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Lilia Cavallari

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Gli errori dei maggiori centri studi e dell’Upb sono di dimensioni macroscopiche perché non colgono minimamente il nuovo quadro esterno e interno. Continuare a ripetere questi giochetti da ragionieri di quarta serie contribuendo a fare salire i tassi perché si aggravano agli occhi del mondo i rischi di finanza pubblica italiana, può condurre fino al punto di incidere sulla stabilità finanziaria del Paese. Questo gioco pericoloso non è più tollerabile. Chi lo pratica ormai da tre anni si ritiri dalla scena o si muova subito a dire la verità. Soprattutto cambi in fretta il modello. La delicatezza della situazione richiede un immediato ravvedimento o la moral suasion dei massimi livelli istituzionali del Paese.

La regola della spesa primaria netta è il tema vero italiano sottovalutato da tutti nel nuovo patto di stabilità e crescita europeo. Stanno tutti a fare i conti di quanto si potrà spendere di meno, ma nessuno dice che è ancora più grave il fatto che non si potrebbero più usare margini di bilancio in corso d’opera.

Per cui se l’economia vola come sta volando in Italia da tre anni – prima in Europa e meglio di Stati Uniti e Cina – mentre tutti i centri studi sbagliano totalmente, non di uno 0,1%madi oltre il 100% le previsioni, e l’Ufficio parlamentare di bilancio arriva addirittura a imporre di scrivere nel documento di economia e finanza (Def) che si crescerà all’1% quando solo con il primo trimestre del 2023 l’acquisito annuo di crescita è dello 0,8% e il tendenziale è dell’1,8%, bisogna prendere atto che siamo davanti a una grande emergenza democratica del Paese e che i più alti livelli istituzionali devono intervenire con la loro moral suasion. Andiamo con ordine.

Il centro studi di Confindustria ha stimato una crescita annua dello 0,4%, ma abbiamo in tre mesi già acquisita una crescita doppia, e si marcia oggi a un ritmo annuo dell’1,8% e, cioè, a un tendenziale quattro volte e mezzo la previsione. L’anno scorso lo stesso centro studi aveva previsto una crescita annua dell’1,9%, abbiamo chiuso a +3,7%. Prometeia per quest’anno prevede una crescita dello 0,7%, il Fondo Monetario dello 0,6%, Moody’s addirittura vedeva negativo dell’1,4% e ha corretto con un +0,3. Nel mondo reale se fossero confermate le anticipazioni sul secondo trimestre in corso, il tendenziale annuo dell’1,8% di crescita italiana risulterebbe irrealistico per difetto. Stendiamo un velo pietoso sulle previsioni del centro studi della Confcommercio che da giorni sottolineiamo all’attenzione della pubblica opinione perché sono i principali beneficiari con i servizi del boom del turismo. Denunciamo invece con forza l’ipocrisia dell’Ufficio parlamentare di bilancio e della sua presidente, Lilia Cavallari.

Che addirittura si affretta a dichiarare che non c’è nessun problema per il debito italiano dopo avere imposto (sbagliando) al governo di tagliare le previsioni di crescita del Def che avrebbero reso lo stesso debito più sostenibile nella realtà e agli occhi del mondo. Siamo davanti a una lunghissima coda di paglia che non sfugge a nessuno dei più avveduti osservatori. La verità è che siamo arrivati al punto finale di un gioco pericoloso. I modelli di analisi e di previsione vanno cambiati radicalmente perché da almeno due anni non colgono minimamente due elementi fondamentali. Primo. Non si sono ancora resi conto della forza delle piccole e medie imprese italiane che si sono molto innovate e che, a differenza della grande impresa tedesca, soffrono meno del ridimensionamento delle catene globali cinesi a causa prima della pandemia e poi della guerra nel cuore dell’Europa. Noi siamo molto più flessibili, è un dato di fatto. Per capirci, se si ferma un pezzo della catena globale cinese, il gigante tedesco si ferma e noi troviamo invece molto più in fretta soluzioni alternative passando da un mercato all’altro.

Secondo. Si sottovaluta totalmente il boom del turismo globale che da noi sta raggiungendo punte mai toccate per una crescita oggettiva di desiderio di Italia del mondo, Paese attrattivo e sicuro, e per una causa interna legata alla volontà per chi può di spendere quello che si era accumulato durante pandemia. Siamo notoriamente un Paese con meno debiti privati di Francia e Germania e una quota superiore di risparmio privato ancorché ridotta dall’inflazione. Queste due traiettorie oggettive e consolidate non entrano proprio nel radar dei nostri centri studi e cominciano a diventare un problema serio. Che diventerebbe addirittura serissimo se il nuovo patto europeo dovesse essere approvato così com’è.

Perché queste previsioni sbagliate toglierebbero ogni ossigeno per finanziare un moltiplicatore sano di crescita in corso d’anno perché tutte le risorse verrebbero assorbite a priori dalla riduzione in termini assoluti del debito pubblico italiano. Sappiamo, però, tutti ormai che il problema non è ridurre il debito, ma fare correre l’economia italiana per rendere il debito ogni giorno più sostenibile creando nuova ricchezza e nuova occupazione e, su questa strada, riducendo le diseguaglianze e i divari territoriali.

Continuare a ripetere questi giochetti da ragionieri di quarta serie contribuendo a fare salire i tassi perché si aggravano agli occhi del mondo i rischi di finanza pubblica italiana può condurre fino al punto di mettere a rischio la stabilità finanziaria del Paese. Questo gioco pericoloso non è più tollerabile. Chi lo pratica da tre anni ormai si ritiri dalla scena o si muova subito a dire la verità. Soprattutto cambi in fretta il modello.


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