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SALERNO. Fare punti, quattrocentocinquanta minuti di imbattibilità, uscire a testa alta dallo Stadium, non riuscire, per questione di minuti, a decretare l’esonero, che avrebbe avuto del clamoroso, di colui che conta nel suo palmares ben cinque scudetti arrisi ai bianconeri, sono elementi che giovano all’ambiente granata, sempre più caldo, sempre più convinto delle reali possibilità della squadra di poter ambire ad una posizione ben lontana dalle famose “tre” che conducono all’inferno della “B”: ormai le polemiche del gol sì del gol no, di Candreva, prima realizzatore, poi pietra dello scandalo, sono alle spalle, l’entusiasmo dei calciatori, dell’allenatore, sempre più con la squadra in pugno, contagiano, e non poco, la tifoseria, che non vede l’ora di raggiungere dieci punti dopo appena sette gare di campionato, traguardo raggiunto, dopo una serie interminabile di partite perse, nello scorso torneo, solo dopo mesi dall’avvio, soprattutto facendo un sol boccone, come già accaduto con la Sampdoria, del Lecce, che, di contro, ha subìto torti evidenti nell’ultimo match, e che spera di non trovare sulla sua strada arbitraggi poco soddisfacenti. Sorprendente la compagine affidata a Nicola, oppure straordinario il lavoro di De Sanctis, corso ad abbracciare il tecnico dopo il pari di Torino, o meglio, efficace l’operazione di salvataggio e di ripresa della società granata da parte del Presidente Iervolino, ormai tronfio per gli applausi e per i cori che gli vengono tributati ad ogni passaggio sotto la curva, prima di ogni partita casalinga? Una miscellanea di tutto ciò, non una ricetta singola, ma un coacervo che trova in queste figure, presidente, direttore sportivo, allenatore, il giusto intreccio tra le varie capacità, dall’impresa, alla scrivania, al campo di allenamento, prima, e di gioco dopo, riuscendo, ognuno per la sua parte, a fornire agli atleti tutto ciò che occorre affinchè il mosaico si completi senza sbavature, senza particolari deficienze, senza avvertire, alcuno di loro, la necessità di ricorrere a lamentele di sorta. Il gioco è di buona qualità, molto movimento, soprattutto da parte dei giocatori non in possesso del pallone, ma ciò che sorprende, più gli avversari che il pubblico, è la velocità della manovra, la capacità di muoversi, alla stregua di una fisarmonica, attaccare e difendere nel breve volgere dell’azione, quando si passa dalla fase di possesso a quella di sfera tra i piedi degli avversari, quindi l’impossibilità, per gli antagonisti di ragionare, e di trovare poco spazio, anche perché pressati, a tutto campo, dagli uomini di Nicola. Le soddisfazioni non dovrebbero mancare, soprattutto se la condizione fisica, quindi la tenuta, si manterrà su livelli accettabili, avendo notato che, quasi in tutte le gare, l’ultimo quarto d’ora ha visto la Salernitana un po’ in debito di ossigeno, fatta eccezione per coloro che erano subentrati: è da gestire la scelta della coppia di attaccanti, con Piatek che, vuoi per esperienza, vuoi per curriculum, sembra essere preferito al Bonazzoli, che da titolare inamovibile è passato ad essere un valido ricambio, nel momento in cui la stanchezza prenderà piede con il polacco, fortemente deciso a rientrare nella lista dei partenti per il mondiale in Qatar con la sua nazionale, e quindi a farsi notare dall’allenatore della Polonia, Czesław Michniewicz, che lo terrà d’occhio per fargli ricoprire il ruolo di valida riserva di Lewandowski. Nessun dramma, concorrenza che farà solo il bene dei granata, mai come ora avviati ad una rosea stagione.

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