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L’aiuto cronista di Dazn, tal Marcolin, commentatore tecnico, ha sempre la soluzione per ciò che non è stato e quale la strada per arrivare al risultato, ma…. LEICESTER. Sottolineare un’altra prova gagliarda, determinata, convincente, ricca di contenuti tecnici, degli uomini di Spalletti, ancora una volta sotto nel punteggio, in terra di Albione addirittura con due reti al passivo, è una conferma del travolgente lavoro di psicologia del tecnico toscano, che ha sostituito le urla sproporzionate e spropositate del precedente allenatore, con il lavoro sulla testa degli atleti, alcuni dei quali pur non dando risposte concrete ed interessanti, leggasi Malcuit, ed in parte anche Ruiz, hanno comunque contribuito alla manovra, soprattutto in fase di appoggio all’attacco. Non si doveva perdere, e questo è avvenuto, occorreva dare spazio a Zielinski, lontano dalla gara interna da troppo tempo ( e lo si è notato in due circostanze, quando ha fallito un aggancio a pochi passi dal portiere avversario e nel momento in cui ha colpito l’estremo difensore, sprecando un assist al bacio di Osimhen ), si doveva convincere Spalletti che di Ounas e Politano non si può farne a meno, soprattutto sulle fasce, e che la carenza di un fluidificante che abbia continuità di rendimento la si avverte, non offrendo la fascia destra, da sempre appannaggio di Di Lorenzo, a Malcuit, non avendo a disposizione Mario Rui, ormai obbligatoriamente destinatario dei palloni da riportare nella metà campo avversaria al fine di calibrare dei cross appetibili per il nigeriano ( il sentir ripetere dalla panchina, il “dalla a Mario” di spallettiana fattura, è un refrain diventato coinvolgente ndr). Un plauso generale per la mole di gioco, ma una bacchettata sui piedi dei partenopei, che hanno gettato alle ortiche delle occasioni favorevoli, vuoi per precipitazione, vuoi per approssimazione nel colpire la sfera, con Insigne, che non può fallire rigori in movimento, con Malcuit che non si ritrova tra le sue caratteristiche il tiro di potenza e preciso, con Osimhen, non sistematosi con il corpo nella posizione migliore. A quest’ultimo gli errori sono stati perdonati , in quanto ha tirato dal cilindro una vera e propria acrobazia, al momento della riduzione dello svantaggio, portandosi avanti la sfera con il destro, dopo il colpo di testa di Ruiz a smarcarlo davanti al portiere, evitando Vestergaard, e sull’uscita, a braccia alzate di Schmeichel, superarlo, alzando quasi sopra la testa del portiere uno dei suoi “trampoli” per scavalcarlo con un pallonetto; nel rush finale, ancora una volta provocato dall’ingresso dei due funamboli, Ounas e Politano, il nigeriano legge il movimento del tornante romano, gli alza il braccio per farsi notare a centro area, il cross è delizioso, Osimhen si “eleva ad oltre due metri e mezzo da terra per colpire la palla, e con precisione e potenza pone il sigillo ad un pari super meritato. Una partita da incorniciare la sua, essendosi caricato sulle spalle tutta la reazione della squadra, quando, dopo la prima segnatura, ha urlato non di gioia ma rivolgendo grida di incitamento a tutti, nessuno escluso, confermando ancora una volta che uno gioca per tutti e tutti per uno, e solleticando, quale nota nel post partita, la critica, non pesante, ma doverosa, dell’allenatore che lo ha tacciato di due negatività: “ a volte si dedica a delle corse inutili, ed ha ancora da imparare nel movimento e nel tiro..”, e se lo afferma Spalletti che nella carriera di allenatore è riuscito a far ottenere il record di reti realizzate a talenti del calibro di Totti, Dzeko, Icardi, non potrà Osimhen, talento naturale e, per di più, giovanissimo, sottrarsi a questo traguardo. E la doppia passività del risultato parziale come la si spiega? Semplicemente errori, che ci possono stare, oppure lo stravolgimento della linea difensiva, non convinta per i più, nonostante di Koulibaly non si possa dire male, né tanto meno di Rrahmani ( stava anche per realizzare, di testa la rete di una possibile vittoria, a pochi istanti dal termine del match ndr), ma si possono criticare le “leggerezze” di Di Lorenzo, non riuscendo a chiudere su Perez, lasciato solo su cross di uno scatenato Barnes, e di Malcuit, che sebbene istruito ad ampi gesti da Rrahmani a spingere verso l’esterno l’arrembante Barnes che si fiondava in area, visto che il difensore kosovaro avrebbe chiuso sull’attaccante se avesse deciso di convergere verso il centro area, ha lasciato spazio all’inglese potendo quest’ultimo concludere positivamente in diagonale. Per finire, una considerazione sulle telecronache che dobbiamo, gioco forza, accettare, a meno di rinunciare all’audio: vai su Dazn, Pardo si avvale di Dario Marcolin, ex calciatore, con tante squadre che lo hanno assoldato, ma con risultati non esaltanti, ed anche ex allenatore, su e giù per lo stivale, con scarsi successi. Ad ogni intervento, sottolinea con la scontata saggezza del “dopo”, che il calciatore “doveva”, “poteva”, “ bisognava “…insomma tutto ciò che non era stato fatto dal giocatore, trascurando di osservare la tattica, e infierendo sulla tecnica: si perde la pazienza e si passa su Sky, almeno per le partite delle coppe europee, che sono in carico ad entrambi i network. Strano ma vero, la telecronaca risulta più appassionante, meno presuntuosa, più coinvolgente, ed il Napoli pareggia…

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