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Olaf Scholz e Angela Merkel

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Per il momento, la coalizione tedesca dei partiti Spd, Verdi e Fdp, guidata dal socialdemocratico, Olaf Scholz, sembra aperta a discutere della revisione delle regole del Patto di stabilità e di alcune forme di solidarietà fiscale Ue. Entrambi questioni fondamentali per i Paesi del Sud, come Italia e Spagna. Il ministero delle Finanze è stato affidato, però, al falco dei liberali Fdp, Christian Lindner, che comunque ha promesso: “Resteremo il Paese delle Finanze solide”.

Ma per quanto riguarda le regole fiscali Ue, nell’accordo di coalizione emerge un equilibrio tra la visione fiscale più rigida della Fdp e l’approccio, invece, più favorevole alla riforma degli altri partiti politici. È vero che il documento sottolinea che il Patto di stabilità è “già abbastanza flessibile”, ma allo stesso tempo sostiene che le regole fiscali possono essere “definite ulteriormente” per assicurare la crescita, salvaguardare la sostenibilità del debito e favorire gli investimenti verdi.

La coalizione tedesca è intenzionata, invece, a porre un termine al fondo Ue per la ripresa dalla pandemia definendolo “uno strumento limitato nel tempo e nella quantità”, senza quindi lasciare spazio alla possibilità di renderlo permanente. La nuova coalizione chiederà, poi, all’Unione Europea maggiore fermezza con l’Ungheria e la Polonia per il rispetto dello stato di diritto e sosterrà i cambiamenti dei trattati Ue con l’obiettivo di giungere ad una convenzione costituzionale e a uno stato federale europeo. Nell’accordo i partiti esortano la Commissione Europea a utilizzare gli strumenti esistenti per assicurare il rispetto dello stato di diritto “in modo più coerente e tempestivo”.

Nell’accordo i partiti di governo avvertono che la Germania approverà l’erogazione dei fondi Ue alla Polonia e l’Ungheria solo se saranno garantite delle condizioni per il rispetto dello stato di diritto, come ad esempio l’indipendenza della magistratura. Sulla politica estera, che sarà guidata dalla verde Annalena Baerbock, l’accordo di coalizione insiste sulla necessità di riformare il Servizio di azione esterna dell’Ue (Eeas), attualmente guidato dall’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell. In particolare, nel testo si insiste sull’abbandono della richiesta di unanimità da parte dei governi su qualunque azione o dichiarazione di politica estera. La coalizione propone, quindi, di passare al voto a maggioranza qualificata sulle questioni di politica estera introducendo un meccanismo che, però, tuteli la partecipazione dei gli Stati membri di dimensioni minori. Sono soprattutto i Paesi più piccoli, infatti, a non voler abbandonare il sistema di unanimità per timore di finire emarginati nelle decisioni rispetto agli altri Stati.

Il testo affronta, poi, il dibattito, riacceso con la vicenda dell’Afghanistan, di rafforzare la difesa europea. Nell’accordo la coalizione esorta a una maggiore cooperazione tra gli eserciti nazionali dei Paesi membri favorevoli all’integrazione, in particolare nell’addestramento, nelle capacità, nelle operazioni e nell’equipaggiamento. Sulla questione migratoria, dopo anni di stallo a livello Ue, l’accordo di coalizione insiste sull’importanza di una riforma del sistema di asilo europeo. Mentre, rispetto alla strumentalizzazione dei migranti da parte del regime di Lukashenko per far pressione al confine tra Bielorussia e Polonia, i partiti ribadiscono l’importanza di non scendere a compromessi: “l’Ue e la Germania non devono cedere ai ricatti”.

Riguardo alle relazioni con altri Paesi, la coalizione ritiene, poi, che l’Ue non debba ratificare un accordo sugli investimenti con la Cina, e si impegna ad affrontare con fermezza le violazioni dei diritti umani, soprattutto nello Xinjiang. Il premier britannico, Boris Johnson, invece, non troverà sponde nel futuro governo tedesco, che ha ribadito la necessità di rispettare pienamente gli accordi adottati per le relazioni con il Regno Unito e il protocollo sul commercio con l’Irlanda del Nord. Anche su questo punto, il futuro nuovo governo sembra essere piuttosto fermo: si dovranno applicare tutte le misure e le contromisure nei confronti di qualsiasi inadempienza da parte britannica.

Dal punto di vista degli equilibri politici, invece, nell’attesa che Scholz possa entrare in azione, il presidente francese, Emmanuel Macron e il premier, Mario Draghi, stanno rafforzando la loro cooperazione. Questo potrebbe, quindi, portare a un futuro asse a tre su diverse questioni in Europa: Germania, Francia e Italia. Le relazioni franco-italiane si stanno rafforzando proprio alle porte della presidenza dell’Ue francese che si insedierà a dicembre. A livello, invece di vertici delle istituzioni europee, bisognerà vedere l’impatto che avrà la nuova coalizione sulla presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, espressione dei cristiano democratici (Cdu) della cancelliera Angela Merkel e che siedono nei banchi di opposizione.

Secondo gli accordi, sembrerebbe spettare ai Verdi la nomina del prossimo commissario europeo tedesco. Questo potrebbe rappresentare un rischio per una ricandidatura di Von der Leyen a un secondo mandato all’esecutivo europeo. Allo stesso tempo, però, la coalizione ribadisce la necessità di rivedere le regole delle elezioni europee e di aprire a liste con candidati transnazionali, lasciando altre speranze a Von der Leyen di ottenere consenso per un secondo mandato.


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