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La dinastia dei Cesaro potrebbe essere ai titoli di coda in politica. La vendetta interna è stata consumata alle ultime elezioni nei confronti di Armando Cesaro, capogruppo uscente di Forza Italia in Consiglio regionale, figlio del pluridiscusso politico Gigino ‘a purpetta.

Il primo colpo era stato inferto dal segretario della Lega, Matteo Salvini: durante i giorni della presentazione delle liste elettorali aveva preso infatti le distanze dalla famiglia di Sant’Antimo, comune dell’hinterland napoletano, raggiunta da una serie di provvedimenti giudiziari ad agosto.

«In Campania non voglio un Cesaro di fianco – aveva detto il segretario leghista – l’importante che l’epoca dei Cesaro e dei Cosentino in Campania sia finita. Vogliamo liste pulite». Cesaro si era messo da parte in nome della coalizione, confermando il proprio sostegno a Forza Italia e al candidato alla presidenza del centrodestra, Stefano Caldoro.

«Da lunedì inizierà una nuova fase, che cancellerà l’ingiustizia e la cattiveria che ho subito e che coinvolgerà quanti continuano a credere al cambiamento di Napoli e della Campania e che sono stanchi di logiche vecchie e perdenti. Oggi, nonostante tutto e tutti, andiamo a votare Forza Italia. Coerenti e leali come sempre!» aveva scritto domenica scorso sulla sua pagina Facebook.

Più che una linea giustizialista del leader del Carroccio, quella presa di posizione a Cesaro era apparsa come un vero e proprio affronto personale.

Tant’è che la candidatura in Forza Italia di Annarita Patriarca, ex sindaco di Gragnano e figlia dell’ex sottosegretario Dc Francesco, non era andata giù a Cesaro. Il motivo era da ricercare nei guai giudiziari del marito della donna, l’ex primo cittadino di San Cipriano d’Aversa (Caserta), Enrico Marinelli.

Insomma, perché io fuori e lei in lista? Questo in sintesi il suo interrogativo. Dopo un lungo braccio di ferro, Annarita Patriarca l’ha spuntata: è stata candidata ed oggi è risultata la prima eletta in Forza Italia con 10.864 voti nella circoscrizione Napoli (l’altro consigliere in consiglio è Massimo Grimaldi, eletto nella circoscrizione Caserta). Secondo posto per l’ex sindaco di Santa Maria La Carità, Francesco Cascone, con 10.075 preferenze. E soltanto terza Maria Grazia Di Scala con 9.843 consensi.

uest’ultima, consigliere uscente di Fi, era la candidata sostenuta pubblicamente da Armando Cesaro. La seconda vendetta interna, insomma, è stata consumata.
E’ al settimo cielo l’europarlamentare Fulvio Martusciello, che assieme al fratello Antonio sono da anni legati a Silvio Berlusconi. E’ lui uno dei principali artefici della spallata ai Cesaro. Ha sostenuto apertamente e con forza la Patriarca.

«È la vittoria della passione della politica che viene qualche volta anche prima della famiglia, è la vittoria del cuore, della lealtà, è la rivincita contro chi dal suo stesso partito le ha sparato contro. È il futuro che diventa presente – ha scritto sulla pagina Facebook – E’ una pagina che si gira. Una storia che è finita e una che invece comincia. È la dimostrazione che il voto si può chiedere non con le minacce ma con il sorriso. È la prova che la militanza premia. È tutto quello che saremo in un partito finalmente libero di far crescere la classe dirigente solo basandoci sulla militanza. La nuova Forza Italia è questa». Le bacchettate, ben poco velate, erano dirette proprio a Cesaro. Chiusa una pratica, ora se ne apre un’altra. Quella del futuro del partito in Campania.

«La sconfitta è sonora e apre una seria riflessione sul futuro del partito in Campania, ma non è che gli alleati del centrodestra se la passino meglio – ha spiegato Martusciello – La Lega, tanto per fare un esempio, rispetto al dato delle Europee esce notevolmente ridimensionata. Ora spazio al ringiovanimento della classe dirigente in Campania e soprattutto a chi ha dimostrato di avere la forza dei numeri, come la neo-consigliera regionale Annarita Patriarca che a Napoli ha sbaragliato la concorrenza e ha incassato una grande affermazione personale risultando la più votata tra i candidati della coalizione».

Nella guerra interna tra i pro e i contro Cesaro si è inserito anche il deputato e coordinatore provinciale, Antonio Pentangelo, che ha mal digerito i “tradimenti” e la mancata candidatura del capogruppo uscente.

«Dopo cinque anni e una transumanza di nostri esponenti di Fi con De Luca, cosa ci aspettavamo? Tantissimi nelle liste di De Luca sono degli ex azzurri. Fa male vedere tutto questo. Noi ci assumiamo tutta la responsabilità politica, ma vorrei che qualcuno -si sfoga- mi spiegasse quali siano queste responsabilità, che devono avere un nome e un cognome». Pentangelo parla di un partito penalizzato con l’estromissione di Armando Cesaro causa veto della Lega per il principio delle liste pulite: «Possiamo non tener conto del fatto, per esempio, che all’ultimo momento ci hanno sottratto il capogruppo in Consiglio regionale, che era il primo eletto nella precedente tornata? Noi non siamo in debito, siamo in credito o no?».

Scontri, tradimenti e inchieste giudiziarie hanno ridotto in cenere un partito che non è riuscito ad andare oltre il 5,16 per cento in Campania. Altro che sconfitta, Forza Italia è stata rasa al suolo assieme alla dinastia dei Cesaro. Risorgeranno?


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