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La foto dell'incontro di ieri tra Berlusconi e Meloni pubblicata sui social

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AD ASCOLTARE Matteo Renzi, che sembra tornato in auge malgrado gli scarsi bottini elettorali, “Berlusconi e Meloni fingono di litigare ma c’è già l’accordo, forse sottoscritto nella mattinata di ieri. Insomma, è tutta una manfrina”. “La frattura del centrodestra sarà ricomposta in breve tempo” è lapidario uno dei capi delle opposizioni, e continua sostenendo che “non possono rompere e non romperanno”. Se Fontana e La Russa sono sulle poltrone più alte dei vertici istituzionali “devono dire grazie a Enrico Letta, e alla sua strategia suicida”. Ovvero, ha sbagliato campagna elettorale.

Adesso c’è un nuovo atto, tutto da scrivere, “Quelli che si stanno accordando con la maggioranza – sostiene Renzi – sono gli stessi che accusano noi di volere le poltrone. Io dico che gli accordi istituzionali devono garantire tutte le minoranze”. Mentre con tutto il fiato, Calenda scandisce. “Se Pd e 5stelle ci tenessero fuori, sarebbe un atto di una gravità inaudita, atto che dovremmo immediatamente porre all’attenzione del presidente della Repubblica”. La giornata di ieri segna una tappa importante nella costruzione europea, se non altro annuncia, che presto ci saranno manifestazioni contro Putin a partire da giovedì. E presto nascerà al Senato il gruppo delle Autonomie. Sarà formato da senatori della Svp e da due rappresentanti del Pd. È il punto di partenza del nuovo governo.

Con una liturgia molto semplice, quasi spartana, c’è stato l’incontro tra FI e FdI. Si è concluso con un comunicato stringato e assai povero di aggettivi, forse per rendere la scena adeguata alla gravità e all’inquietudine nei rapporti tra i due partiti. Nella nota finale, dopo l’incontro durato un’ora, si mette in risalto il clima di collaborazione. Già questa brevità fa capire il tono sbrigativo dell’evento che ha tenuto banco per una settimana facendo saltare i buoni propositi del negoziato.

Berlusconi si è piegato alla volontà di Giorgia Meloni che è uscita con la vittoria in mano da una trattativa che ha rischiato di far saltare il centrodestra, ma non è l’ultima parola, questa, probabilmente ci sarà molta carne al fuoco.

Il simbolo dell’unità è l’ingresso al Quirinale delle delegazioni del centrodestra come affermato nel comunicato congiunto: “Fratelli d’Italia e Forza Italia si presenteranno uniti, con le altre forze della coalizione, alle prossime consultazioni con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella”.

È un passo avanti molto significativo, considerato che Forza Italia e Fratelli d’Italia si sono scambiati insulti fino all’altro ieri. Gli osservatori fanno notare come in realtà chi esce con le ossa rotte sia proprio FI che si è scontrato contro la tenacia di Giorgia Meloni.

Sembrerebbe che siano quattro i ministeri concessi da FdI a Forza Italia. Antonio Tajani vicepremier e ministro degli Esteri, Elisabetta Alberti Casellati alle Riforme, Carlo Nordio alla Giustizia, Gilberto Pichetto Fratin al ministero della Transizione Ecologica.

Sono questi, alcuni dei nomi discussi nel corso dell’incontro tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. A quanto si apprende la leader di Fdi avrebbe dato la disponibilità ad indicare altri due esponenti azzurri per il ministero della pubblica Amministrazione e per l’Univerisità. Tra i nomi che circolano ci sono quelli di Alessandro Cattaneo, Anna Maria Bernini e Sestino Giacomoni, ex deputato di Fi non rieletto.

Al di là del totoministri che può riservare colpi di scena fino all’ultimo, oggi è attesa l’elezione dei capigruppo delle forze politiche, alla Camera e al Senato. Il passaggio successivo saranno le consultazioni del Capo dello Stato per la formazione del governo che inizieranno il 20 ottobre.

È in gioco soprattutto il destino di Forza Italia, rileva Osvaldo Napoli di Azione: “Qualsiasi compromesso verrà trovato, sanno già tutti, Meloni e Berlusconi prima di altri, che sarà una tregua temporanea perché la posta in palio, cioè la disintegrazione di Forza Italia, è troppo alta perché uno dei due rinunci a combattere”.


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