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Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti (a destra), col vice ministro Maurizio Leo

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Conferenza del ministro Giorgetti dopo l’approvazione del Def: sul debito «l’impatto devastante» dei bonus edilizi

I NUMERI del Def, il Documento di economia e finanza, approvato ieri in Consiglio dei ministri, registrano “l’impatto devastante del Superbonus e simili” – per la cifra monstre di 219 miliardi in totale -, il peso di uno scenario geopolitico “complicato” e della stretta monetaria: il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ne ha declinato le ricadute sul Pil e sui conti pubblici illustrando un documento “asciutto”, che si limita all’indicazione del quadro tendenziale, ovvero a legislazione vigente, non quello programmatico, modulato sui provvedimenti di programmazione economica che il governo intende assumere.

Non un inedito, ha puntualizzato il ministro citando “quattro precedenti”, una scelta, quella di un documento di programmazione snello che, hanno sostenuto fonti Ue, molto probabilmente faranno anche altri Paesi. Comunque dovuta alla “rivoluzione delle regole di bilancio e fiscali in sede europea”, ha spiegato il ministro. Si attendono le “istruzioni” della Ue per la costruzione del “nuovo Def, cioè il programma strutturale”, ha spiegato Giorgetti, che dovrà essere presentato entro il 20 settembre e che rappresenta la cornice della manovra 2025. E nel programma strutturale, che si mira a presentare anche prima del termine prefissato, “il vero obiettivo” è ha affermato Giorgetti, è replicare nel 2025 il taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro, in scadenza a fine 2024 – costato 11 miliardi – cui si intende accompagnare la conferma anche per il prossimo anno delle tre aliquote Irpef, obiettivi che dovranno fare i conti intanto con i numeri indicati nel Def e l’esito della caccia alle coperture necessarie.

La crescita del Pil è stata rivista al ribasso, all’1% nel 2024, con un taglio di due decimali rispetto all’1,2% indicato nella Nadef dello scorso autunno, una stima comunque superiore a quella da molti previsori (+0,6% quella di Bankitalia) . Nel 2025 la crescita segnerà +1,2% (contro +1,4% della Nadef); +1,1% nel 2026 (1% a settembre), +0,9 nel 2027. “Le previsioni di tipo macroeconomico sono complicate da fare in un quadro economico e geopolitico complicato”, ha sottolineato il ministro. Il deficit è confermato al 4,3% come nella Nadef, calerà poi al 3,7% del Pil nel 2025 (era al 3,6% nella Nadef), poi ulteriormente giù al 3% nel 2026 (contro il 2,9%). Il debito quest’anno dovrebbe attestarsi al 137,8%, per poi salire al 138,9% nel 2025 e al 139,8% nel 2026, invertendo il trend di lieve discesa della Nadef, anche alla luce dell’aggiornamento dell’Istat del dato del 2023 che indicava un forte calo del debito al 137,3% del Pil. Nel quadro programmatico dello scorso autunno, il debito calava progressivamente dal 140,1% del 2024 al 139,9% del 2025, fino al 139,6% del 2026.

“L’andamento del debito – ha spiegato Giorgetti – è pesantemente condizionato dai riflessi per cassa del pagamento dei crediti fiscali del Superbonus per i prossimi anni, come è stato ampiamente detto: quando questa enorme massa dei 219 miliardi di crediti edilizi scenderanno in forma di compensazione, quindi di minori versamenti nei prossimi anni e, quindi, diventeranno a tutti gli effetti debito pubblico, anche ai fini contabili, oltre a essere già oggi, di fatto, questo in termini di impegni assunti dai cittadini italiani”. I controlli finora hanno portato alla cancellazione o al sequestro di crediti per 16 miliardi. Sui conti pubblici, poi, ha sottolineato il titolare del Mef, pesa anche “la componente degli interessi passivi che nel corso degli anni aumenta in relazione ai tassi di mercato”. L’auspicio è che “che finalmente ci sia l’inizio di una riduzione dei tassi d’interesse praticati dalle Banche centrali e poi dal mercato, in quanto l’inflazione sembra essere sotto controllo, soprattutto nel nostro Paese”.

L’inflazione in calo, l’occupazione che “continua ad andare bene”, il tasso di disoccupazione visto “in costante diminuzione nei prossimi tre anni”, sono segnali confortanti. In un quadro di generale incertezza dell’economia globale, “afflitta dopo la ventata del Covid” da due guerre, “ci sono elementi di preoccupazione”, ha affermato il ministro, ma “l’economia italiana si è dimostrata più resiliente di altri in Europa”. Il fatto, poi, che la locomotiva tedesca abbia “ricominciato a ingranare” è “una buona notizia per gran parte dell’economia manifatturiera italiana. Bisogna essere ottimisti, il quadro generale induce al realismo e alla prudenza”. E un atto di realismo è mettere in conto nuovi tagli di spesa per poter finanziare le misure “promesse” per il 2025, soprattutto alla luce del “disastro del superbonus che complica il quadro”. “Quando si farà la legge bilancio si troveranno le forme per confermare” il taglio del cuneo che “è la priorità numero uno”, ha garantito. “Quando avremo le istruzioni sulla nuova governance europea” al momento ancora in via di definizione, ha spiegato, “sapremo qual è la traiettoria” per la spesa, e “anche quali spese dovranno essere eventualmente ridotte, inserite all’interno della procedura per deficit eccessivo”, che è scontata dato il livello del deficit/Pil del 2023. “Quando avremo il quadro sapremo anche dove andare a incidere e tagliare per creare le risorse da utilizzare per la decontribuzione”.

Mentre per finanziare l’Irpef a tre aliquote introdotta nel 2024, ha assicurato il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, ci sono “già risorse stanziate per gli anni successivi, legate all’eliminazione dell’Ace e all’introduzione della Global minimun tax: siamo sostanzialmente allineati con l’intervento che si potrà fare sul versante della riduzione delle aliquote Irpef. Un serbatoio già c’è, ci sarà un differenziale ma penso che si potrà colmare anche alla luce degli interventi sul concordato preventivo biennale”.

La presentazione del Def è stata l’occasione per Giorgetti di fare il punto su alcuni dossier sul tavolo del governo. Sulle privatizzazioni si confermano gli obiettivi della Nadef: 20 miliardi in tre anni. Nessuna accelerazione. “L’operazione di razionalizzazione è un obiettivo ambizioso ma realistico e a quello ci atteniamo perché – ha sostenuto – l’andamento del debito e la sua sostenibilità non dipende dal programma di alienazioni”. Quanto alla possibilità di trovare un partner per Banca Monte dei Paschi di Siena, “la scarpetta è pronta”, il 2024 dovrebbe essere “l’anno buono”. Su Tim ha ribadito la bontà della proposta dello scorporo di Netco: “Penso che la proposta del governo sia l’unica realistica che garantirà la sopravvivenza e il funzionamento di Tim nel futuro. Nella rete è giusto che lo Stato ci sia e abbia un presidio”.

Infine, su Rai Way ha affermato che “ci sarà un Dpcm, non ci sarà una discesa sotto il 30%. L’idea del governo è creare un soggetto di presenza pubblica rilevante che gestisca l’assetto delle torri. C’è la volontà di arrivare a un riassetto del settore”. Il Consiglio dei ministri ha inoltre approvato il 12esimo schema di decreto legislativo di attuazione della riforma fiscale e riguarda la razionalizzazione dell’imposta di registro, di quella sulle successioni e donazioni, su quella di bollo e degli altri tributi indiretti diversi dall’Iva. Molte le novità in arrivo anche sui “patti familiari” (i trust) e la successione delle quote societarie.


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