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Dal 2010 al 2020 in Italia abbiamo speso complessivamente per infrastrutture 98,3 miliardi. In Germania la spesa ha superato i 227 miliardi, i Francia 223 miliardi e 186 miliardi in Gran Bretagna

Il rapporto “Sussidiarietà e governo delle infrastrutture” realizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà fornisce una serie di dati tra cui uno mi sembra interessante e da divulgare: l’Italia spende in strade, autostrade ferrovie ed aeroporti circa la metà rispetto alle altre maggiori nazioni europee. In particolare, si precisa nel rapporto, negli ultimi dieci anni l’Italia ha investito lo 0,4% del PIL contro lo 0,9% della Francia, lo 0,8% della Gran Bretagna, lo 0,7% della Germania e lo 0,6% della Spagna. Dal 2010 al 2020 l’Italia ha speso complessivamente per la costruzione e la manutenzione delle infrastrutture 98,3 miliardi mentre in Germania la spesa ha superato i 227 miliardi, i Francia 223 miliardi e 186 miliardi in Gran Bretagna.

INFRASTRUTTURE IN ITALIA, I DATI LEGATI AGLI INVESTIMENTI

Da almeno nove anni ribadisco questa folle distanza del nostro Paese dai livelli di investimento degli altri Paesi della Unione Europea, tuttavia pur apprezzando il lavoro fatto dalla Fondazione per la Sussidiarietà io ho sempre articolato i dati legati agli investimenti nel comparto delle infrastrutture in due distinti periodi.

  • Il periodo che va dal 2002 (anno in cui con la Legge 166/2002 si dà copertura finanziaria al Programma delle Infrastrutture Strategiche definito dalla Legge 443/2001, Legge Obiettivo) al 2015 in cui con l’arrivo del Ministro Delrio viene bloccata la operatività della Legge Obiettivo
  • Il periodo che va dal 2015 fino al mese di ottobre del 2022 in cui praticamente si segue prima, con il Ministro Delrio, la logica del “project review” che blocca interventi come l’alta velocità Verona – Vicenza, il Terzo Valico dei Giovi, il nodo di Firenze e dopo il Ministro Delrio si segue la logica dell’annuncio o, al massimo, si continuano a realizzare opere della Legge Obiettivo che non era stato possibile bloccare da parte dei Ministri dei Governi Conte 1, Conte 2 e mi spiace anche dei Ministri del Governo Draghi.

Ebbene questi due periodi portano ad un valore diverso non nella sostanza ma nella identificazione temporale; infatti nel primo periodo, quello che va dal 2002 al marzo 2015 la spesa globale è stata pari a 146 miliardi di euro mentre dall’aprile 2015 al mese di ottobre del 2022 (data di insediamento dell’attuale Governo) l’importo si attesta su un valore di 49 miliardi di euro e di tale importo 31 miliardi sono interventi relativi alla Legge Obiettivo.

LA VERITÀ DEI DATI DEL COMPARTO DELLE INFRASTRUTTURE IN ITALIA

Quindi, per me il rapporto rappresenta una conferma di quanto più volte da me ribadito in questi anni e di quanto invece molti Ministri come la Onorevole Paola De Micheli o il Professore Enrico Giovannini hanno raccontato. Senza dubbio, come ho spesso precisato, loro non hanno colpa ma nella maggior parte dei casi hanno creduto in informazioni sbagliate fornite da chi pensava che il racconto, la narrazione positiva producesse consenso, dimenticando che, specialmente nel comparto delle infrastrutture i dati non si possono modificare specialmente quando hanno come riferimento un triste risultato di quegli anni, sì degli anni che vanno dal 2015 al 2022 in cui sono fallite 120.000 imprese delle costruzioni e si sono persi 600.000 posti di lavoro.

Questo triste passato, questa non bella manifestazione della incapacità della spesa, questo crollo del comparto delle costruzioni nella formazione del Prodotto Interno Lordo, dal 20 – 25% al 7 – 8%, sicuramente trova anche una precisa scelta nei Governi che da Renzi si sono succeduti fino a Draghi; una scelta che, specialmente nei Governi Conte 1 e Conte 2, ha visto privilegiare l’uso delle risorse in conto esercizio e non quelle in conto capitale per garantire le coperture di provvedimenti come il Quota 100 ed il Reddito di Cittadinanza. Ma la verità è che non realizzando investimenti la macchina dello Stato si è praticamente bloccata. E ritengo opportuno precisare che non hanno influito né la pandemia né la guerra in Ucraina; infatti dove i cantieri erano aperti i due eventi negativi non hanno prodotto sostanziali ritardi.

IL FUTURO E LA PROSPETTIVA DI “INVESTIMENTI SENZA PRECEDENTI”

Invece questa stasi di quasi dieci anni, a mio avviso, provocherà un effetto di trascinamento anche in questo periodo in cui il nuovo Governo sembra convinto di far ripartire davvero la macchina. In tutti i modi dopo la presentazione di questi dati, da parte della Fondazione per la Sussidiarietà, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Salvini ha dichiarato: “Nei prossimi mesi ci saranno investimenti senza precedenti soprattutto per strade, autostrade, ferrovie e dighe; parliamo di 4.000 cantieri solo per opere ferroviarie e stradali e 125 miliardi di investimenti esclusivamente per far correre di più e meglio i treni”.

LE SCELTE DEL MINISTRO MATTEO SALVINI

Ho grande stima per il Ministro Salvini, in modo particolare per due suoi atti, per due sue scelte:

  • La prima quando abbandonò il Governo Conte 1 dopo che l’allora Presidente del Consiglio Conte dichiarò pubblicamente in una conferenza stampa da Palazzo Chigi che aveva deciso di bloccare i lavori del tunnel ferroviario ad alta velocità Torino – Lione e questa sua scelta era motivata dal fatto che:
    • Non era partito alcun cantiere
    • Anche la Francia aveva deciso di bloccare tale opera
    • La Unione Europea non aveva stanziato e non intendeva stanziare risorse per tale opera.

Tre elementi che non trovarono alcun riscontro. E l’opera non fu bloccata perché fortunatamente l’accordo bilaterale con la Francia era stato approvato per Legge e quindi solo il Parlamento avrebbe potuto bloccare l’intervento.

  • La seconda quando appena insediato nell’attuale Dicastero ha deciso di realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina ed è riuscito ad inserire subito questa volontà nella Legge di Stabilità 2023 e a varare subito dopo una apposita Legge che rende di nuovo possibile la realizzazione di un’opera essenziale per il Paese e per la Unione Europea (ricordo che ogni anno il PIL della Regione Sicilia perde 6,2 miliardi di euro a causa della sua insularità).

LA VERA ATTIVAZIONE DI UN’OPERA È QUANDO SI PAGA IL PRIMO SAL

Proprio perché riconosco tali meriti e proprio perché sento il dovere di dichiararli, posso permettermi di consigliare al Ministro di non annunciare l’attivazione di 125 miliardi di euro o l’apertura di 4.000 cantieri; l’attivazione di un’opera o come si usa dire la messa a terra di un intervento non è quando si approva il progetto, non è quando si ottengono tutte le autorizzazioni, non è quando si effettuano le gare, non è quando si consegnano i lavori e si aprono i cantieri, ma solo, ripeto solo, quando si paga il primo Stato Avanzamento Lavori (SAL). La mia, proprio per le cose dette prima, non è assolutamente una critica ma solo un modo per evitare di ripetere un passato di quasi dieci anni da dimenticare.


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