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LO SPETTRO della recessione si avvicina. Guerra, inflazione e siccità, il tris perfetto che sta mettendo in ginocchio il Paese. L’impennata inflazionistica innescata dai prodotti energetici ha colpito pesantemente anche gli alimenti basici, dalla pasta alla frutta. Mentre non si arresta l’aumento di gas e petrolio. L’annuncio dell’Algeria di ritoccare i prezzi delle forniture alternative a quelle russe per ora non tocca il nostro Paese, ma in un sistema a vasi comunicanti come quello europeo le super bollette nel resto della Ue non potranno non avere riflessi su tutta l’area. E intanto anche ieri ad Amsterdam il prezzo è salito a 161 euro al megawattora, con un rialzo del 9,2%. In flessione invece il petrolio, così come l’oro e l’argento. Giù anche il grano tenero e quello duro.

Ma al di là degli scostamenti di giornata la situazione prezzi resta pesantissima. La mappa degli aumenti stilata da Assoutenti è un bollettino di guerra. Dall’olio di semi che a giugno si è impennato del 68,6% (su base annua) al burro che ha segnato +27,7% fino alla farina che ha superato il 20%. A peso d’oro anche la pasta che costa il 18,3% in più, il pollo (+15%) e il riso (+13,7%). Preziosa la frutta fresca che a giugno è aumentata del 10,9% e, secondo Assoutenti, a una famiglia di 4 persone costerà 68 euro in più. E non va meglio con la verdura che comporterà un aggravio nei bilanci familiari di 115 euro.

Dai super cartellini non si salvano uova (+13.6%), pane (+11,3%), latte conservato (+12,1%), succhi di frutta (+9,4%), zucchero (+9,2%), olio di oliva (+8,3%), acque minerali (+8,3%). E sarà salato anche il gelato con un balzo del 13,4%. Insomma una situazione definita dall’associazione “assolutamente fuori controllo”: solo per cibo e bevande la famiglia dovrà mettere in conto una spesa maggiorata di oltre 680 euro. Per le fasce più fragili della popolazione si rischia il taglio degli acquisti o comunque la scelta di cibi di minor qualità.

Frutta, ortaggi, pasta e olio, i campioni della salutare Dieta Mediterranea, sono tra i prodotti che hanno segnato i maggiori rincari. In calo, grazie all’intervento del governo, i prezzi dei carburanti anche se il pieno continua a essere carissimo con la benzina self a 2,061 euro/litro e il diesel self a 2,024 euro/litro. Pur con i ribassi dunque il costo resta sempre elevato.

E se le famiglie, così duramente messe alla prova dalla spesa quotidiana, riusciranno a ritagliarsi un “gruzzoletto” per le vacanze dovranno affrontare l’ennesima stangata. Secondo il Codacons, infatti, tra tariffe degli aerei ritoccate del 124%, alberghi più cari del 21,4% e carburanti (+37%), solo per citare alcune voci, la “tassa” sarà di quasi 200 euro a persona. Le vacanze estive del 2022 – ha sentenziato il Codacons – saranno ricordate come le più care degli ultimi 50 anni. A pesare molto sarà anche l’ alimentazione, bar e ristoranti hanno ritoccato i listini del 4,6%, mentre i generi alimentari costano in media il 9,1% in più. Per un periodo di ferie di 10 giorni bisogna mettere in conto un budget più pesante dal 15,5 al 20% rispetto al 2021. Questa la situazione allo stato attuale, ma se non si allenterà la morsa della siccità, che sta tenendo in scacco l’agricoltura italiana, gli approvvigionamenti di prodotti alimentari potrebbero diventare ancora più costosi.

Dai piani di emergenza – ha spiegato Coldiretti – ci si attende la salvezza per le 270mila imprese agricole che operano nelle sei regioni più devastate dalla grande sete e che da sole rappresentano il 49% della produzione agricola nazionale. Si tratta di Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Lazio dove si producono il 79% del grano tenero per fare il pane, il 90% mais per l’alimentazione degli animali, il 97% del riso, ma si allevano anche il 69% delle mucche e l’88% dei maiali. Un capitale che – ha denunciato la Coldiretti – rischia di sparire, con danni che hanno già superato quota 3 miliardi. Il drastico calo delle piogge ha tagliato del 45% i raccolti di mais e foraggi, del 20% la produzione di latte, del 30% il grano duro nelle Regioni del Sud, con Sicilia e Puglia in prima linea, che rappresentano il granaio italiano. È crollata anche la produzione di riso e il caldo torrido ha bruciato la frutta (-15%). E poiché in questa estate incandescente non sembra mancare nulla, le cavallette continuano a scorrazzare e in Sardegna hanno già devastato 40mila ettari.

Per il momento le situazioni di maggiore stress idrico si registrano al Nord e Centro, ma non si può non ricordare che il Mezzogiorno è storicamente devastato dalla siccità. Domani intanto l’Anbi presenterà, in occasione dell’assemblea nazionale, il piano per la realizzazione di una rete di piccoli invasi proposto con la Coldiretti. “Con l’Italia che perde ogni anno l’89% dell’acqua piovana (circa 270 miliardi di metri cubi) – ha spiegato il presidente dell’organizzazione agricola, Ettore Prandini – serve subito una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando serve ai cittadini, all’industria e all’agricoltura”.

Il progetto immediatamente cantierabile prevede la realizzazione di una rete di bacini di accumulo (veri e propri laghetti) per arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua dalla pioggia. Si tratta di 6mila invasi aziendali e 4mila consortili da realizzare entro il 2030 multifunzionali e integrati nei territori perlopiù collinari o di pianura. Ma l’emergenza richiede un’accelerazione delle procedure e la velocizzazione delle autorizzazioni burocratiche: solo così, per Coldiretti, sarà possibile dare una risposta concreta alla sofferenza di imprese e cittadini.​


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