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CASERTA – Quattro colpi di pistola contro un bene simbolo del riscatto del Casertano dalla camorra, Casa Don Diana a Casal di Principe, fanno tornare alta l’attenzione sul fenomeno criminalità organizzata.

Le indagini dei carabinieri su quanto accaduto ieri sera, dopo una giornata carica di tensione per l’abbattimento a Casal di Principe di una casa abusiva abitata da famiglie indigenti e con figli piccoli, hanno accertato che si trattava di proiettili sparati da una pistola a gas; quattro hanno colpito la porta finestra situata al primo piano di Casa Don Diana, altri quattro hanno mancato il bersaglio.

Ma ciò che ha colpito è la location scelta per compiere il gesto: i colpi infatti, è emerso dagli esami balistici realizzati dai carabinieri, sono stati esplosi da un bene confiscato situato a fianco Casa Don Diana; al momento non sono emersi elementi che indichino un attentato di matrice camorristica, ma l’attenzione resta alta proprio per la portata simbolica del luogo colpito.

«Un gesto di estrema gravità, che immediatamente qualcuno definisce ‘una ragazzatà», interviene Renato Natale, sindaco di Casal di Principe, che si è dimesso per protestare contro la demolizione della casa abusiva di via Ancona. «Casa don Diana – prosegue – è simbolo dei processi di riscatto di questa città; ormai punto stabile di riferimento di decine di organizzazioni sociali».

Il presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, ha parlato di «atto intimidatorio probabilmente, perché non si spara a casaccio, soprattutto a Casal di Principe, contro la sede dell’associazione dedicata a Don Peppe Diana. Gravissimo ».

Casa Don Diana, intitolata al prete ucciso dalla camorra nel 1994, è sede del Comitato don Diana, associazione che gestisce numerosi beni confiscati nel Casertano, e che ha manifestato interesse, su invito del Comune di Casal di Principe, a riutilizzare proprio il bene confiscato da cui sarebbero stati esplosi i proiettili; una circostanza su cui verranno fatti accertamenti investigativi.

Casa Don Diana è anche il luogo sui cui muri sono affisse le immagini delle vittime della camorra, e che ogni anno ospita migliaia di ragazzi provenienti da tutta Italia. «Ai ragazzi dico di non aver paura e continuare a venirci a trovare per apprendere come è possibile riutilizzare beni confiscati per fini sociali e culturali» dice Salvatore Cuoci, coordinatore del Comitato Don Diana.

«I colpi esplosi ieri sera ci preoccupano – prosegue – soprattutto per il momento in cui accadono: a Casal di Principe sembra si stia creando un vuoto, anche di fiducia, con le dimissioni del sindaco per la grave e ingiusta vicenda degli abbattimenti di case abitate da gente non abbiente. Qualcuno potrebbe pensare di colmare questi spazi».

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