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Paolo LIguori

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«È lineare. Evidente. Il modo con cui la Cina ha gestito il virus. Secondo me di balle ne hanno raccontate molte. In fondo si tratta di un paese totalitario. Come ha gestito il tutto è lungimirante, una caratteristica tipica di paesi di ispirazione comunista. Una visione programmata. Il ritardo nel dare informazioni, la copertura assicurata dall’Oms, succube dei paesi che lo finanziano. Ritardo delle informazioni che ha consentito ai cinesi di avere dei mesi di anticipo su tutto quanto poi sarebbe accaduto».

È da tempo che Paolo Liguori, nel suo programma “Fatti e Misfatti” su TgCom, porta avanti questa sua teoria. E a distanza di mesi, prima Trump, poi le inchieste sulle testate più diffuse dei giornali europei e americani hanno sposato questa tesi che non è un complotto, bensì una nuova guerra fredda.

«Da una parte un impero autoritario, dall’altra il mondo libero chiamato a raccolta dall’America»

Liguori, una vera sindrome cinese…

«Una strategia studiata a tavolino giocando d’anticipo. Perché tre mesi di vantaggio sugli altri ti consentono di guadagnare tempo sulla diffusione del virus e soprattutto sul lockdown. La Cina è un paese a regime totalitario, quindi può chiudere tutto subito, al contrario dei paesi occidentali che ci devono riflettere non poco prima di limitare la libertà delle persone».

Ma forse non sapevano come affrontare il virus…

«Macché. Hanno continuato a dire per tutto gennaio che il virus non si propaga da uomo a uomo, ma da animale a uomo. A parte che sull’origine animale di questo virus io non ci scommetterei, semmai sarei propenso a credere sul concepimento in laboratorio».

Allo scopo di ottenere cosa?

«All’Oms non è stato permesso di andare a vedere. Del resto, come è stato scritto, esiste un meccanismo che la Cina ha innescato da molto tempo. Dei fondi speculativi che fanno soldi sul dichiarare o non la pandemia. Fondo sovrano controllato per il 60% dai cinesi. Non è una cosa scandalosa, visto che i cinesi hanno i fondi sovrani della Russia, dell’America, del debito americano, del debito australiano. Entriamo in uno scenario che è la dottrina di Xi Jinping».

Vabbè, ma sembra la trama di film di spionaggio…

«Il problema è che in Italia non studia nessuno. La dottrina Xi è micidiale. Si è fatto levare la scadenza ed è presidente a vita e vanta obiettivi imperialisti, di conquista di mercati. Ci sono dei libri che spiegano bene quali siano gli obiettivi che consegue come Assedio all’Occidente scritto il direttore di Repubblica Maurizio Molinari e Scacco all’Europa di Danilo Taino. La strategia della Cina di Xi è comprare tutto nei paesi che hanno problemi economici. In Grecia hanno comprato la gestione del Pireo. In Portogallo la gestione dell’energia elettrica che è distribuita dai cinesi, in Africa hanno colonizzato tutto quello che potevano. Prestano soldi e in cambio ottengono concessioni».

E in Italia?

«Ci sono dentro più che in ogni altro paese europeo. Siamo i più minacciati. Hanno in mano i Cinque stelle e gli affari di Casaleggio con il 5G. Hanno comprato un molo a Trieste e ora cercheranno di comprare tutto il porto, trovando qualcuno che gli scavi i fondali perché così sono troppo bassi. E li scaveranno. Stanno per acquisire il porto di Taranto, e guarda caso, i Cinque stelle con Di Maio in testa sono favorevoli a venderglielo. Ci sono tante aziende che hanno il nome italiano ma sono in mano ai cinesi. Lo stesso sistema che ha la ‘ndrangheta per fare la scalata economica e riciclare denaro. Si comprano tutto quello che è possibile comprare, per entrare nei sistemi informatici e di cibernetica. Anche il direttore della Nato ha lanciato l’allarme: non vi indebitate con i cinesi perché vi strangoleranno e non potrete più pagare il debito, quindi sarete costretti cedere pezzi di sovranità e di imprese. Questo il rischio che sta correndo l’Italia e la Cina ha pure la quinta colonna rappresentata dai Cinque stelle. I cinesi volevano pure il porto di Haifa, ci è andato Pompeo a convincere Netanyahu a non vendere, mostrandogli un dossier segretissimo nel quale è scritto chela Cina appoggia pure l’Iran in cambio del petrolio. I cinesi sono entrati anche in Russia, possiedono gran parte dell’economia. La componente Putin ha accettato, la componente strategica, quella vicina ai servizi segreti del Kgb, è preoccupatissima e sottobanco lavora con gli americani per non perdere sovranità. La Cina con questa politica aggressiva ha creato una guerra fredda e tanti giornali che sono all’opposto come linea editoriale hanno cominciato a fare inchieste all’unisono sull’argomento. Le Monde, il Washinghton Post, il New York Times, il canale americano Fox News».

Che tipo di inchieste?

«Sul virus che per tre mesi è stato nascosto dalla Cina, non dando informazioni. Sulla strategia programmata dal regime cinese. Ora inglesi, francesi, canadesi, australiani, israeliani, americani e tutti gli occidentali si sono uniti come nella seconda guerra mondiale e ciò non accadeva da anni. Macron ha messo a disposizione di Trump le informazioni in suo possesso. Sul New York Times è stato reso noto un documento nascosto dal parlamento europeo che parla della minaccia cinese, di aggressività e penetrazione. Ed è stato pubblicato dai giornali francesi e tedeschi. Il Bild – arrivato al braccio di ferro con l’ambasciatore – e lo Spiegel hanno fatto due inchieste micidiali contro i cinesi e la gestione del virus».

Ma perché in Italia se ne parla poco?

«C’è una grandissima copertura totale dell’informazione. C’è stata una svolta editoriale presa dalla famiglia Agnelli e dalla Fca: la direzione di Repubblica a Molinari. Una scelta orientata su un contrasto della politica cinese. Repubblica ha pubblicato un dossier ben fatto riportando il riassunto esauriente con tutte le prove delle cose che io ho detto in tv, a partire dal 25 gennaio. Mi spiace che non abbiano trovato il modo di citarmi. È uscito il 17 maggio, si chiama I Segreti di Wuhan, i 65 giorni che hanno cambiato il mondo. Va letto perché è un lungo filo che ricostruisce gli eventi».


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