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La drammatica emergenza da Covid-19, con il conseguente lockdown, sta iniziando a determinare scenari ambientali modificati in senso migliorativo ed irripetibili nella loro surreale singolarità, da analizzare con rigore tecnico-scientifico nel loro progressivo evolversi per arricchire di nuovi elementi l’attuale patrimonio di conoscenza ambientali, approfondire i fenomeni nella loro speciazione e le dinamiche dei nessi causali, indagando i valori di “bianco naturale” emergenti nelle condizioni sopravvenute.
In estrema sintesi il quasi totale blocco delle mobilità ed attività, nelle ultime settimane, ha determinato un consistente ma non sempre generalizzato decremento degli inquinamenti ambientali, con riferimento soprattutto alla qualità dell’aria – più facilmente misurabile – ma anche alle acque superficiali interne, di transizione e marino-costiere, all’abbattimento dei rumori, ecc.
Il tema è di interesse mediatico, sta impegnando il dibattito pubblico ma non può essere trattato in modo approssimativo e semplicistico richiedendo invece dati costantemente aggiornati, con l’apporto di nuove conoscenze, indagini, misurazioni e valutazioni analitiche alla base delle elaborazioni della comunità scientifica di settore.
La congiuntura emergenziale costituisce occasione più unica che rara per interessanti monitoraggi che rivalutino il “bianco” delle matrici ambientali, soprattutto su alcune principali criticità in concomitanza con la drastica riduzione delle principali fonti di pressione e sorgenti inquinanti in tutti i comprensori della regione.
L’Agenzia ambientale della Campania, nonostante le gravi difficoltà organizzative del momento, sta intensificando le attività di monitoraggio possibili sul territorio regionale, al fine di acquisire un quadro conoscitivo ed informativo sempre più puntuale, organico e sistematico a disposizione della comunità e degli operatori. E’ stata così programmata ed attivata, su indirizzo della Regione e del Ministero dell’Ambiente, una campagna straordinaria di monitoraggio dell’Arpac con la partecipazione dei Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico, dei Carabinieri Forestali e delle Capitanerie di Porto.
E’ permanentemente attiva la rete di monitoraggio della qualità dell’aria, con centraline fisse e mobili ed analizzatori che effettuano misurazioni orarie e giornaliere, segnalando nel mese trascorso un forte abbattimento dei gas e, in particolare degli ossidi (monossido e biossido NO e NO2) di azoto, e monossido di carbonio (CO) e benzene (CH) evidentemente collegati alla drastica diminuzione del traffico non solo automobilistico ma anche portuale ed aeroportuale (come da reportistica pubblicata sul sito dell’Agenzia a cura della Direzione tecnica e in continuo aggiornamento).
Si rileva, invece, una più limitata riduzione del particolato e, in particolare, delle polveri sottili (PM10) ed ultra sottili (PM25), meno costante e generalizzata sul territorio regionale, con situazioni variabili anche in relazione alle condizioni meteo-climatiche e di moto ventoso ed alla conformazione geomorfologica dei capoluoghi provinciali e dei principali centri della Campania, talvolta con una naturale tendenza al ristagno degli inquinanti. La tendenza al miglioramento dei parametri della qualità dell’aria dovrebbe generalmente consolidarsi con l’aumento della temperatura primaverile e la conseguente cessazione delle emissioni derivanti dai sistemi di riscaldamento.
Più complessa ed articolata risulta la valutazione della qualità delle acque superficiali, in particolare di quelle marino-costiere, dove per ora si possono formulare solo ipotesi empiriche essendo sospesa, la campagna stagionale dell’ARPAC sulla qualità dei punti di balneazione (che normalmente inizia il 1° aprile di ogni anno) per la verifica dei parametri sanitari relativi ad enterococchi ed escherichia coli, sintomatici di contaminazione fecale.
Sono stati già attivati campionamenti e rilevamenti su alcuni depuratori e corsi d’acqua particolarmente significativi delle province campane (Solofrana e Sarno, Volturno e Regi Lagni, Sabato e Calore, ecc), mentre il mare del Golfo di Napoli appare di maggiore limpidezza e gradevolezza estetica, manifestando una tendenza positiva ma da non enfatizzare con eccessivo ottimismo.
L’apparente pulizia delle acque marine potrebbe essere determinata dalla concomitanza di una serie di fattori favorevoli, tra cui la cessazione di scarichi irregolari e sversamenti abusivi derivanti da attività produttive, il migliore funzionamento dei sistemi depurativi e di collettamento fognario, la parziale riduzione del traffico marino e portuale, il più limitato carico antropico, la frequenza di venti nord-orientali del Golfo di Napoli ma, soprattutto, la sensibile diminuzione del trasporto solido a mare e dell’apporto terrigeno di fiumi e canali, determinato dalla scarsissima piovosità del recente periodo invernale (che fa addirittura paventare emergenza idrica nel periodo estivo).
Tuttavia è ancora presto per trarre conclusioni significative ma occorre intensificare le osservazioni quali/quantitative e le indagini tecnico-analitiche sugli attuali scenari ambientali nella loro tendenziale evoluzione positiva, traendo frutto dallo studio di questa inedita condizione – pur nel drammatico frangente emergenziale – per consolidare e potenziare nel prossimo futuro l’insieme degli interventi di protezione ambientale.
Stefano Farina – Commissario Straordinario ARPAC

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