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Studenti in didattica a distanza

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I lunghi mesi di didattica a distanza hanno messo a dura prova gli insegnanti che hanno dovuto riadattare metodi e programmi di insegnamento e studenti che si sono dovuti abituare ad uno stile di vita molto diverso perdendo la quotidianità scolastica e il contatto con i propri coetanei. Ho voluto parlarne con la psicologa e psicoterapeuta Caterina Bevacqua che svolge il ruolo di insegnante di sostegno in una scuola primaria.

Che difficoltà possono riscontrare i bambini che rientrano a scuola dopo mesi di Dad?

I bambini tendenzialmente riescono ad adattarsi molto meglio degli adulti nelle più svariate situazioni. Quella che stiamo trattando, però, non riguarda solo il bagaglio di competenze e apprendimenti, sfidato da un lungo periodo di adattamento alla dad, ma anche il vissuto emotivo dei bambini che una volta rientrati a scuola continuano a districarsi fra regole rigide e impattanti. Sicuramente i bambini che stanno riscontrando maggiori difficoltà sono quelli che già prima della pandemia manifestavano stati d’ansia, da separazione dai genitori o nella relazione con i compagni. A questi si aggiungono anche i bambini con disturbi comportamentali, che nei mesi di chiusura si sono disabituati alle regole e il rientro fra i banchi ha innescato non poche ostilità. Senza dimenticare, inoltre, i bambini con disturbi specifici dell’apprendimento, che hanno subìto la complessità della dad per quanto riguarda tutti gli aspetti di organizzazione, carico cognitivo, uso delle tecnologie, ecc.

Quali comportamenti erronei potrebbero assumere e come potrebbero ripercuotersi nella loro vita a scuola?

A livello emotivo e comportamentale l’impatto sui bambini risente sicuramente del filtro dei loro genitori, di come hanno vissuto e stanno vivendo loro questa situazione. Nei bambini più piccoli potrebbero manifestarsi delle regressioni, potrebbero voler tornare a vecchie abitudini e comportamenti come se avessero perso le autonomie acquisite al solo scopo di cercare rassicurazione e accudimento. I bambini un po’ più grandi invece possono soffrire maggiormente stati d’ansia e depressione, che quindi favoriscono condizioni di isolamento, ma anche disturbi del sonno, problemi di concentrazione, maggiore irritabilità. A livello comportamentale chi invece presentava già problemi di aggressività, il contesto può presentarsi particolarmente sfidante e aumentare le reazioni di collera. Occorre ricordare, però, che a supporto di tali disagi e traumi da covid, molte scuole italiane hanno disposto uno sportello di supporto psicologico tenuto da un consulente esperto a disposizione di studenti ed insegnanti.

C’è il rischio di psicopatologie in età adulta?

La percezione del bambino di questo evento sarà senz’altro filtrata da sue componenti temperamentali, e qui tiriamo in ballo la sua vulnerabilità personale, e da ciò che l’ambiente familiare ha potuto offrirgli per riparare alla rottura di questi equilibri. Per molti questa condizione può essere stata vissuta in maniera traumatica soprattutto se consideriamo le famiglie colpite dalla perdita del lavoro di un genitore o l’aumento di abusi e violenza sui bambini fra le mura domestiche. Non è solo la minaccia a cui il bambino viene esposto, ma anche e soprattutto l’ambiente in cui il bambino affronta e vive tale minaccia a determinare il rischio di patologie in età adulta. Fra le varie psicopatologie i bambini potrebbero sviluppare con maggiore probabilità disturbi d’ansia, depressione, disturbo ossessivo-compulsivo, fobie, psicosi, disturbi alimentari e disturbo da stress post traumatico. Questi disturbi sono strettamente connessi alla condizione che abbiamo vissuto nell’ultimo anno.


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