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Vladimir Putin

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Vladimir Putin ha coltivato l’immagine dell’uomo solo al comando, che regna dall’interno della sua città/fortezza del Cremlino

Vladimir Putin ha coltivato da tempo e con grande coerenza l’immagine dell’uomo solo al potere, che regna dall’interno della sua città/fortezza del Cremlino, dove riceve i suoi sottoposti e da dove emana i suoi ordini. A tal fine ha anche sfruttato la pandemia del Covid, accrescendo la distanza fisica tra il capo e i suoi interlocutori, sia connazionali che esteri.

Tuttavia questa immagine “imperiale” ora assume dei contorni più cupi e drammatici, perché non è più quella di un vincitore.

La foto della sua presenza solitaria nella cattedrale del Cremlino, per la celebrazione del Natale ortodosso, sembrava più quella di un uomo isolato che quella di un capo al vertice del potere. La solitudine del capo può essere un elemento di forza, specie in caso di successo, ma può indebolirlo se il successo sembra sfuggirgli.

PUTIN SOLO AL COMANDO, L’INIZIO DELLA FINE?

Stiamo dunque assistendo all’inizio della fine dell’era Putin? È presto per dirlo, anche perché sinora non sembrano delinearsi pretendenti in grado di sostituirlo. E poi perché anche un Putin indebolito potrebbe avere altre frecce al suo arco.

Ad esempio, una, già usata in precedenza, modellata sul gioco poliziotto buono e poliziotto cattivo, potrebbe prevedere ancora una volta un ruolo chiave per il suo fedelissimo Dimitri Medvedev che, forse non a caso, in questi mesi si è fatto notare per l’uso di una retorica fortemente militarista e persino avventurista (anche in campo nucleare), lasciando a Putin il ruolo dello statista più equilibrato.

In tal modo Medvedev potrebbe rivelarsi molto utile se si trattasse di assumere il controllo di quelle forze politiche più nazionaliste e revansciste che oggi, nel Parlamento russo, sono le più critiche nei confronti del Presidente. Un qualche tipo di nuova staffetta Putin-Medvedev e poi di nuovo Putin potrebbe, in caso di necessità, assicurare la sopravvivenza del regime.

UN TENTATIVO DI PRENDERE TEMPO?

Oppure, più semplicemente, stiamo assistendo ad un gioco di specchi volto a guadagnare tempo e confondere gli avversari, sia interni che esteri, mentre l’Esercito russo prepara la sua nuova grande offensiva di febbraio-marzo: questa volta condotta secondo le regole, con una forte supremazia di uomini e di mezzi, ben concentrata contro pochi obiettivi strategici, con la speranza di riuscire a distruggere la resistenza ucraina o comunque di conquistare altro territorio, così da essere nella posizione di forza necessaria per imporre un armistizio a condizioni favorevoli per Mosca.

Non è detto che questi giochi molto complessi abbiano successo. L’uomo solo al comando è molto potente, ma anche molto vulnerabile, proprio a causa della sua solitudine.

Se però realmente questa fosse la situazione, ciò significherebbe che la sorte della guerra, e del Presidente Putin, potrebbe decidersi entro i prossimi mesi, forse addirittura prima dell’estate.


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