, la sera era la mamma a svuotarlo. Tutto senza che mai nessuno avesse avuto il coraggio di denunciare. Almeno fino a qualche giorno fa. Si, perchè il Covid stavolta è stata una salvezza per la ventunenne. Avendo contratto il virus, la mamma aveva deciso di spostarla nella stanza dove c’era la sorella, appena diciottenne. Ed è stata lei infatti a raccogliere l’sos della ventunenne ormai disperata, trovando il coraggio di denunciare la mamma, stanca delle vessazioni alla sua congiunta. Così il 23 aprile pomeriggio ha deciso di raccontare tutto ai Carabinieri di Avellino e da qui è scattato il blitz che ha liberato da anni di angherie una ventunenne di Aiello Del Sabato.

La ragazza, rinchiusa praticamente dal 2018, quando aveva tentato la fuga, ma era stata ritrovata e rinchiusa dalla madre, senza che nessuno dei familiari si potesse opporre. Minacce al padre e agli altri fratelli di cacciarli di casa. Un racconto dell’orrore quello raccolto nelle quattordici pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip del Tribunale di Avellino Marcello Rotondi, che ha disposto l’arresto nei confronti della mamma carceriera della ventunenne, che era diventata la sua aguzzina come chiesto dalla Procura di Avellino guidata da Domenico Airoma. Così la sera del 25 aprile i militari dell’Arma di Avellino, quelli del Nucleo Investigativo, specializzati nelle violenze di genere e i militari della Compagnia di Solofra, che avevano liberato la ragazza, hanno eseguito la misura e stretto le manette ai polsi della quarantasettenne M.G, accusata oltre che di maltrattamenti in famiglia, anche di lesioni personali aggravate e di sequestro di persona. Prima costretta a fare da serva in casa, senza potersi lavare, cosa che a scuola la faceva diventare «puzzona», poi dalla maggiore età le catene.

La sua unica colpa, almeno dalle dichiarazioni della stessa vittima e della sorella era quella di portare il nome dell’odiata nonna paterna. La suocera, che rivedeva nella ragazza, costretta a subire fin dall’infanzia aggressioni e violenze dalla mamma. E’ al vaglio degli inquirenti anche la posizione del padre della giovane, 46enne, il quale non si sarebbe opposto alle condotte tenute dalla moglie, e per questo motivo è allo stato indagato in concorso per gli stessi reati dei quali è accusata Ia 47enne. Nei confronti dell’uomo il gip ha emesso un provvedimento di allontanamento dalla casa familiare. La 21enne vittima delle violenze e la sorella sono state trasferite in una località protetta, mentre gli altri figli minorenni affidati a una casa famiglia.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE