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Da una analisi accurata del report di BankItalia sull’Autonomia differenziata emerge come la riforma porterà inevitabilmente all’aumento delle tasse


C’è un capitoletto, nell’informatissimo report che Bankitalia ha dedicato all’Autonomia differenziata, che deve essere sfuggito ai Governatori del Nord. La sintesi delle due paginette, vergate dagli esperti di via Nazionale, si può riassumere in poche parole: la riforma Calderoli porterà, inevitabilmente, ad un aumento delle tasse, soprattutto nel Settentrione dove si produce più ricchezza. Con buona pace dei tanti contribuenti che speravano di portare a casa, con la riforma Calderoli, qualche servizio pubblico in più e qualche imposta in meno. Non sarà così.

L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA E L’AUMENTO DELLE TASSE AL NORD

E la spiegazione è molto semplice. Già dalla prossima Finanziaria l’Italia dovrà fare i conti con il nuovo Patto di Stabilità che ridurrà ancora, se possibile, i già asfissianti margini di manovra del bilancio pubblico. Come a dire: non saranno più possibili interventi extra-deficit. Anzi, con il debito pubblico che ci troviamo sul groppone, dovremo sicuramente fare qualche ulteriore sacrificio.
Con il trasferimento delle nuove funzioni ai Governatori, avremo un bilancio pubblico praticamente spaccato a metà, con le voci obbligatorie (pensioni, stipendi pubblici, interessi sul debito, missioni internazionali) a carico dello Stato e quelle “discrezionali” a disposizione delle Regioni. Con la perdita di controllo da parte del governo centrale, scrive Bankitalia, “di settori rilevanti della spesa pubblica”. Infatti, come previsto dall’attuale formulazione dell’Autonomia, le Regioni avranno diritto alle risorse finanziarie necessarie per assicurare i cosiddetti “Livelli essenziali delle prestazioni”, tra l’altro non ancora definiti. Sarebbero, in ogni caso, trasferimenti indicizzati all’inflazione, per mantenere inalterato il loro effetto reale.

Il risultato è semplice. Ascoltiamo Bankitalia: “La spesa complessiva potrebbe risentire della frammentazione dei servizi pubblici oltre che di maggiori costi dovuti a diseconomie di scala”. E, dal momento che una parte del gettito fiscale resterà nelle casse delle Regioni dove viene prodotto, lo Stato non avrebbe più il controllo di queste risorse “eccedenti rispetto al fabbisogno delle funzioni decentrate” e, quindi, perderà quella flessibilità necessaria per governare la finanza pubblica ed evitare nuovi salassi per le tasche dei contribuenti. Insomma, dovrà per forza di cose aumentare le tasse per rispettare le regole europee. Da questo punto di vista l’Autonomia differenziata non solo aumenterà il divario fra le aree ricche e quelle in difficoltà, ma sarà un pessimo affare anche per il Nord.


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