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Contesta l’associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso, il concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni e altri reati contro la pubblica amministrazione, come la corruzione (in una circostanza addirittura da 400mila euro) e la turbativa d’asta, la Procura di Napoli, che ha chiesto il rinvio a giudizio per 48 persone indagate nell’ambito dell’inchiesta dei sostituti procuratori Celeste Carrano, Henry John Woodcock e Francesco Raffaele, sugli appalti assegnati in diversi importanti ospedali del capoluogo partenopeo sui quali si sarebbero allungate le mani della camorra. Tra le persone iscritte nel registro degli indagati figurano esponenti di spicco della criminalità organizzata del quartiere Vomero, come il boss 61enne Luigi Cimmino, arrestato appena due giorni dopo essere stato scarcerato, e suo figlio Franco Diego, 35 anni, oltre che diversi funzionari dei più importanti ospedali di Napoli – come il Cardarelli, l’azienda «dei Colli» e il Nuovo Policlinico – che, ipotizzano gli inquirenti, “cucivano» gare d’appalto addosso a imprese in stretti contatti con il clan Cimmino- Caiazzo, incaricato dall’Alleanza di Secondigliano di taglieggiare le ditte che fornivano servizi per quelle strutture.

Adesso le tre importanti strutture sanitarie partenopee sono inserite nell’elenco delle parti offese – 12 in tutto – insieme con diverse aziende e alcuni loro dipendenti, vittime delle pressioni della camorra. Lo scorso 22 ottobre, la Squadramobile della Questura di Napoli, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, ha notificato agli indagati le 48 misure cautelari, 36 arresti in carcere e 10 ai domiciliari, perlopiù nei confronti di dipendenti pubblici ed ex sindacalisti, oltre a due divieti di dimora in Campania. I settori ai quali la camorra, secondo l’ipotesi accusatoria, imponeva la sua pressione sono i più disparati: dal trasporto degli ammalati alle onoranze funebri, dalle imprese di costruzione e di pulizie fino a quelle che si occupano della refezione e dell’installazione dei distributori di merendine e bibite. Il «pizzo» sarebbe stato versato anche dai parcheggiatori abusivi che fanno ingenti affari davanti ai nosocomi. Il gip di Napoli Maria Luisa Miranda ha fissato per il prossimo 15 aprile, nell’aula bunker del Nuovo Palazzo di Giustizia partenopeo, l’udienza in camera di consiglio durante la quale verrà deciso chi sarà costretto a sostenere il giudizio.

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