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Su una cosa sono tutti, o quasi, d’accordo: l’assistenzialismo in Calabria ha fatto il suo tempo. Lo aveva detto pochi giorni fa il candidato del centrosinistra, l’imprenditore Pippo Callipo. Lo hanno ribadito dopo la vittoria schiacciante di Jole Santelli (Forza Italia), Antonio Tajani e Giorgia Meloni. «Basta assistenzialismo – ha detto il vicepresidente della compagine berlusconiana – ma creiamo lavoro e permettiamo ai giovani e alle migliori intelligenze del sud di poter essere protagoniste qui e non all’estero». Gli fa eco la leader di Fratelli d’Italia, secondo la quale «Il sud chiede lo sviluppo e non cerca nella logica assistenzialista la risposta».

Troppo presto per dire se la nuova giunta calabrese farà porterà davvero avanti una battaglia per gli investimenti, invece che per i sussidi. Un dato però non può essere ignorato: il crollo del Movimento 5 stelle nel voto regionale. I grillini passano dal 43% registrato alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 a uno stentatissimo 7% (6,27% se si guardano solo i voti racimolati dalla lista M5s). In termini assoluti corrispondono al consenso di 48.784 elettori, un numero di molto inferiore ai 69.837 famiglie calabresi (per un totale di 173.977 persone, minori inclusi) che da circa nove mesi percepiscono il reddito di cittadinanza.

DISOCCUPAZIONE RECORD

A oggi la Calabria è la prima regione per incidenza della misura simbolo della politica pentastellata, ma evidentemente due anni dopo la travolgente vittoria di Di Maio e compagni, quei circa 500 euro erogati mensilmente non bastano più. O meglio, sono appena un cerotto su una ferita ben più profonda. L’ultimo dato fornito dall’Istat sulla disoccupazione, relativo al terzo trimestre 2019, fotografa una Calabria al 18,8%. Un dato che diventa ancora più drammatico se lo si declina soltanto fra i giovani, nella fascia compresa fra i5 e 24 anni. In questo caso la percentuale sale vertiginosamente fino a toccare il picco record del 52,7%, uno dei dati più bassi registrati non solo in Italia, ma in Europa. È anche per questo che in appena dieci anni, circa 300mila giovani hanno lasciato la regione per studiare e lavorare in altre zone di Italia o addirittura all’estero.

L’ENTUSIASMO DI SANTELLI

«La mia sarà una Calabria rock». La promessa, vaga quanto estusiasta, arriva dalla neogovernatrice nella conferenza stampa post vittoria. «La voglio veloce – precisa – dobbiamo avere anche noi l’Alta velocità. Efficiente: con una sanità che funzioni. E che punti sulla cultura e sul turismo messo a sistema, capace di valorizzare spiagge, borghi e le nostre eccellenze gastronomiche. Chiederò alle migliori menti calabresi che vivono fuori di restituire almeno un giorno al mese del loro tempo per aiutare questa terra». Un programma ambizioso, un libro dei sogni direbbe qualcuno, che ora dovrà vedersela con quello che in Calabria c’è già e con ciò che invece manca. Il governatore uscente, Mario Oliverio, lascia in eredità al suo successore il nuovo Contratto di Servizio 2018-2032, firmato a fine 2019 dalla Regione Calabria e da Trenitalia. Circa 300 milioni di euro di investimenti, 27 nuovi treni, fra cui i moderni “Pop”, e rinnovo della flotta regionale entro il 2026, con promessa di consegna del primo nuovo convoglio già nel 2020. Non proprio l’alta velocità sognata da Santelli, ma quantomeno un passo in avanti per il trasporto locale, che attualmente sconta un’età media dei convogli di oltre 30 anni. Sempre che contratto e scadenze vengano rispettati.

L’ALTA VELOCITÀ

Portare i treni veloci fino alla punta dello Stivale è tutt’altra storia. Qualche giorno fa un convoglio di Italo si è fermato a Reggio Calabria. Solo una prova, sia chiaro, finalizzata a rilasciare alcune certificazioni al personale, ma che ha comunque acceso la speranza che anche in Calabria un giorno possa arrivare la Tav. Esiste un progetto di legge, da tre miliardi di euro, che dovrebbe portare in quelle zone l’alta capacità, cosa diversa dall’alta velocità, utilizzando la dorsale tirrenica. La ministra delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli, in Calabria negli scorsi giorni per sostenere il candidato Pd, promette che i prossimi anni saranno quelli decisivi. Dall’altra parte della costa nell’ultimo anno è spuntato un treno Sibari-Bolzano, una sorta di banco di prova per Trenitalia costato 1,5 milioni di euro alla Regione per supportare il servizio. Oltre Sibari, però, la linea jonica è ancora non elettrificata in buona parte. Nel 2016 il Cipe ha stanziato 307 milioni, spesi per elettrificazione, messa in sicurezza di gallerie, taglio dei passaggi a livello. C’è poi la questione dei collegamenti con punti nevralgici per lo sviluppo dell’economia e del turismo della Regione. Vedi il Porto di Gioia Tauro e l’Aeroporto di Lamezia Terme, sprovvisti di collegamenti ferroviari con il resto d’Italia. Le cause di tanta arretratezza, la Calabria le condivide con il resto del Mezzogiorno. Investimenti a singhiozzo, che anno dopo anno hanno portato sempre meno risorse in Calabria, come nelle altre regioni meridionali. Fra il 2010 e il 2015, gli anni in cui al Nord il progetto tav è già avviato, gli investimenti finalizzati allo sviluppo del Mezzogiorno si riducono a un misero 0,15% del Pil. È questa la battaglia che aspetta Santelli, la battaglia che dovrà condividere con tutti gli altri governatori meridionali, se vuole davvero una Calabria “rock”.


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