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il premier Conte e il ministro Gualtieri

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Non si può fare sempre tutto in deficit, quest’anno ne abbiamo già fatto per 100 miliardi. Il Paese ha bisogno di una crescita reale di almeno il 3% nel 2021 e nel 2022 per evitare di perdere la credibilità sui mercati. L’autunno si annuncia caldissimo per l’occupazione e la bomba sociale non è stata disinnescata. I soldi del Recovery Fund arriveranno tra un bel po’ e a rate. Il sistema delle Regioni non funziona, sa solo programmare tardi e male clientele. Il governatore De Luca gigioneggia con il collega Zaia. Auspichiamo che nelle sedi istituzionali ritrovi la sua intelligenza politica e la forza combattiva perché l’operazione verità non può essere oggetto di modesti mercanteggiamenti

Il linguaggio della verità fa male, ma è l’unico assolutamente indispensabile nei giorni terribili della Grande Depressione mondiale. Questo indulgere ripetuto a un ottimismo di maniera da parte del ministro dell’Economia Gualtieri giocando sul rimbalzo e altre amenità varie mentre in cassa non c’è un euro, bisogna trovare 40 miliardi e non si sa dove prenderli perché non si può fare sempre tutto in deficit, ne abbiamo già fatto per 100 miliardi quest’anno, è quanto meno temerario.

Per evitare di perdere la credibilità sui mercati il Paese ha bisogno di una crescita reale di almeno il tre per cento nel 2021 e nel 2022, probabilmente anche di più, perché solo così può pensare di fare scendere il rapporto debito/pil dal tetto del 158% del 2020. L’autunno che abbiamo davanti si annuncia caldissimo per l’occupazione e un altro po’ di Cig e di aiuti vari può al massimo fare guadagnare qualche mese e rinviare all’anno dopo l’amaro risveglio della realtà ma di certo non risolve il problema. La bomba sociale non è stata disinnescata, per nulla, è lì lì per esplodere e può deflagrare in un Mezzogiorno popolato da cittadini che hanno un reddito pro capite pari alla metà degli altri due terzi della popolazione e un contesto ambientale di degrado frutto di venti anni di spoliazione della spesa sociale e infrastrutturale.

Al posto di farsi bello con le promesse e, cioè, il nulla, chi ha la regia della politica economica in questo frangente ha il dovere assoluto di affrontare e risolvere il problema della macchina amministrativa per l’utilizzo dei fondi comunitari e di dire la verità sul carico abnorme di distorsioni della spesa pubblica che pesa come un macigno sul futuro di questo Paese. Soprattutto, delle nuove generazioni. Non solo controllati, rendicontati, verificati i mitici 209 miliardi del Next Generation Eu arriveranno forse a rate molto in là (si legga Ercole Incalza alle pagine II e III) quando la bomba sociale sarà già esplosa, ma rischiamo realisticamente un taglio dei fondi 2021/2027 perché il sistema delle Regioni non funziona come è noto a tutti, sa solo programmare tardi e male clientele, e tutto si sublima in quel luogo nascosto della democrazia che è la Conferenza Stato-Regioni dove a dettare arbitrariamente legge sono la Sinistra Padronale tosco-emiliana e la Destra a trazione leghista lombardo-veneta.

Il giorno dopo il referendum avevamo messo in guardia tutti che con quel sì al taglio dei parlamentari era nata nel modo peggiore la “terza Camera dello Stato” saldamente nelle mani dei governatori del Centro Nord. Dobbiamo dire che ci ha fatto un certo effetto vedere l’uomo forte del Sud, lo sceriffo De Luca, gigionare a Porta a Porta di autonomia differenziata con il super votato Zaia, bravo Governatore del Veneto non a caso candidato da Salvini a prendere il posto di Bonaccini alla testa della Conferenza Stato-Regioni.

A dimostrazione, purtroppo, che il percorso del federalismo fiscale all’italiana può davvero condurci con il solito metodo alla “neonata terza Camera” consolidando assetti di potere e distorsioni che ci hanno portato sull’orlo del baratro. Sinceramente ci ha colpito vedere ridurre la grande questione della miope sperequazione di spesa sociale e infrastrutturale meridionali che vale centinaia di miliardi a 300 milioni di briciole per la sanità campana. Che pure lo stesso De Luca sa bene di avere messo a posto al prezzo di sacrifici durissimi e garantendo a suo vanto un nuovo sistema di pagamenti per i fornitori. Siamo sgomenti davanti a tali pubblici, modesti mercanteggiamenti. Perché l’operazione verità lanciata da questo giornale richiede respiro strategico e linearità di azione. Auspichiamo che nelle sedi istituzionali competenti l’intelligenza politica e la forza combattiva di De Luca si esprimano al meglio. Questo federalismo fiscale all’italiana e il marchingegno terribile della spesa storica vanno spezzati pezzo pezzo senza riguardi per nessuno.

Così come non riusciamo neppure a immaginare come si possa solo pensare di aprire qualche cantiere e di fare quello che si dice di volere fare quando anche a livello centrale per capire chi comanda bisogna destreggiarsi tra Dipe, Investitalia, Cabina di regia, struttura tecnica di missione, Invitalia, il supporto tecnico alla Conferenza Stato-Regioni, infrastrutture per l’Italia, comitato tecnico del Ciae e chi più ne ha più ne metta. Altro che ottimismo di maniera, qui si rischia concretamente di diventare la barzelletta d’Europa. Evidentemente non ci bastava il primato negativo della nostra economia.


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