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Il caso del Pd irpino senza congresso potrebbe arrivare direttamente all’attenzione del segretario nazionale Enrico Letta. Il commissario Pd Michele Bordo nell’ incontro di giovedì a via Tagliamento ha potuto toccare con mano la condizione di difficoltà che vive il partito a causa delle divisioni interne. Su tempi e modi del congresso per eleggere la nuova segreteria provinciale nessuno è d’accordo. Il deputato pugliese, responsabile Pd Mezzogiorno e Coesione però nell’incontro con i circoli e con i referenti istituzionali è stato molto chiaro e non ha voluto sentire ragioni non solo di fronte alle proteste dei segretari, del consigliere regionale Maurizio Petracca, di Rosetta D’Amelia, delegata dal Governatore Vincenzo De Luca alle pari opportunità, di Enzo De Luca, presidente dell’Osservatorio regionale rifiuti e delegato alla sostenibilità ambientale, mentre il deputato Umberto Del Basso De Caro, non si è pronunciato, condividendo molto probabilmente la linea di Bordo: congresso entro novembre con il voto degli iscritti del 2020 e 2021, archiviato tutto il lavoro dell’ex commissario, Aldo Cennamo che aveva quasi terminato l’iter per il congresso con la platea 2019, che vedeva due candidati in campo: Nello Pizza, per il “fronte regionale” e Gerardo Capodilupo, espressione dell’area di Del Basso de Caro, del consigliere regionale Livio Petitto, vice presidente della commissione speciale Aree interne e del sindaco Gianluca Festa.

Quattro su cinque dei circoli cittadini hanno protestato. Maurizio Giovanniello, coordinatore del circolo Francesco De Sanctis, concorda “pienamente con quello che è emerso dalla maggioranza degli interventi. Il congresso di doveva celebrare da tempo. Del resto, le regole che aveva seguito Cennamo erano state definite da Roma. Ora, non vedo la necessità di aspettare novembre e di riaprire un nuovo tesseramento. Se non per una volontà politica. Il problema è che affronteremo le elezioni di ottobre con un partito acefalo e diviso”. Vanni Chieffo di Laboratorio democratico è ancora più netto: “Penso che il nuovo commissario sia venuto qui già condizionato da qualche storia che gli è stata raccontata a Roma e che non rispecchia la situazione reale. Noi abbiamo cercato di spiegargli come stavano le cose ed è singolare che di fronte a circa 40 di militanti che hanno ribadito la stessa versione, lui non si sia convinto. In questo modo avrà dei problemi a gestire il partito”. Chieffo fa notare che l’unico che non ha preso la parola è stato Del Basso De Caro: “Forse la storia che hanno raccontato a Bordo era confacente alla sua versione”.

Per Franco Russo, coordinatore del circolo Libertà è partecipazione, “c’è chi vuole aggredire il partito e chi, come me, vuole che si premi la militanza. La solita commedia. Nel Pd irpino abbiamo già visto una cosa del genere con persone diverse o forse erano proprio le stesse”. Il nodo resta sempre il tesseramento: “Se si vuole riaprire il tesseramento bene ma i nuovi iscritti non debbono votare, lo potranno fare quando avranno fatto la loro esperienza nel partito. Non è giusto entrare in un partito solo per impadronirsene, la partecipazione si vede negli anni”. A spezzare una lancia per Bordo è Enzo Picariello, coordinatore del circolo il Coraggio di Cambiare che fa riferimento a Festa e Petitto, il circolo con più iscritti dell’intera provincia: “Bordo ha ragione, bisogna fare il tesseramento come da regolamento. Con tutto il rispetto per l’onorevole Cennamo e per il lavoro che ha fatto, non si poteva andare a congresso con le tessere del 2019 che contenevano anche i tesserati di Italia viva”. “Bordo è sembrato avere una posizione irremovibile”, dice Lorenzo Tornatore, coordinatore del circolo Aldo Moro. “Evidentemente in base al mandato che gli è stato conferito ritiene opportuno mettere un punto fermo al tesseramento. Personalmente ritengo che vada salvaguardato il lavoro fatto da Cennamo. E poi un tesserato del Pd lo è sempre sia quando si fa il congresso che nei periodi ordinari. Ha ragione Bordo dice che bisogna rispettare lo statuto e aggiunge che non saranno tollerate le contraddizioni che hanno caratterizzato le amministrative del capoluogo: chi si è candidato contro il partito non potrà iscriversi”.

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